{ capitolo ventiquattresimo }

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"Mi piaci Tonka... e tanto.", disse Ante passando il suo pollice sulla mia guancia. Entrambi respiravamo a malapena per il bacio che avevamo giusto interrotto, ma entrambi avevamo anche un sincero e vero sorriso sulle labbra.

"E tu a me, Ante Rebić.", dissi guardando dritto nei suo occhi azzurri. Il mio cuore batteva ancora fortissimo e dubito che si fermi presto.

"Quindi questo significa che adesso siamo più che amici?", domandò in modo seducente ed io in cambio come risposta gli diedi un altro bacio. Lui rise tra i baci e fece ridere anche me.

"Mi piace la risposta.", disse e poi mi attirò a se per abbracciarmi.

"Siamo arrivati!", esclamò il capitano dalla cabina ed io sussultai. Alzai la testa dalle braccia di Ante e lo guardai con uno sguardo triste. Tutto ciò che è bello dura poco.

Mi alzai dalle sue gambe e presi il mio vestito che si trovava per terra. Era ora di ritornargli la maglietta. Non ero a mio agio mentre mi toglievo la maglia di fronte a lui, nonostante oggi mi abbia già vista in intimo, ma non ero cosciente del fatto che mi stesse guardando così come lo sono ora.

"Non è carino fissare.", dissi togliendomi velocemente la sua maglia. Rise lievemente e poi si alzò da terra e si mise in piedi di fronte a me, impedendomi di mettermi il mio vestito il più velocemente possibile.

"Cosa posso farci se sei così bella.", disse mi baciò dolcemente un'altra volta.

Non arriveremo mai a casa se continuiamo così.

"Avanti, dobbiamo andare.", dissi dopo il bacio, poi mi misi il vestito.

Lui rise e poi scendemmo sul ponte inferiore. Ringraziammo il capitano dello yacht e tornammo verso casa.

Per tutto il tragitto stemmo in silenzio. Lui teneva la mia mano nella sua, mentre il mio sorriso da ebete non voleva sparire dal mio viso. Penso che non mi sia resa ancora conto di quello che è successo stasera.

"Buonanotte Ante.", dissi quando ci fermammo davanti al suo appartamento. Lui mi guardò in maniera strana come se gli avessi detto qualcosa in un'altra lingua.

"Non rimani con me?", domandò arricciando le labbra.

"Non oggi signorino.", gli dissi, dopodiché lasciai un piccolo bacio a lato delle sue labbra e mi avviai verso casa.

In questo momento preferirei saltare ed urlare dalla felicità, ma non voglio svegliare tutto il vicinato.

Arrivai a casa e facendo piano afferrai la maniglia per entrare dentro. Ma la porta era chiusa a chiave perché probabilmente papà avrà pensato che sarei tornata la mattina, ed io non ho preso le mie chiavi. Benissimo.

Presi il telefono e guardai che ore fossero – mezzanotte e mezza. Se lo svegliassi ora per aprirmi la porta, sarà nervoso per tutto il giorno.

Sbuffai e mi sedetti di fronte alla porta, cosa faccio? Digitai il numero di Ante e lo chiamai, spero che sia ancora sveglio.

"Hai dimenticato qualcosa?", mi chiese Ante non appena rispose. Grazie a Dio non dorme ancora.

"Le chiavi di casa e adesso non posso entrare.", dissi il più piano possibile, appoggiando la testa alla porta. Una cosa del genere può succedere solo a me.

"Beh.. la mia proposta è ancora valida, signorina.", disse con un tono di voce malizioso ed io risi. È l'unica soluzione che mi rimane.

"Sono lì tra due minuti.", dissi, chiusi la telefonata e mi alzai dagli scalini.

Velocemente arrivai davanti al suo appartamento. Bussai e Ante urlò dicendo che era aperto.

Entrai in casa, che era totalmente nel buio, l'unica luce arrivava dalla cucina. Andai in cucina dove c'era Ante che indossava solamente i boxer. Era seduto sul tavolo della cucina e scriveva qualcosa al telefono.

Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora