Capitolo 17

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“No, non voglio parlargli!” Rispose la ragazza, girando il volto dall’altra parte.

“Non dica sciocchezze! Ecco!” Disse il maggiordomo, mettendole in mano la cornetta.

“Uffa!” Si lamentò prima di portare la cornetta all’orecchio. “Sì?”

“Viola! Tesoro! Come stai?”

“Malissimo.” Rispose Viola con tono annoiato.

“Come malissimo? Hai appena iniziato ad andare a scuola e già ti...”

“Perché non puo portarmi Stuart a scuola?” Lo interruppe Viola.

“Ancora con questa storia? Ma Viola! Perché non puoi capire che Stuart non ha tempo di trainarti su e giù ogni giorno da scuola. Ha tante altre cose da fare!”

“Allora assumi un autista per farlo.” Domandò lei.

“Non è forse quello che ho fatto?”

“Ryuuji non è un autista. È maleducato e la sua macchina fa schifo.”

“Viola devi smetterla con tutte queste storie! Non puoi continuare così. Nella vita non si può sempre fare tutto quello che si vuole! Se fosse così sarei io a portarti ogni giorno a scuola, ma lo sai che devo lavorare! Cerca di capire un po’!”

“Quando torni?” Disse dopo una pausa.

“Non ne sono sicuro, forse tra due settimane...”

“Ecco sei sempre il solito! Come fai a sapere che va tutto bene se non sei mai qui!?”

“Dai Viola, tesoro! Non fare così. Ti prometto che tornerò per le ferie di sicuro.”

“Fa un po’ come ti pare!” Rispose lei rimettendo giù la cornetta.

*

 Viola stava dall’altra parte del campo. Il compito assegnatole oggi era quello di recuperare le freccie dai bersagli quando gli arceri le avevano tirate tutte. Prendendo un bersaglio alla volta, lo svuotava ti tutte le freccie che ci erano state conficcate dentro e poi faceva il giro, raccogliendo quelle che erano cadute attorno. Aveva la strana sensazione di essere osservata, ma non c’era più nessuno. Gli arceri si erano tutti recati dentro per cambiarsi visto che era già tardi. Vedendo che aveva ancora tre bersagli da svuotare, Viola di diede una mossa. Non voleva ritardare troppo che quello scorbutico l’avrebbe lasciata a scuola se lo faceva aspettare troppo.

Arrivata all’ultimo bersaglio, incominciò a tirare fuori le freccie conficattevi dentro, però c’era una in particolare che non voleva staccarsi in nessun modo. Viola cercò di tirarla fuori in tutti i modi ma non ci riusciva proprio.

“Vuoi un aiutino?” Chiese la voce di Dario.

Viola si voltò all’improvviso, ritrovandoselo dietro. Lo guardò stupita per un attimo, pensando a che cosa ci facesse ancora lì.

“Sì grazie.” Disse, togliendosi di mezzo.

Dario prese la freccia, mise il piede contro il bersaglio, e la tirò fuori in un unico gesto.

“Come hai fatto a tirarla fuori così facilmente?!” Chiese Viola stupita. “Ci devo aver lottato per cinque minuti e non si è nemmeno mossa di un millimetro!”

“Ci sono abituato.” Disse lui dandole la freccia.

“Grazie.”

“Di niente. Dammene metà che ti aiuto.”

“Ma no! Mi hai già aiutata abbastanza!”

“Insisto!”

Viola dovette cedere, e Dario l’accompagnò dentro per rimettere al loro posto le freccie così che l’indomani li avrebbero trovati pronti per l’uso.

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