24. (I just) Died in your arms

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Oh I, I just died in your arms tonight
It must have been something you said
I just died in your arms tonight.


Gocce di miele si scioglievano nell'aria mite e piacevole di quel pomeriggio di aprile, cristallizzandosi in risate dai contorni un po' infantili, genuine e spensierate proprio come quelle dei bambini. Si poteva respirare placida tenerezza nei nostri sospiri innamorati, che ci sfioravano le labbra come facevamo noi stessi quando univamo i nostri respiri e le nostre bocche in baci che si sublimavano in un'arte vera e propria. Le dita scivolavano con lentezza non estenuante, ma delicata - con cura, ecco - sull'epidermide dell'altro, scatenando una tempesta di brividi, nonostante il sole fosse alto e raggiante e l'aria tiepida. Ci crogiolavamo nel nostro amore, beandoci del tepore che generavano i nostri corpi vicini e le nostre anime plasmate l'una nell'altra, sciolte e poi saldate assieme da qualcosa di invisibile, ma sorprendentemente forte. Sentivo i suoi occhi scivolare sul mio corpo, esaminandone ogni centimetro non con malizia, ma con il semplice orgoglio che si prova nel dire "quello è il mio ragazzo".

«Che c'è, Tae?» gli chiesi, carezzandogli i capelli: la sua testa era posata sul mio petto e la sua gamba sinistra mollemente poggiata sulle mie.

Sospirò.

«Kookie, tu...ci pensi mai al futuro?»

«Al mio futuro o...» mandai giù il magone che avevo in gola, timoroso di pronunciare il resto della frase «...al n-nostro?»

Le sue labbra emisero una piccola risata.

«Perché, il tuo futuro non è anche il mio?» mi chiese.

Nonostante stessimo insieme da sei mesi ormai, parole come quelle mi facevano ancora tremare le gambe come la prima volta che lo avevo visto, quel giorno in cui i miei occhi si erano convinti di aver incontrato l'idea platonica di bellezza, che si riassumeva in due parole: Kim Taehyung.

Il mio passato era suo: gliene avevo parlato e lui si era preso un pezzetto del mio dolore senza pensarci due volte. Il mio presente era suo: ogni giorno che vivevo lo vivevo per lui. E per quanto riguardava il mio futuro, volevo che anche quello diventasse suo.

«Sì, ci penso.» risposi alla fine.

«E a cosa pensi?»

«A te.»

Si alzò di scatto, voltandosi verso di me. Con la luce dorata del sole che illuminava la sua pelle e la tiepida brezza primaverile che gli sferzava i capelli era ancora più bello.

«Davvero?» mi chiese.

Sembrava incredulo, sbigottito. Credeva sul serio che non lo volessi nel mio futuro?

«Certo.»

«Come te lo immagini?» me lo chiese sorridendo mentre si metteva cavalcioni su di me, ora seduto sull'erba verde del parco.

«C-ci siamo noi...sul divano. Io ho la testa poggiata sul tuo petto e tu un braccio attorno alle mie spalle. Ridiamo guardando un programma stupido, uno di quei talk show pieni di idioti.» spiegai.

Lui ridacchiò.

«Dimmi cos'altro vuoi.» mi esortò.

«Voglio...» mi bloccai, improvvisamente spaventato dall'idea di rivelargli quanto volevo che fosse seria la nostra relazione. Fissai gli occhi sul prato sotto di me, grattando i fili d'erba con le dita.

«Ehi.» Taehyung portò due dita sotto al mio mento, costringendomi a guardarlo «Che hai?»

«Nulla, ho solo paura.»

𝐁𝐨𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐩𝐨𝐧𝐞 •𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora