22.LA VERITÀ

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Non appena io ed Allison arrivammo ai piedi del malfamato palazzo, feci per uscire dalla sua auto quando lei mi fermò afferrandomi per un polso.
"Promettimi che starai attenta" annuii prima che lei continuasse a parlare.
"Ricorda che qualsiasi cosa potrebbe dirti è facile che sia una bugia. È sempre stato bravo a manipolare le persone, soprattutto se stanno soffrendo" disse le ultime parole con una strana luce negli occhi. Come se sapesse alla perfezione di cosa stava parlando.

"Tranquilla Ally, starò attenta" le rivolsi un sorriso falso. Dovevo sembrare sicura di me per rassicurarla, ma la verità era che ero terrorizzata. Poteva rivelarsi un incontro normale, ma non credo che per parlare avesse solo avuto bisogno della mia presenza, doveva dirmi qualcosa, qualcosa di grosso.

Entrammo nell'ascensore dell'abitazione circondate da un silenzio di tomba inquietante. Sussultai ad un gesto completamente inspettato di Allison. Mi afferrò la mano e poi mi rivolse uno sguardo preoccupato. Avrei tanto voluto dirle che sarebbe andato tutto bene ma non mi andava più di mentirle.

Le porte automatiche dello stretto ascensore si aprirono e ci ritrovammo davanti un lungo corridoio. Allison sembrava sapere esattamente dove andare. Intanto le mani iniziavano a sudarmi ma non osai allentare la presa che mi teneva attaccata ad Allison.
La mora si fermò davanti alla decima porta a destra. Stava per abbassare la maniglia quando ritirò in fretta la mano.

Si girò verso di me e come colta da un istinto represso, mi strinse tra le sue braccia. Non mi aspettavo un gesto del genere proprio in quel momento, ma ricambiai comunque l'abbraccio.
"Non smetterò mai di sentirmi in colpa per quello successo a tuo padre" mi disse all'orecchio con voce roca.
"Non è stata colpa tua" dissi sciogliendo l'abbraccio.

Lei annuì con poca convinzione. Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, poi finalmente senza indugiare aprì la fatidica porta.
Devo dire che Gerard me lo aspettavo diverso. Una figura anziana e consumata era seduta su una sedia a rotelle in mezzo ad un stanza completamente vuota. Teneva in mano un fazzoletto sporcato di uno strano liquido nero. Sapevo di cosa si trattava.

Era la sostanza che il corpo rigetta se rifiuta il morso. Scott e stiles mi avevano raccontato tutta la storia il giorno in cui scoprirono che io sono un lupo mannaro. Quel giorno sembrava così lontano...

Scott era appoggiato alla finestra e continuava a lanciare a Gerard occhiate di fuoco, ma non diceva niente.

"Jane Montgomery" il nonno di Allison parlò per la prima volta e ancora non capivo che cosa lo rendesse così pericoloso e temuto da tutti.
"Davvero graziosa. Proprio come sua madre" usò nuovamente il fazzoletto per pulirsi la bocca.

"Conosce mia madre?" Chiesi. Forse sarei dovuta apparire un po' più sicura ma non c'era spazio per queste paranoie inutili.

"Oh io so molte cose" si passò il fazzoletto, stavolta sotto il naso.
"Ma a questo ci arriveremo più tardi.
Rimarrai sorpresa" quelle parole non fecero altro che aumentare la mia ansia.

"Allora parla" disse Allison. La invidiavo per come riusciva ad apparire sicura, ogni volta, in ogni situazione.

Gerard sospirò È finalmente iniziò a raccontare.

"Sapete che una volta a Beacon Hills c'erano molti più branchi? Ennis, Kali, Deucalion e ti sorprenderà sapere che c'era anche tuo padre, John Montgomery. Ognuno con il proprio branco, prima che sterminassero tutti e formassero la loro piccola squadra di campioni. In effetti tutti sono finiti su quella strada, tutti tranne tuo padre."
Disse le ultime parole indicandomi.
Sapevo che quello era solo l'inizio ma tirai un sospiro di sollievo, sapere che mio padre non aveva sterminato il suo branco mi aveva rassicurata.

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