{ capitolo quarto }

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Il cielo splendidamente blu stava diventando grigio e cupo. Stava per arrivare la pioggia e sarebbe stato meglio se fossi tornata a casa prima che iniziasse a piovere.

Misi tutte le cose nella borsa e a passo veloce andai verso casa. Se inizia a tuonare, mi seppellirò viva.

I tuoni per me sono la cosa peggiore al mondo. Non appena uscii dal centro città, iniziò a piovere a catinelle.

Perfetto, questa giornata non potrebbe essere migliore.

Iniziai a correre per arrivare più velocemente a casa, ma non era facile considerando la pesante borsa.

Ad un tratto dietro di me sentii che stava arrivando una macchina, mi spostai verso il bordo della strada.

La macchina iniziò a rallentare e si fermò esattamente in parte a me.

Il finestrino iniziò ad abbassarsi e al volante c'era niente meno che Ante Rebić.

Mondo, perché sei così crudele oggi?

"Splićanko, hai bisogno di un passaggio?", mi chiese, al che alzai gli occhi al cielo.

Veramente ne avevo abbastanza di lui.

Ignorai la domanda e continuai a camminare velocemente.

"Guarda che non mordo!", esclamò accellerando. Guidava al mio stesso passo.

"Non ho bisogno di un passaggio.", dissi non rivolgendogli uno sguardo nemmeno per un secondo.

"Sai che non smetterà di piovere così presto.", disse ancora non fermandosi.

Ma non può semplicemente continuare a guidare e lasciarmi in pace?

"Okay, credi che ogni ragazza pensi che sia carino se le chiedi di aver bisogno di un passaggio?", domandai visibilmente innervosita.

Voglio solo arrivare a casa al più presto.

"Anche tu pensi sia carino?", mi fermai all'istante e lo guardai.

E lui aveva un sorriso smagliante in viso.

Stupido.

Gli mostrai un sorriso aspro e accellerai di nuovo il passo.

Mi mancheranno ancora almeno dieci minuti per arrivare a casa, e se continuo a blaterare con lui, mi ci vorrà mezz'ora.

"Sei veramente incredibile.", disse ora lui innervosito alzando il finestrino.

Accellerò e in un attimo sparì dalla mia vista.

Grazie a Dio.

I calciatori sono delle strane creature.

Dopo altri dieci minuti di cammino, finalmente giunsi a casa. Boni iniziò subito a farmi le feste, e con lo sguardo cercai mamma.

"Sono arrivata!", esclamai andando verso la camera. Non sentii risposta, cosa che mi preoccupò. Lasciai la borsa a terra, dovevo controllare che fosse tutto apposto.

So che dovrebbe essere a casa oggi perché non lavora mai di venerdì.

Andai in camera sua per vedere se fosse lì.

Il cuore mi batteva forte mentre mi immaginai i peggiori scenari.

Arrivai davanti alla porta e la aprii leggermente, il che provocò uno scricchiolio.

Mamma era distesa sul letto circondata da migliaia di foto. Erano foto di me e Petar di quando eravamo piccoli.

Mi avvicinai al letto, dormiva profondamente, ma potei notare le macchie sul lenzuolo. Ha di nuovo pianto.

Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora