2. Spending my time

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Spending my time
Watching the days go by
Feeling so small, I stare at the wall
Hoping that you think of me too
I'm spending my time.


Nell'ora successiva mi ritrovai a guardare fuori dalla finestra, ripensando a cosa era accaduto al cambio dell'ora. Avevo parlato a qualcuno che non fosse mio padre di mia spontanea volontà. L'imbarazzo e la timidezza erano sempre lì, mentre parlavo- "parlavo", beh, gli ho detto quattro parole in tutto - con lui, ma per un attimo - per un solo attimo - non mi sentii rifiutato. Per un solo attimo non sentii quell'ombra costante alle mie spalle che mi sussurrava che stavo sbagliando.

Avevo lo sguardo perso, fisso sul campo da basket, quando qualcosa catturò la mia attenzione. Questo "qualcosa" consisteva in un ragazzo con indosso un paio di pantaloncini decisamente troppo aderenti e una canotta che scopriva le braccia toniche. Sulla fronte, una fascia gli scostava i capelli dal viso, un viso reso ancora più bello da quel sorriso solo suo. Si stava preparando per giocare a basket. Guardai i primi minuti della partita: Kim Taehyung era bravo, infatti il primo ad arrivare al canestro fu lui. Saltò, alzando le braccia, intento a lanciare la palla per fare punto e questo suo movimento fece alzare la sua canotta, scoprendo gli addominali accennati. Mi ritrovai ad arrossire violentemente senza un perché. Confuso, decisi che era meglio riportare la mia attenzione sulla lezione. Fissai lo sguardo sul quaderno e ricominciai a prendere appunti.

///

Taehyung. Taehyung. Taehyung. Taehyung.

La mia mente elaborava il suo nome da ore. Suonava armoniosamente, era perfetto ed elegante come la persona a cui apparteneva. Cosa mi prendeva? Cosa mi aveva fatto quel ragazzo? Perché continuavo a pensare a lui? Perché è la prima volta che mi interesso a una persona, certo, magari saremo amici e... ma che dico? Uno come me amico di uno come lui? Devo essere impazzito.

I miei pensieri furono interrotti da una testa rossa davanti a me. Solo allora mi resi conto che era iniziato l'intervallo e che gli unici ad essere rimasti in classe eravamo io e... «Jung Hoseok» disse il ragazzo sorridente di fronte a me, porgendomi una mano. La strinsi e dissi di rimando «J-Jeon Jungkook»
«ho notato che non ti piace parlare, Jeon Jungkook»
abbassai lo sguardo come mio solito «Tranquillo, posso presentarti i miei amici, se vuoi. Ti va?»

Quel ragazzo era venuto a cercarmi, si era presentato cordialmente e mi stava invitando a conoscere i suoi amici. Forse avrei dovuto accettare- almeno per cortesia-, e poi, magari avrei potuto solo presentarmi senza doverli vedere mai più.

Annuii e lui mi regalò un altro dei suoi sorrisi solari. «Vieni» mi disse, avviandosi verso la porta. Io lo seguii senza pensarci troppo.

///

Camminammo per qualche corridoio finché non ci fermammo davanti a una classe.

«T-terzo anno?» chiesi, allarmato. I suoi amici erano all'ultimo anno? Ultimo anno voleva dire che erano intelligenti, maturi e fighi e io? Io ero una patata. Una patata rannicchiata in un'enorme felpa nera. Una patata che stava tremando.

«Sì. Credevi che io avessi la tua età? Sono stato rimandato un paio di volte...» disse, grattandosi la nuca e ridacchiando, imbarazzato.

«I-io non so se-»
«Oh, andiamo! Non fare il timido!» e si mise dietro di me, prendendomi per le spalle e spingendomi nella classe. Rabbrividii a quell'azione. Non mi piaceva il contatto fisico, soprattutto con gli sconosciuti. Per mia fortuna, Hoseok mi lasciò appena varcai la soglia dell'aula. Mi guardai intorno un po' spaesato finché non sentii un «Hobi!», mi voltai e vidi un ragazzo alto e con i capelli grigi. Aveva un viso buono e sorrideva, mostrando delle fossette adorabili. Accanto a lui, un altro ragazzo alto, con i capelli biondo platino e le labbra più belle che avessi mai visto.

«Nam! Jin! Lui è Jungkook, è nella mia classe»
Quei ragazzi, che dedussi si chiamassero Nam e Jin, erano davvero belli e uno dei due doveva esserne ben consapevole, perché, notando la mia faccia inebetita, mi disse: «Che c'è? Sei rimasto stregato dalla mia bellezza?»
«I-io-»
«Oh, lascialo perdere!» intervenne l'altro ragazzo «Io sono Namjoon, e Narciso, qui,» disse indicando il biondo accanto a lui «si chiama Seokjin»
«P-piacere, io s-sono Jungkook»

La ricreazione passò in fretta e io mi divertii con Hoseok e i suoi amici. Ero un po' in imbarazzo come sempre, ma non ero completamente a disagio. Fu un enorme passo avanti. Ma tornai comunque a casa con la consapevolezza che Hoseok non mi avrebbe più portato con sé e che Taehyung si sarebbe dimenticato di me.

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Il giorno dopo, varcai la soglia del cancello con le cuffie nelle orecchie e il cappuccio sulla testa, come sempre. Ero arrivato in anticipo, così mi appoggiai ad un muretto, in attesa che aprissero il portone per poter entrare. Mi guardai intorno. Ero circondato da ragazzi e ragazze miei coetanei - o poco più grandi - che in gruppi chiacchieravano, scherzavano, ridevano. Perché io non ci riuscivo? Perché non riuscivo a dire nemmeno il mio nome senza incepparmi come una vecchia macchina da scrivere?
Eppure non era sempre stato così: ero stato un bambino vivace, estroverso, che giocava con tutti, ero stato normale. Ma poi- avrò avuto dieci o undici anni- la persona che più avrebbe dovuto amarmi, smise di farlo, lasciandomi senza dire una parola. Mia madre andò via di casa. Andò via con un altro uomo. Non ci pensò due volte ad abbandonare me e mio padre. Lei era l'unica persona che avrebbe dovuto amarmi per sempre e invece non l'ha fatto. Io le volevo bene, bene davvero, era una mamma fantastica, ma lei se ne andò come se io non significassi nulla per lei. Da allora decisi che non dovevo più amare nessuno. Capii che è meglio stare da soli, che con qualcuno che potrebbe ferirti da un momento all'altro. Sapevo che non era assicurato che sarei rimasto ferito, ma sapevo ancora meglio che non avrei potuto sopportare di nuovo un dolore di quel tipo. Poi iniziarono le medie. Il bambino vivace ed estroverso si era trasformato in un ragazzino amorfo, incapace di relazionarsi con gli altri. Inizialmente, i miei compagni di classe avevano provato a parlarmi, a coinvolgermi; ma, gradualmente, smisero di farlo, e poi, cominciò. Non è vero che il bullismo rende più forti. Non è vero che il bullismo ti prepara ad affrontare la vita. Il bullismo ti distrugge, ti porta ad odiare te stesso. Così per tutti diventai Jungkook il disadattato, il reietto, quello strano. Ma la parte peggiore arrivò dopo. Arrivò quando cominciai a credergli. E così realizzai: se neppure mia madre non mi ama, come posso pretendere di essere amato da qualcun altro? Se nemmeno io mi piaccio, come potrei piacere a qualcun altro?

Mi risvegliò dai miei pensieri una visione divina: Kim Taehyung fece il suo ingresso nel cortile della scuola, circondato dai suoi amici, come sempre. Taehyung era uno che piaceva. Taehyung era uno che poteva essere amato. Taehyung era completamente diverso da me. Per questo trattenni il respiro, sotto shock, quando il suo sguardo incrociò il mio e lui mi sorrise.

Quindi si era ricordato di me?

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Suonò la campanella della ricreazione e io mi preparavo a mettermi le cuffiette e rimanere seduto al mio banco, aspettando che ricominciasse la lezione; ma non mi aspettavo che in certo ragazzo dai capelli rossi venisse da me e mi dicesse «Allora? Andiamo da Nam e Jin?»

Quindi ero piaciuto agli hyung?

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Quella mattina, non lo vidi oltrepassare il cancello; invece, me lo ritrovai davanti, con quel suo sorriso genuino, e non era solo. Alla sua destra, un ragazzo parecchio più basso di lui, con i capelli rosa confetto e un viso angelico, accennava un sorriso nella mia direzione; mentre alla sua sinistra, c'era un ragazzo mingherlino, dalla pelle lattea e i capelli neri- una specie di Biancaneve, solo un po' più maschio e un po' più coreano. Quei due ragazzi erano agli antipodi: sembravano l'angioletto e il diavoletto della coscienza, quelli che- seduti sulle tue spalle- ti dicono cosa dovresti fare.

«Ehi, ragazzino» mi stava parlando. Di nuovo. E stavolta senza che glielo imponesse un professore o il Consiglio d'Istituto.
«C-ciao» borbottai.
«Stavo pensando che dovresti iscriverti a qualche club. Ti farebbe comodo per i crediti, sai. Dammi il tuo numero, così, se trovo qualcosa per te, ti chiamo...in fondo sono il tuo tutor, no?»
Era uno sconosciuto. Non potevo dargli il mio numero. E poi se mi avesse chiamato davvero? Sarei riuscito a parlargli?
«Okay» dissi, senza pensare.
Lui mi rispose con un altro sorriso.

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Heya~
Ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia!
Ho deciso che farò uscire un capitolo al giorno, almeno per ora, ché ne ho già qualcuno pronto.
Bye🌸

𝐁𝐨𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐩𝐨𝐧𝐞 •𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora