{ capitolo ventiseiesimo }

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"Dai Tonka, era solo un goccio di rakija!", mi disse Ante per la centesima volta cercando di camminare al mio ritmo mentre andavo verso la Riva. Non sono così arrabbiata con lui, ma è interessante ascoltarlo e vedere come si scusa.

"Una goccia di rakija che avrebbe potuto ubriacarmi e poi avermi fatto blaterare ai miei genitori che sono stata con te tutta la notte.", dissi guardandolo brevemente e lui alzò gli occhi al cielo.

"Beh vedi, questo non è successo, perciò puoi tranquillamente perdonarmi.", disse agitando le mani. A malapena mi trattenni dal non scoppiare a ridere.

"No, no e no.", canticchiai e lui sbuffò.

Un attimo dopo mi prese per i fianchi e mi spinse contro il muro.

"Perché so che invece lo farai.", aggiunse guardandomi negli occhi e poi unì le nostre labbra. Rabbrividii al suo contatto.

Lui lo notò e lentamente con i suoi baci scese al mio collo.

"Hey, rallenta, qualcuno potrebbe vederci.", dissi ridendo e anche lui rise.

"Dolcezza, sono le cinque del mattino e in questo momento nessuno può scoprirci.", rispose e poi mise le mani sul mio fondoschiena e mi sollevò facendomi capire che avrei dovuto mettere le gambe attorno ai suoi fianchi se non avessi voluto cadere.

"Ante, lasciami. Sono seria.", dissi facendo finta di esserlo sebbene fossi consapevole che non lo sembravo vista la mia espressione divertita.

"Ti lascerò quando mi dirai che mi perdoni e che mi ami.", rise allegramente guardandomi con i suoi occhi azzurri.

"Avete forse qualche altro desiderio signore?", gli domandai ironicamente sbattendo un paio di volte le ciglia. "Ti perdono, ma per l'altra cosa devo impegnarti ancora un po'.", dissi e lo baciai un'altra volta. Lui poi mi lasciò e sentii di nuovo il suolo sotto i miei piedi.

Dopo esserci baciati mi prese per mano con un grande sorriso sulle labbra e continuammo a camminare verso la Riva.

È bello quando siamo insieme e stiamo in silenzio.

Quando arrivammo alla Riva, presi il 'mio' posto e lui si sedette sulla panchina di fronte a me. Proprio come quel giorno in cui per la prima volta ci siamo parlati.

"Domani mattina torno di nuovo a Francoforte.", disse incrociando le braccia. Si accigliò leggermente e mi sentii come se qualcuno mi avesse pugnalato al cuore.

"Per quanti giorni?", chiesi a malapena mentre posizionavo le conchiglie.

Se dicessi che non mi dispiace che vada via, mentirei.

"Non sono sicuro, ora inizia la stagione e significa che avrò una partita ogni sei/sette giorni, ma cercherò di venire a Spalato il più possibile.", dissi con un tono serio e la mia dissi con un tono serio e il mio stato d'animo peggiorò ad ogni sua parola.

"Ne vale la pena venire a Spalato di tanto in tanto?", domandai guardando brevemente.

Ogni volo non costa così poco. Ante si alzò dalla panchina e si accovacciò di fronte a me.

"Vale la pena quando so che qui mi aspetta la più bella Splićanka.", disse alzandomi il mento e poi mi baciò dolcemente.

"Mi vizierai con tutti questi complimenti.", dissi appoggiando la mia fronte alla sua e lui sorrise. "Mi mancherai."

"E tu a me Tonka.", disse intrecciando le sue dita con le mie.

Se qualcuno ora ci vedesse e ci sentisse penserebbe che siamo troppo drammatici.

Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora