11. I wanna dance with somebody (who loves me)

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Oh, I wanna dance with somebody
I wanna feel the heat with somebody
Yeah, I wanna dance with somebody
With somebody who loves me


Sono un coglione. Taehyung era tutto quello che volevo e invece io gli avevo detto che non poteva essere innamorato di me. L'ombra che mi trascinavo dietro mi dava ragione: nessuno poteva amarmi. Ma il mio cuore piangeva e urlava che aveva bisogno di lui, di amare e di essere amato. E io come un'idiota, dopo avergli detto che non potevo piacergli - ma poi che diritto avevo di dirgli cosa provava? - mi ero messo a letto e avevo stretto la sua giacca tra le mani, poi ne avevo inspirato l'odore - lo stesso profumo di camomilla che avevo sentito addosso a Taehyung - e avevo iniziato a piangere. Piansi tanto, inumidendo il cuscino, ma non potevo permettere a un'altra persona di entrare nel mio cuore pieno di crepe, perché bastava sfiorarlo con un dito, che avrebbe potuto andare in mille pezzi.

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Il giorno dopo, a scuola, non volevo vederlo, ma mi convinsi a farlo perché dovevo restituirgli quella maledetta giacca.
Così, durante l'intervallo, io e Hobi andammo dai ragazzi e io fui costretto a chiedergli: «Sapete dov'è la classe di Taehyung?»

Uscì fuori che la sua classe era al secondo piano. Camminai per il corridoio con il cuore che batteva a tremila e tanti - troppi - occhi addosso. Sentii qualche ochetta bisbigliare - ma non così tanto -: «È quello del primo anno che sta sempre appiccicato a Taehyung-oppa. Fa la puttanella con lui, lo sfigato» e qualche ragazzo dire - senza nemmeno tentare di parlare a voce bassa -: «Il finocchio starà andando a cercare il suo amichetto frocio».
Sarei scoppiato a piangere in quell'istante, davanti a tutti e facendo una gran figura di merda, se non avessi sentito la mano Namjoon sulla schiena, quella di Hoseok che mi stringeva il polso e la voce di Jin che sbraitava: «Ma voi non avete un cazzo da fare?»

Non credevo che avere degli amici fosse così bello.

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Guardai un'ultima volta i miei amici, alle mie spalle, prima di fare capolino dalla porta e pronunciare un insicuro - ma comunque udibile - «C-c'è Taehyung?»
«Ragazzino?» Non si aspettava di vedermi - soprattutto nella sua classe -, immagino.
«La tua giacca» dissi solo, allungando il braccio in cui la tenevo verso di lui. Nel frattempo, i miei amici erano entrati e ora erano dietro di me a sostenermi, come sempre.
«O-oh, grazie» allora mi voltai e feci per andarmene, ma poi
«Jungkook?» mi fermai, ma continuai a dargli le spalle «Stasera io e i ragazzi siamo a casa mia. Beviamo, balliamo...insomma, una piccola festa. Vi...va di venire?»
Aprii la bocca, anche se non avevo ancora trovato una scusa convincente per dargli buca, ma Jin mi precedette.
«Ci saremo sicuramente!»

Porca puttana, hyung.

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Taehyung aveva detto che sarebbe stata una cosa tranquilla, ma io ero fermo a contemplare l'armadio da mezz'ora, incapace di scegliere una felpa e un paio di jeans.

Ogni volta che provavo qualcosa che mi piacesse, mi ritrovavo a chiedermi se anche a Taehyung sarebbe piaciuto. E poi mi convincevo che i pantaloni erano troppo lunghi, la felpa non era del colore giusto e le scarpe erano troppo vecchie e quindi mi cambiavo.

Poi ripensai a quella sera al lounge bar. Se aveva fatto...quello che aveva fatto voleva dire che gli piacevo, così. Allora optai per un outfit simile: jeans neri e converse dello stesso colore. Ma questa volta niente felpa e niente nero: indossavo una camicia bianca che giaceva nel mio armadio da secoli. Me l'aveva comprata mio padre per quelle che lui chiamava "occasioni speciali", occasioni che, però, non si erano mai presentate.

𝐁𝐨𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐩𝐨𝐧𝐞 •𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora