Tonka Strinić's point of view
Il sole stava iniziando pian piano a tramontare quando tornai a casa.
La compagnia di Ante ed i discorsi con lui mi calmarono abbastanza. Mi ha fatta piacere che non mi abbia voluto sapere per forza come mai fossi così.
"Ti sei calmata?", fu la prima cosa che papà disse quando entrai in casa.
Mamma venne subito da me e mi abbracciò.
"Ero preoccupata per te.", disse piano non lasciandomi andare. Dopo qualche minuto mi lasciò e senza dire una parola, andai in camera mia chiudendomi a chiave.
Non avevo veramente voglia di parlare con loro.
Spensi la luce ed aprii la finestra per fare entrare un po' d'aria. Con l'aria entrò anche un buonissimo odore di lavanda, qualcosa di fantastico.
Mi sedetti sulla sedia accanto alla finestra mettendo la testa fra le mano.
Chiusi gli occhi e ascoltai il suono dei grilli.
Mi rilassò, portandomi lentamente nel mondo dei sogni.
La mattina dopo mi alzai in orario.
Andai in bagno e mi cambiai.
Presi tutto il necessario, poi scesi piano per le scale. Per fortuna ero io l'unica sveglia così presto.
Uscii da casa e andai verso la famosa destinazione. Questa volta non incontrai Ante, probabilmente ieri l'ho stancato con tutte le mie lacrime.
Arrivai alla Riva e la prima persona che vidi fu papà. Era in piedi al bordo del molo e parlava di qualcosa con il vecchio Vinko che era sulla sua barca.
"Buongiorno Tonka, ho delle conchiglie per te!", esclamò non appena mi vide.
"Grazie mille!", lo ringraziai prendendo dalle sue mani la borsa con le conchiglie. Papà aveva uno sguardo malinconico in viso.
"Vinko, scusaci un secondo.", disse papà mettendo una mano sulla mia schiena.
Chissà cos'avrà di così intelligente da dirmi.
A passi lenti ci dirigemmo dall'altra parte della Riva.
"Non volevo disturbarti tanto ieri quando ti ho parlato del trasloco.", disse.
"Papà devi capire che io qui in Croazia ho tutta la mia vita, così come mamma. Tutti i ricordi che abbiamo di Petar sono qui.", mandai giù il nodo che mi si era formato in gola.
"Quello che penso è che forse sia meglio che mamma rimanga qui. Ed io? Io ho 24 anni e penso di avere il diritto di scegliere se rimanere in Croazia o trasferirmi a Milano.", dissi tutto quello avevo dentro da ieri. Respirò profondamente esprimendo insoddisfazione. La testardaggine è solo una delle cose che ho ereditato da lui.
"Sai bene che difficilmente troverai un lavoro in questo paese e sarebbe mille volte meglio che tu ti trasferisca ora che hai la perfetta occasione.", sapevo benissimo che il nostro discorso aveva uno sfondo politico. Stetti in silenzio.
"Dovrei iniziare a lavorare.", dissi rompendo il silenzio. Mi allontanai da lui e tornai al mio posto dove lasciai la borsa.
Sarà una lunga giornata.
"Piccola!", esclamai quando Boni si liberò dal guinzaglio e corse verso il cortile dell'appartamento di Blažević. Mi fermai davanti al giardino quando vidi Ante come si allenava con il pallone. Era senza maglia, solo con i pantaloncini corti. Sentii le mie guance diventare improvvisamente calde.
"Ma buongiorno!", mi salutò lasciando il pallone sul prato e calciandolo verso Boni che allegramente giocava con esso. Quella piccola creatura sa veramente portarmi nelle situazioni spiacevoli.
"Ciao Ante, scusa per Boni, impazzisce sempre quando vede un pallone.", dissi avvicinandomi a lui.
"Ma non importa, adoro i cani.", rise prendendo Boni in braccio.
È davvero carino così. Ancora una volta, quegli stupidi pensieri per la testa.
"Buono a sapersi. Al contrario le persone mi maledirebbero se Boni iniziasse saltare addosso loro.", dissi e ripresi Boni. Mi ricordai che aveva ancora la benda sulla mano.
"Non capisco le persone che non amano gli animali.", calciò il pallone verso la porta e Boni stava quasi per sfuggire di nuovo.
"Vedo che non hai pace, dove stai andando?", mi chiese prendendo la sua maglia bianca in mano.
"In un posto a me molto caro.", dissi pensando al prato di lavanda.
"Ti spiace se ti chiedo che posto è?", chiese avvicinandosi a me. Nemmeno per un secondo staccai gli occhi dai suoi.
I suoi occhi hanno veramente una sfumatura speciale del colore azzurro. Non mi sorprende il perché milioni di ragazzine adolescenti siamo innamorate di lui, ma dubito che piacerebbe loro se lo conoscessero meglio. Non dico che Ante sia cattivo, solo un grande egoista.
"Non ancora, ma forse un giorno te lo mostrerò.", risposi, poi continuai per la mia strada. Sentii come rideva.
Misi di nuovo il guinzaglio a Boni e lentamente andammo verso il prato.
Quando arrivammo, le slacciai il guinzaglio e mi sedetti sull'erba.
Dalla borsa tirai fuori il quaderno in cui "disegnavo" qualsiasi cosa. Dai disegni di gioielli ai ritratti di passanti casuali. Non ho un talento particolare nel disegno, ma ugualmente è un hobby.
Girai la pagina dove c'era già disegnato un ritratto.
"Interessante questo posto.", il mio cuore si fermò improvvisamente quando sentii la voce profonda di Ante dietro di me.
Chiusi velocemente il quaderno e mi girai verso di lui. "Perché mi hai seguita?", chiesi sentendo un po' di rabbia in me.
Forse mi sto preoccupando troppo.
Si sedette accanto a me sull'erba e Boni ovviamente si accucciò sulle sue gambe.
"Sono una persona molto curiosa, mi annoiavo a casa da solo ed è molto interessante averti come compagnia.", disse accarezzando un po' la pancia di Boni.
Già so che a malapena li potrò separare.
"Ogni scusa è una buona scusa.", risi, poi mi unii a lui nel giocare con Boni.
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Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)
Fanfic«Disse solo "non siamo fatti l'uno per l'altra". E sapeva che si stava sbagliando. Sapeva che era una bugia. Entrambi lo sapevano. Non voleva che entrambi soffrissero. E forse proprio per questo hanno sofferto.» ~ traduzione della storia di @pjacazi...