{ capitolo ventunesimo }

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Ante Rebić's point of view

Al mattino per miracolo di Dio mi svegliai nel mio letto. Grazie a Dio non mi ricordo come sia finita la nostra bellissima serata di ieri.

Ovviamente i postumi della sbornia mi tormentarono dalle prime ore del mattino, ma per fortuna oggi non ho allenamento.

Mi alzai dal letto e subito andai a farmi una doccia. Quando finii, mi misi l'accappatoio e tornai in camera.

Dovrei controllare dove ho lasciato il mio telefono.

Girai per mezza casa e alla fine lo trovai in bagno. Non mi innervosirò di prima mattina. Presi in mano il telefono e lo accesi per vedere se qualcuno mi avesse cercato.

"Chiamata persa da Tonka."

"1 messaggio in segreteria da Tonka."

Ecco cosa succede quando dimentico il telefono. Premetti sul messaggio in segreteria per sentire cosa mi volesse dire.

"Hey Ante, sono Tonka..", si sentii la sua voce dall'altra parte della linea. Mi sedetti sul letto, non suona bene. "Volevo solo dirti che mi manchi, tanto. Rispondi non appena torni.", non va affatto bene.

Senza pensarci a lungo la chiamai. Battei nervosamente il piede sul pavimento mentre tutti gli scenari possibili mi passavano per la testa.

Dai Tonka, rispondi..

"Segreteria telefonica di..", bene, ma benissimo. Chiamai altre tre volte, ma niente.

Bloccai il telefono e lo gettai sul letto. Morirò se non scopro cos'è successo.

Ad un tratto il telefono si illuminò di nuovo. In un nano secondo lo presi, ma sullo schermo non c'era il nome che avrei voluto leggere.

"Amore aprici la porta.", disse Filip, e dietro di lui si sentirono le risatine di quelle altre due scimmie.

"Cosa diavolo ci fate qui?", chiesi mentre mi vestii in velocità.

"Siamo venuti a farti un po' di compagnia.", come se ieri sera non mi avessero maltrattato abbastanza. Chiusi la chiamata e andai ad aprire loro la porta.

"Voi siete attaccati a me come un cordone ombelicale.", dissi mentre entravano in casa con un grande sacchetto di patatine. Senza dire nulla andarono in salotto e si stesero sul grande divano. Io mi sedetti sulla poltrona di fronte a loro sebbene in quel momento avrei preferito andare in aeroporto e comprare un biglietto per Spalato.

"Bene, che ti prende per Dio?", domandò Luka dopo un lungo silenzio.

"Niente.", risposi velocemente e brevemente. Non capirebbero.

"Non scherzare, avanti parla.", disse sempre Luka ed io sbuffai respirai a fondo.

"Ho conosciuto una ragazza a Spalato.", dissi prendendomi la testa fra le mani. La loro risposta fu un lungo 'uuuh'.

"Mi tradisci.", disse Filip girando la testa ed io sbuffai nervosamente.

"Comunque, come si chiama?"

"Tonka.", risposi. Il cuore mi batteva a mille all'ora. Mi manca solo che mi venga un infarto prima di sapere cosa le sia successo.

"Non si chiamava così anche la tua gatta?", mi domandò Mijat e loro risero. A me non fa ridere e quando lo notarono, si zittirono.

"È successo qualcosa di grave?", chiese Luka appoggiando la mano sulla mia spalla.

"Ieri ho dimenticato il fottuto telefono a casa, e lei aveva bisogno di me. Ha lasciato un messaggio in segreteria e non sembrava andasse bene nemmeno un po'. Ho provato a chiamarla, ma non risponde.", parlai mentre guardai il pavimento.

Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora