{ capitolo tredicesimo }

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Velocemente si fece sera. Tonka era già visibilmente stanca, allora le mostrai la mia camera, dove avremmo dormito. Salimmo su per le scale al secondo piano, e dopo il piccolo corridoio arrivammo in camera mia.

Come al solito in camera c'era il grande letto sul quale c'erano solamente delle lenzuola bianche. A fianco al letto c'era invece un vecchio divano che usavo come letto quando i miei amici venivano a dormire da me.

In un angolo della camera si trovava la scrivania che era completamente vuota e nell'altro angolo c'era un grande armadio dentro il quale sicuramente c'erano le mie vecchie magliette. L'armadio si trovava in parte ad una grande porta finestra che conduceva ad una terrazza con una splendida vista su Vinjani. Quello era il mio posto preferito.

"Vado a prendere le valige in macchina e Kata ci porterà i cuscini.", dissi prima di uscire dalla stanza. Annuì con la testa e si sedette sul letto.

A passi veloci scesi giù per le scale e quasi mi scontrai con Mara. "Dove vai di fretta?", mi chiese ridendo.

"Vado a prendere le valige in macchina, puoi dire a Kata di portare un paio di cuscini e delle coperte in camera mia?", domandai aprendo la porta d'ingresso.

"Va bene. Dai, vai prima che la tua 'amica' fugga dalla finestra.", scherzò e io le feci la linguaccia. Uscii di casa e andai verso la macchina. Tirando fuori le valige, qualcosa iniziò a 'girare' intorno alle mie gambe.

"Gesù Cristo Snoopy, mi hai spaventato a morte!", esclamai quando vidi il nostro piccolo cane. Lo presi in braccio e subito iniziò a leccarmi il viso. Sinceramente non vedo l'ora che domani Tonka lo conosca.

Dopo un breve momento accarezzando Snoopy, tornai in casa con le valige. Salii per le scale ed entrai in camera che era.. vuota? Ma veramente è fuggita?

Quando vidi che la porta finestra era spalancata e lei era appoggiata alla ringhiera, mi si tolse un peso dallo stomaco. Lasciai le valige per terra ed andai da lei.

"Ti piace la vista?", chiesi appoggiandomi alla ringhiera accanto a lei. La guardai, aveva un sorriso sul viso.

"È bella.", disse guardandomi. Una ciocca dei suoi lunghi capelli le finì davanti al viso.

"Più bella di quella di Spalato?", le domandai mettendole quel ciuffo dietro l'orecchio. Fu più forte di me.

"Per me non c'è niente di più bello della mia Spalato.", sorrise.

Invece per me c'è qualcosa di più bello di Spalato e di Vinjani.

"Domani vado a risolvere la situazione con Lana.", dissi guardando nella direzione in cui si trovava quello stupido appartamento nel quale probabilmente ancora vive. "Impazzirò quando la vedrò."

"Andrà tutto bene.", disse piano.

Mi girai di nuovo verso di lei.

"Hai mai avuto un ragazzo?", le chiesi forse sbagliando, ma cosa posso farci se mi interessa.

"Ne ho avuto uno. A volte sapeva essere più egoista di te.", disse accigliandosi.

Non sapevo se essere offeso o cosa.

"Per quanto tempo siete stati insieme?", chiesi interessato.

"Per un lungo anno.", prese un respiro profondo e mi guardò. Aveva quello sguardo triste.

"L'hai amato tanto?", feci un'altra domanda non smettendo di guardarci negli occhi.

"Certo che l'ho amato, se non lo avessi amato, non avrei iniziato una relazione con lui. Ma vedi, lui esagerava con le parole, io no. Gli dava fastidio che io non gli dicessi così spesso 'ti amo'.", disse tutto d'un fiato. "Io sono quel tipo di persona che ti dirà quelle due parole solo nei momenti più speciali, non così a caso, per noia.", disse ed io assorbii ogni sua parola come una spugna.

"Scusate se vi interrompo, volevo solo dirvi che vi ho portato i cuscini.", entrambi ci girammo verso Kata nello stesso momento.

Non appena ci guardò, mi diede 'quello sguardo'. Oh sant'Antonio da Padova aiutami con questa pazza famiglia.

"Non interrompi nulla, grazie mille Kata!", no, non ha affatto interrotto l'opportunità di conoscere Tonka un po' meglio.

"Di niente, sogni d'oro!", disse e mi fece l'occhiolino prima di uscire dalla stanza. Le farò vedere domani mattina.

Tornammo in camera. Chiusi la porta del terrazzo e mi girai verso Tonka.

Prese il cuscino e andò verso il divano.

"Dormo io qui, tu sul letto.", dissi fermandola.

"Non ce n'è bisogno, dormi pure sul letto. In più è casa tua.", disse sbadigliando. Qualcuno stanotte dormirà come un bambino."Non sarebbe né la prima né l'ultima volta che dormirei su quel divano, poi vedo che sei molto stanca, quindi è meglio che tu dorma sul letto.", presi il cuscino dalle sue mani e lo misi sul letto.

"Ma.." "Niente ma.", la interruppi e mi tolsi la maglia.

In un nano secondo chiuse gli occhi.

"Ante potevi avvisarmi!", esclamò ancora con gli occhi chiusi, ed io risi. "Non è divertente!" "Per me lo è.", dissi avvicinandomi a lei. "E ora lo sarà anche per te.", iniziai a farle il solletico e lei iniziò subito a ridere mentre allo stesso tempo cercava di resistere.

Come iniziò a camminare all'indietro, cadde sul letto, ed io quasi su di lei. Mi chinai su di lei e continuai a farle il solletico. Lo soffre veramente tanto.

"Ante... smettila... non riesco a respirare... da quanto sto ridendo.", disse tra le risate.

"Ora ti fa ridere?", le domandai smettendo pian piano di farle il solletico. Aprì gli occhi e potei vedere di nuovo quei due diamanti azzurri.

"Credo di si.", rispose lei respirando.

Stemmo in silenzio mentre cercava di respirare normalmente. Il suo piccolo sorriso sul viso mi fece sorridere.

Poi come una calamita iniziai ad avvicinarmi alle sue labbra rosa. Vorrei sentirle, ora, subito. Sebbene la distanza tra di noi era di pochi centimetri, sembrava che ci separassero chilometri.

Quando ero così vicino da poter sentire il suo respiro sulle mie labbra, girò la testa dall'altra parte.

"Devo andare a cambiarmi.. uhm, sono stanca.", disse e io mi allontanai immediatamente da lei.

Sono uno stupido.

"Scusa, mi sono lasciato andare.", dissi sedendomi sul divano. Lei si alzò e si mise i capelli apposto.

"Tranquillo, capita.", disse prendendo il pigiama dalla valigia. "Vado in bagno a cambiarmi.", uscì dalla stanza.

Mi distesi sul divano e chiusi gli occhi. Che stupido che sono. Come mi salta in mente il fatto che lei, così buona, potesse baciare me, un egoista. Innervosito passai una mano tra i capelli, poi lei rientrò in camera, vestita con una camicia da notte azzurra. In mano aveva i suoi vestiti che mise dentro la valigia.

Prima di mettersi a letto, spense la luce.

"Buona notte Ante.", mormorò a bassa voce girandosi dall'altra parte così che potevo vedere solo la schiena e i lunghi capelli.

"Buona notte Tonka.", dissi piano ugualmente.

Qualcosa mi dice che non mi addormenterò così facilmente, domani sarà una giornata stressante.

Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora