{ capitolo secondo }

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Ante Rebić's point of view

Postumi. Non ti può capitare niente di peggio. Ovviamente avrei dovuto ascoltare quella prima voce che mi diceva di andare a dormire.

Non appena mi svegliai sentii quel tipico gusto in bocca. Ho vomitato l'anima e penso anche tutti gli organi.

"Non toccherò mai più l'alcol!", mi dissi

Dov'è la mia Lana con le pastiglie per il mal di testa? Mi tolsi tutti i vestiti ed entrai in doccia. Rabbrividii quando le prime gocce d'acqua caddero sulla mia pelle. Cercai di ricordarmi cos'è successo ieri notte, non so nemmeno come sono ritornato a casa. Tutto nelle mia mente era avvolto da una specie di nebbia.

Se non riesco a ricordarmelo, vorrà dire che non era nulla di importante.

Dopo la doccia, indossai dei vestiti puliti e mi recai in cucina. Buttiamoci nell'impresa "Prova a non incendiare la cucina facendo il caffè".

Misi la moka del caffè sul gas e poi avrei dovuto aspettare che il caffè salisse, non è vero? Mentre aspettavo, andai in terrazza per respirare un po' d'aria fresca.

Al posto dell'aria fresca, mi sorprese la tipica aria calda estiva. Ma la vista dal terrazzo era veramente suggestiva. Uno splendido prato di lavanda del quale non si riusciva a scorgere la fine. Comprerei volentieri quell'intero terreno e lì cibcostruirei la mia casa. Che bellezza!

La puzza del caffè ormai bruciato mi fece tornare alla realtà. Un applauso per Ante Rebić. Non sono nemmeno capace di preparare il caffè.
Andiamo, forse se ne può salvare un po'. Versai nella tazza un po' del caffè e poi ci misi un litro di latte. Aggiunsi anche due cucchiaini di zucchero. È il momento della degustazione. Assaggiai il caffè ed era decisamente il peggior caffè che io abbia mai bevuto in vita mia.
Se avessi aggiunto un po' di rakija come nella ricetta di Dejan, forse sarebbe venuto meglio.

Il resto del mattino e del pomeriggio li passai cercando il mio telefono, fino a che non mi ricordai che era finito nella siepe del vicino e avrei potuto benissimo scordarmene. Eh, andiamo di nuovo in centro.

Tonka Strinić's point of view

Bevvi l'ultimo sorso d'acqua rimasto nella bottiglia. Abito a Spalato da più della metà della mia vita e ancora non mi sono abituata al caldo estremo. Sarebbe meglio che iniziassi a raccogliere le mie cose per tornare a casa prima di ustionarmi.
Misi tutto dentro la borsa e iniziai a tornare a casa.

Nel tragitto verso casa ho incrociato molte persone, ed io speravo di incontrare il ragazzo dagli occhi azzurri. Chissà se è riuscito a liberarsi dai postumi.

Vidi una grande folla di fronte ad un negozio di cellulari, così mi fermai un attimo.
In mezzo a tutta quella folla trovai un volto familiare.
"Mari, cos'è successo?", le chiesi, a momenti sembrava che stesse per svenire al suolo.

"Ante Rebić è dentro quel negozio!", esclamò ad alta voce. Il mio cervello analizzò quel nome, Ante Rebić, calciatore. Ma in qualche modo non riuscivo a ricordarmi che aspetto avesse. Ovviamente perché sono stata l'unica stupida a non essere andata ad accogliere i giocatori a Spalato.
Purtroppo non avevo tempo per aspettare il famoso Ante Rebić. A casa mi aspettavano mamma e Boni.

Non appena entrai sentii il profumo del cibo fatto in casa. Alla radio stava passando una delle canzoni preferite di mamma del gruppo Daleka Obala.
Mamma arrivò dalla cucina con una pentola fra le mani. Quando mi vide venne ad abbracciarmi.
"Ciao Tonkice, oggi sei tornata presto!", disso contenta.
Questo era uno di quei rari giorni in cui era serena. Peccato che debba andare al lavoro, altrimenti passerei l'intera giornata con lei.

"Si, fuori è veramente un inferno e non c'era neanche tanta gente." dissi lavandomi le mani. Le asciugai e andai a sedermi a tavola.
"Ho notato, è un bene che tu sia arrivata quando ancora il sole non è così forte. Comunque, hai sentito la notizia?", mi domandò mettendo una zuppa calda nel piatto. "Quale notizia?", chiesi io incuriosita.
"Il vicino Blažević finalmente è riuscito ad affittare a qualcuno il suo enorme appartamento.", sorrisi.

Il vicino Blažević è un imprenditore di "molto successo" che ogni estate cerca di affittare a qualcuno il suo appartamento non lontano dal prato di lavanda. Già da cinque buoni anni nessuno è riuscito ad affittare l'alloggio a causa dell'assurdo costo a notte, ma sembra che ora abbia trovato qualche idiota disposto a pagare così tanto.

"Sarei curiosa di sapere quanti soldi abbia quel qualcuno per aver affittato l'appartamento.", aggiunsi assaggiando la zuppa con il cucchiaio. Notai Boni come ci guardava mentre stavamo mangiando.
"Ho sentito che è un calciatore.", la guardai sorpresa. È possibile che Ante Rebić abbia affittato quell'appartamento?

"Bene, adesso dovrei andare al lavoro, se vuoi hai della torta in frigo. Ci vediamo stasera e non dimenticare di chiuderti a chiave!", mi alzai dalla sedia in modo da abbracciarla. Davvero vorrei trascorrere ancora un po' di tempo con lei oggi.
"Ti auguro una buona giornata al lavoro, ti voglio bene!", esclamai mentre lei stava già uscendo di casa.
"Anche io!", rispose chiudendo la porta lasciano me e Boni da sole.

Dopo aver mangiato la zuppa, portai tutti i piatti in cucina per poterli poi lavare. Aprii il rubinetto della acqua calda ed iniziai a lavare i piatti. Quando finii di lavare mentre canticchiavo una delle canzoni del gruppo Daleka Obala, misi il guinzaglio a Boni per poi poter uscire a fare una passeggiata nel mio posto preferito.

Mi ci vollero meno di dieci minuti per arrivare al prato. Mi sedetti all'ombra ai piedi di un grande albero e sganciai il guinzaglio a Boni. Mi stesi sull'erba e Boni subito iniziò a saltarmi intorno leccandomi il viso. Accarezzai il suo morbido pelo bianco mentre i miei pensieri finivano verso una sola persona.

La persona alla quale oggi ho già pensato per dieci volte.

Occhi azzurri.

Anche se era ubriaco, aveva quel qualcosa in lui che mi ha affascinata. Avrà una vita interessante o così monotona come la mia? Cosa sta facendo al momento?

Dio, mi sento come un'adolescente.

Mi tirai leggermente su con le braccia per avere una vista migliore dell'appartamento del signor Blažević. Era davvero una bellissima casa con la facciata color pesca. Davanti c'era un grande giardino la quale alta siepe divideva il giardino della famiglia Horvat. Voci di corridoio dicono che Blažević conserva in quell'appartamento la su grande eredità, ma queste solo solamente storie che attirano l'attenzione degli ospiti.

Dopo essere stata distesa abbastanza, misi di nuovo il guinzaglio a Boni. Penso che per oggi abbiamo sognato abbastanza ad occhi aperti.
Mi alzai dal prato e tornai verso casa.

Prima di rientrare però, per curiosità camminai due volte su è giù per la via in cui si trovava l'appartamento.
Quando stavo per percorrere la strada per la terza volta, realizzai che oggi non avrei avuto altre informazioni.

Sbuffai, subito dopo sentii il rumore di una macchina dietro di me. Mi spostai verso il bordo della strada, ma l'auto si fermò esattamente davanti all'appartamento di Blažević.
Dalla macchina scese lui.

Ancora una volta notai subito quegli occhi. Degli splendidi occhi azzurri.

Ma il suo sguardo di ghiaccio mi riportò sulla terra.
È stato come aver visto una persona diversa da quella di stamattina.
"Scusa, ma non sono dell'umore per una foto, vuoi un autografo?", mi chiese con la sua voce profonda.
Lo guardai sorpresa. Di che foto parla? Autografo?

Alzò le sopracciglia aspettando una mia risposta.

Quando finalmente misi insieme tutti i pezzi e capii quanto stupida fossi.
"Non serve, grazie, scusa il disturbo.", velocemente dissi girandomi per tornare a casa.

Non è che potrebbe cadermi in testa, ora, subito, un mattone dal cielo?

Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora