Capitolo 14

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Mi scuso per la lunga attesa. Sto lavorando a finire un'altro racconto e non volgio forzarmi a scrivere questo racconto quando non ho l'ispirazione che rovinerebbe il racconto a mio parere. Spero che vi piaccia questo capitolo anche se non e' molto lungo. La prossima volta aspettatevi nuovi ed interessanti sviluppi!

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Non appena uscirono dalla scuola, due rumorosi colpi di clacson li fecero fermare di colpo. Guardandosi attorno, Viola riconobbe la macchina di Ryuuji. Vedendola guardare da quella parte, Ryuuji si sporse dal finestrino aperto.

“Dove diavolo sei finita? Dai che non ho tutto il giorno per stare qui ad aspettarti!” Gridò dall’altra parte della strada.

Viola trasalì per il suo urlo e fece una smorfia verso Camilla che la salutò, andando verso la macchina che l’aspettava. Viola aveva mezza idea di chiedere un passaggio a Camilla, ma guardando nuovamente verso Ryuuji ci ripensò. Se lo piantasse in asso lì dopo che l’aveva aspettata gliel’avrebbe sicuramente fatta pagare, anche se proprio meritava di essere trattato così dopo quello che le aveva fatto quella mattina. Attraversò la strada, aprì lo sportello ed entrò senza nemmeno dirgli una parola. D’altronde, sembrava proprio quello l’unica cosa che funzionasse. Se non gli parlava non l’avrebbe irritata con le sue risposte scontrose e non si sarebbero messi a litigare. Era meglio ignorarlo...

Viola guardò fuori dalla finestra per tutto il viaggio e quando finalmente arrivarono alla villa, uscì dalla macchina senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, e richiudendo lo sportello con più forza del necessario si diresse alla villa senza rivolgergli una parola.

*

“Viola! Ma perché sei così in ritardo oggi?!” Chiese Camilla con tono scandalizzato.

                Nessuno le dava sicuramente torto ad usare quel tono. Quando Viola arrivò finalmente a scuola era già finita la prima lezione. L’espressione livida della ragazza non riuscì a dissuadere Camilla dallo chiederle il perché del suo ritardo, come invece fece con il resto della classe.

“Quel maledetto!” Disse continuando la frase con un rumore indecifrabile che però esprimeva frustrazione. “Non esistono parole per descriverlo adeguatamente!”

“Cosa è successo?” Chiese Camilla, preoccupata nel vedere l’amica così frustrata. Sembra pronta a scoppiare da un momento all’altro.

“Mi ha lasciata a casa.”

“Come ti ha lasciato a casa?”

“Ieri mi ha quasi tirato fuori dal letto prestissimo, allora stavolta mi sono chiusa a chiave dentro la stanza. Quando non è riuscito ad entrare, se ne è andato senza aspettarmi.”

“Ma non ti ci poteva portare in tempo Stuart?”

“No, perché non c’era e solo lui sa dove tiene le chiavi del garage.”

“E allora come sei arrivata?”

“Non ne voglio parlare!”

“Ma...”

“È tutta colpa di quel disgraziato.” Disse stringendo i pugni per la rabbia. “Me la pagherà cara!”

“Dai Viola, devi calmarti! Non puoi continuare ad arrabbiatri  così ogni volta. Non ti fa certo bene per la salute!”

“Non ci riesco! Basta, ne ho abbastanza!”

Il campanello indicando l’inizio della pausa pranzo suono proprio in quell’istante e i corridoi fuorono inondati dagli altri studenti. Camilla riuscì in qualche modo a trascinare Viola via dalla folla e si fermarono nell’angoletto appartato dietro alla mensa.

“Viola, non puoi continuare così!” Insistette Camilla. “Non ti riconosco più da quando ti sei fissata con quel ragazzo!”

“No mi sono fissata! Come puoi...lo odio!” Ribatté lei arrabbiandosi ancora di più.

“Lo so!” Disse Camilla accentando l’ultima parola. “Lo so che lo odi, ma se continui a pensarci finirai per diventarne matta. Ti sei ossessionata in una lotta unilaterale e sei solo tu che ti consumi col vendicarti contro quel ragazzo che non si degna nemmeno di chiamarti per nome!”

                Viola respirò profondamente e ci pensò sopra un attimo. “Forse Camilla ha ragione.” Pensò guardandosi i piedi, vicino ai quali c’era un cestino di pomodori lasciati lì per essere scartati. Stavano già marcendo poco a poco, ma non avevano perso il loro distintivo colore rosso. Sovvrapensiero, non aveva sentito i passi di qualcuno che si avvicinava.

“Guarda un po’, vedo che ce l’hai fatta comunque ad arrivare...” Disse la voce di Ryuuji.

                Viola non aveva bisogno di alzare lo sguardo dal cesto. Sentendo la sua voce, il rosso dei pomodori sembrava espandersi, tingendo tutto il resto del colore vivido. Prima che Viola potesse accorgersi di quello che stava facendo o Camilla tentare di fermare l’amica, Viola prese in mano il cestino di pomodori marci e glielo scagliò contro.

*

“Signorina Viola!” Gridò il preside della scuola battendo le mani con forza sulla scrivania lucidata di fronte a sé. “Non riesco ancora a credere che una signorina di buon sangue come lei si sia comportata in modo così barbarico!”

“Ma...”

“Non accetto scuse! Anzi, non esistono scuse per giustificare le sue azioni. Ed io non accetto che gli studenti della mia accademia si comportino in modo così disonorevole. Non la sospendo per rispetto di suo padre che è mio amico da tanto tempo. Comunque non posso lasciare tali azioni impunite. Da oggi, per punizione dovrà pulire la palestra per una settimana durante la pausa prima della attività extracurriculari.”

“Come..”

“Silenzio! Spero che le aiuterà a riflettere sulle sue azioni ignobili. La prossima settimana riesaminarò il suo caso. È tutto per ora, puo andare.”

*

“Devi pulire la palestra per una settimana? Da sola?”

“Così pare.” Disse Viola con voce tenua.

“Ma quella palestra è troppo grande per essere pulita da una persona da sola!” Protestò Camilla. “Non gliel’hai detto che è impossibile?”

“Non mi ha nemmeno lasciato dire una parola.”

“Ma così non è giusto!”

“È tutta colpa sua!” Disse Viola tentando di nascondere l’umidità che le cresceva negli occhi.

“Viola! Dai non piangere!” Disse Camilla abbracciando l’amica che non riuscì più a trattenere le lacrime. “Non devi piangere. Non possiamo farci niente e piangere non aiuterà di certo!”

“L-lo so ma...”

“Dai non fare così. Ti aiuterò io a pulire la palestra se voi, e poi ti darò anche un passaggio a casa.”

“No e meglio se lo faccio da sola. Se il preside lo scoprisse mi farebbe fare sicuramente qualcosa di peggio.”

“Ma il passaggio non lo rifuiti, vero?”

“No. Anzi, grazie d’essere una così buona amica.” Rispose Viola asciugandosi le lacrime dalle guancie.

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