Capitolo 12

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“Svegliati Viola o arriverai in ritardo!”

“Solo un’altro po’...”

“No, adesso!” Disse la voce tirandole di dosso il lenzuolo. “O ti lascio qua!”

Viola aprì gli occhi, scossa per il fatto di essere stata tratta in quel modo. Si ritrovò faccia a faccia con un Ryuuji molto arrabbiato che teneva ancora in mano il lenzuolo che le aveva tolto di dosso.

“Che diavolo ci fai tu qui?!” Chiese Viola confusa e arrabbiata allo stesso tempo.

“Che ci fai tu ancora a letto?” Rispose lui furioso. “Se non sei giù in dieci minuti scordati il passaggio a scuola!”

“Passaggio? Scuola?” Pensò Viola cercando di ignorare come Ryuuji sbatté la porta mentre se ne andava. “Non ci credo! È già lunedì?”

Ancora mezza addormentata, Viola si alzò dal letto. Non voleva ancora crederci dopo il litigio di ieri con suo padre ma sembrava che fosse proprio vero. Era vero che suo padre aveva chiesto a Ryuuji di accompagnarla a scuola visto che da oggi andavano alla stessa scuola.

“Perché non mi ci poteva portare Stuart?” Si lamentò Viola per l’ennesima volta.

Ma era stato tuto inutile. Suo padre non ne aveva voluto sentire. Aveva troppo da fare ultimamente e non sembrava avere tempo per ascoltare e dar retta alle richieste egoiste e stravaganti della figlia vizziata.

Senza sapere come era riuscita ad arrivarci, Viola usci dalla porta principale della villa, trovando Ryuuji che l’aspettava impaziente vicino alla sua macchina. Viola si fermò all’istante.

“E io dovrei salire su quella carracca?”

Ryuuji non le rispose ma accesse la macchina, premendo il pedale dell’acceleratore come per dire che se non si sbrigava la lasciava lì. Sospirando, Viola aprì lo sportello e si infilò nel sedile vicino a lui. La macchina non era poi tanto male, però non era certo lussuosa come quelle a cui era abituata Viola. “Oggi non è proprio giornata.” Pensò Viola mentre si dirissero verso la scuola.

*

“Dai entriamo!” Disse Camilla tirando Viola per la manica della loro nuova uniforme.

“Non mi sento tanto bene.” Disse Viola guardando con apprensione il cancello della scuola.

“Ma cosa dici? Non mi dirai che ti son venuti i piedi freddi all’ultimo istante?”

“Non è per quello...”

“Allora non hai motivo per avere ripensamenti.”

Così dicendo, entrò nella scuola tirando Viola dietro di sé. Era ancora mattina e Viola si sentiva già stanchissima. Quel maleducato di Ryuuji non si era nemmeno degnato di farla fare un giro della scuola, ma l’aveva lasciata di fronte al cancello per parcheggiare e non si era più fatto vivo. A malapena sapeva dove la portava Camilla mentre la trascinava dietro a se. Viola si sentì un po’ più sollevata quando scoprirono di esser state messe nella stessa classe. Perlomeno non si sarebbe ritrovata da sola in una classe piena di sconosciuti. Non sentì un gran che del discorso del preside o del rappresentante degli studenti che trovava semplicemente monotoni. Camilla, che le era seduta vicino non faceva caso al palco. Era più interessata ad avvistare dei bei ragazzi tra la folla degli studenti.

Una volta finiti i discorsi, si dovevano dirigere verso le loro rispettive classi. Tutta la folla si alzò come un tutt’uno e nella gran confusione  che seguì, Viola perse Camilla di vista. “Incominciamo bene!” Pensò Viola sarcasticamente. Non si ricordava nemmeno qual’era la sua classe, figuriamoci se riusciva a trovarla da sola. Aspettando alcuni minuti nella speranza di veder Camilla riaffiorare da qualche parte, perse presto la speranza. Sospirando, si dirisse nuovamente verso la bacheca dove c’erano le liste degli studenti e delle loro classi. Doveva almeno ricordarsi in quale classe era stata assegnata. Una volta raggiunta la bacheca, scoprì che la sua classe era la 1°- B. Si guardò attorno, però i corridoi erano deserti e non c’era niente che potesse indicare in quale direzione dovesse andare.

Doveva pure decidere da quale parte andare, quindi si diresse verso sinistra, sperando di trovare la classe prima che suonesse il campanello. Sovvrapensiero, girò l’angolo per sbattere contro qualcosa. Presa alla sprovvista, si fermò un attimo prima di realizzare che aera andata a sbattere contro il petto solido di un ragazzo. Era più alto di lei un bel po’ e doveva guardare in su per guardarlo in volto. Il suo sorriso gentile la ammutì. Si sentiva stupida nel fissarlo così ma non riusciva a formulare le parole per scusarsi. Aveva dei capelli biondo scuri che parzialmente oscuravano due occhi dorati come il grano.

“Posso aiutarti?” Chiese, lancandole un sorriso raggiante.

“Beh...ecco...io...” Incomincio a balbettare lei.

“Sei del primo anno? Vuoi che ti aiuti a trovare la tua classe?”

Lei annui in risposta.

“Qual’è la tua classe?”

“La 1°- B, credo.” Disse rivolgendo lo sguardo verso il pavimento.

“O mio dio!” Pensò sentendosi arrossire. “Perché non riesco a parlargli in modo decente? Chissa che cosa stara pensando di me! Penserà che sono una qualche tipo di frana che non sa neanche formulare una frase coerente! Come faccio adesso?...”

“Credi?” Disse con mezza risata che le fece fermare per un attimo il cuore. “Vuoi che ricontrolliamo alla bacheca?”

“N-No è la 1°- B.” Disse arrossendo ancora di più.

“D’accordo. Segiumi che ti ci porto.”

“Ah sì, grazie.” Disse seguendolo mentre si dirisse dall’altra parte.

Viola non riusci a fare a meno di guardarlo di schiena, domandandosi continuamente chi potesse mai essere. Era veramente da perderci la testa! Bello, alto, biondo con quell’aria sofisticata e confidente...ed era pure gentile! “Proprio l’opposto di Ryuuji.” Pensò mentre lo segui. “Aspetta un attimo! Perché mi viene in mente proprio adesso quello scorbutico?” Si risolse di togliersi Ryuuji dalla testa ed infatti, il ragazzo la distrasse rivolgendole nuovamente la parola.

“Eccoci qua.” Disse indicando la porta dietro alla quale si era fermato.

“Grazie mille.”

“Di niente.” Rispose lui.

“Posso sapere come ti chiami?” Le chiese.

“Viola. Mi chiamo Viola.”

“Viola.” Disse ripetendo il suo nome con un tono che la fece dimenticarsi di respirare.

“È un nome bellissimo!” Continuò prendendole la mano ed alzandola alle sue labbra per porgervi un bacio.

“Grazie.” Esalò lei, arrossendo mentre lo guardò negli occhi.

“È stato un vero piacere!” Disse lui voltandosi per andarsene mentre lei lo guardò allontanarsi.

Ritrovando la parola Viola disse:

“Non mi hai detto come ti chiami!”

“Lo scoprirai presto!” Disse lui, lanciandole uno dei suoi sorrisi prima di scomparire nuovamente dietro l’angolo.

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