{ capitolo ventisettesimo }

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Tonka Strinić's point of view

"Vado a fare il caffè.", dissi dirigendomi verso la cucina e Ante solo sospirò. Da quando si è svegliato è arrabbiato perché non riesce a trovare i documenti e ogni secondo maledice qualcosa.

"Che vadano al diavolo Francoforte e tutto il resto.", esclamò arrabbiato gettando la valigia a terra. Sarà la decima volta che li cerca. Meglio che lo lasci in pace.

Andai in cucina e cercai quello che serviva per fare il caffè. Ante arrivò in cucina dopo di me e subito iniziò anche qui ad imprecare, ovviamente.

"Ante, dai calmati.", dissi mentre mescolavo il caffè.

"Come faccio a calmarmi se non riesco a trovare la fottuta carta d'identità?", domandò innervosito sbattendo la porta della mensola quasi rompendola. Spensi il gas, mi asciugai le mani con il canovaccio e andai da lui.

"Calmati, la troverai e andrà tutto bene.", dissi prendendo il suo viso tra le mie mani.

All'improvviso il mio sguardo andò dai suoi occhi verso il pavimento dove c'era la sua carta d'identità. Girai attorno a lui e mi chinai per prenderla.

Mi rigirai verso di lui e ora aveva di nuovo quel suo bel sorriso in viso.

"Grazie.", disse lasciandomi un bacio sulla fronte e poi tornò a preparare la valigia.

Presi le tazze del caffè e le portai in salotto sul piccolo tavolino.

Un po' prima delle dieci e mezza finalmente terminò di preparare la valigia, ma era già ora della partenza. Prese la sua valigia ed entrambi uscimmo dall'appartamento. Con ogni secondo che passava mi si formava un nodo in gola sempre più grande.

Quando mise la valigia nel bagagliaio, venne da me per abbracciarmi e le mie lacrime iniziarono a scendere da sole.

"Hey.. non piangere.", disse piano nel momento in cui si staccò da me passando il pollice sulle mie guance bagnate.

"Verrò a Spalato ogni tanto, non ti libererai di me così facilmente.", riuscì a strapparmi un sorriso.

"Sei pazzo.", dissi ridendo e appoggiando le mie labbra alle sue. Dolcemente mi baciò tenendomi ancora abbracciata a lui.

"Stai attenta, okay?", disse spostando alcune ciocche di capelli dal mio viso. Annuii con il capo e risi leggermente. Mi mancherà troppo.

Dopo altri milioni di baci e abbracci era ora che partisse.

Si sedette in macchina e mi salutò prima di uscire dal cortile. Le lacrime continuavano a scendere per le mie guance, ma cercavo di tenere il sorriso sulle labbra per non rendergli il tutto più difficile.

'Passerà velocemente.' era la frase con la quale mi consolai.

Presto andai a casa nella speranza che nessuno fosse sveglio. Facendo piano aprii la porta ed entrai in casa in punta di piedi. Boni ovviamente venne subito da me ed io la presi in braccio.

"Tonkić dove sei andata così presto in pigiama?", sentii la lieve voce mattiniera di mamma dietro di me. MI girai verso di lei mentre stavo formulando una scusa da dirle.

"Mamma mi hai spaventata a morte.", dissi mettendomi una mano sul cuore. Davvero mi spaventa quando si mette così dietro di me. Rise brevemente e poi mi girò attorno e si sedette a tavola dove stava bevendo il suo caffè.

"Mate aveva bisogno di me un attimo e non mi sono cambiata.", risposi alla sua domanda.

"Tonkić c'è forse qualcosa tra te e Mate?", mi domandò prima che io andassi verso camera mia. A parte il mio odio verso di lui, niente.

Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora