Ettore e Sissi dormivano sui comodi giacigli di foglie. Il freschino li accarezzava delicatamente e loro si crogiolavano, ignari del pericolo e della sorte funesta dell'amico, ormai lontano. Le loro piccole orecchie non percepivano i richiami disperati di Wild. I loro occhi, avvolti dal sonno, non vedevano la realtà, troppo concentrati nei sogni.
L'aria frizzante entrò nella grotta e con un fruscio attirò l'attenzione di Ettore, che, svegliatosi, rizzò le orecchie. Subito un venticello leggero gli colpì il muso, portando con sè il profumo del bosco.
Pensando fosse arrivata la mattina, stirò pigramente una zampa e scosse il pelo coperto di polvere. Aveva capito però che stava accadendo qualcosa. Glielo diceva l'istinto.
Leccò il muso della compagna e la svegliò dicendo: "Sissi, andiamo a vedere come sta Wild? Sai, lui ha fatto la guardia tutta la notte. Magari vuole riposarsi un po'".
La cagnetta rispose con uno sbadiglio e si rimise a dormire. Ettore, guardando malamente l'amica dormiente, si diresse all'entrata della grotta a controllare il coraggioso compagno.
"Ma come si può essere tanto pigri?" si domandò irritato, continuando a scoccare occhiatacce alla cucciola dolcemente accoccolata nel suo giaciglio.
"Wild, come va? Hai bisogno di aiuto?" cominciò Ettore con occhi ben aperti, una volta giunto all'entrata. Gli rispose, in un debole sussurro, la voce fioca dell'eco.
"Wild?" chiese il beagle alzando il tono della voce. Fece qualche passo in avanti, all'erta. Il suo sguardo si fece largo tra le profonde tenebre, alla ricerca del corpo bianco e nero del dalmata. Ma non vide nulla, se non l'oscurità. La grotta deserta, tutto silenzio. Wild non c'era più. Nel posto dove si era appostato ora c'erano solo qualche pelo e qualche impronta. L'aria era ancora appestata da un odore acre.
Ettore rizzò ogni pelo che aveva. Cominciò a chiamare il compagno. Nei suoi occhi verdi come smeraldi si riconosceva la disperazione. Nei peli neri della schiena la paura. E nel suo ululato una forza di volontà che lo spingeva a continuare quell'oscuro richiamo.
Non udendo risposta, abbassò lo sguardo, rassegnato. Guardò a terra, poco più avanti, e vide, risaltanti tra l'erba rada e ingrigita, orme grandi e scure. Ettore ne aveva viste di simili in un libro di Emma che parlava di grandi rettili che avevano dominato la Terra milioni di anni fa.
"Oh, no. Non può essere vero..." mormorò tremando, mentre la consapevolezza si faceva largo dentro il suo cuore: Wild era stato rapito. Dopo aver lanciato un forte mugolio, corse a svegliare l'amica.
~•~•~
"Potrebbe essere solo andato a fare i suoi bisogni" disse Sissi strofinandosi gli occhi e leccandosi una zampa. Il beagle rimase sconcertato di fronte al suo tono così leggero e disinteressato. Uno dei suoi amici era appena scomparso, e quella era la prima ipotesi che le veniva in mente?
"No! Non è andato a fare i suoi bisogni! È proprio sparito!" replicò Ettore cercando di convincerla dell'accaduto. Vedendo che non gli credeva, la prese per una zampa e cominciò a camminare, aumentando la velocità a ogni passo.
"Cosa c'è Ettore? Mi fai male così!" uggiolò Sissi con la zampa dolorante. Ettore la guardò e poi riprese a correre mollandole la gambetta.
Dopo una breve corsa, giunsero all'uscita.~•~•~
La fioca luce della luna illuminava i volti dei cuccioli, l'oscurità della notte impediva loro di vedere i dintorni. Ettore indicò a Sissi le enormi impronte.
"Oh no! Sono le orme dei mostri! Sono stati qui!" disse Sissi preoccupata, annusando quelle fosse profonde e nere. Guardò lontano, verso l'orizzonte, con lo sguardo che si perdeva nell'infinito. Cercò di individuare una luce, una piccola stella, ma le nuvole coprivano il cielo.
"Temo che siano stati loro a rapire Wild" intervenne Ettore.
"Amico mio, se fosse così per lui non ci sarebbe più speranza. Era il suo destino. Come altri cani dei venti, è stato rapito. Sconfitto. Storm e Scarlett presto lo uccideranno. Si è sacrificato per noi. E noi dobbiamo vendicarlo! Continuiamo la missione noi due" dichiarò Sissi triste per la perdita dell'amico. Le macchie nere del timido dalmata brillavano nei suoi occhi celesti. Aveva il naso in su e le lacrime le rigavano il muso.
Ettore, vedendo la bella cagnetta piangente, andò a consolarla dicendo: "Sono sicuro che, se lavoreremo insieme, riusciremo a salvare Wild. Ce la faremo! Stai tranquilla!".
Sissi lo guardò con la testa piegata di lato e gli occhi dolci. Questo discorso l'aveva rasserenata. Capì infatti che Ettore aveva ragione. Poteva star tranquilla con quel cucciolo della sua età, quel beagle terrestre che poco conosceva del suo mondo. Pensando a ciò, abbracciò Ettore che le si stava strusciando contro.
Preso un bel respiro e facendosi un po' di coraggio, si alzarono in volo come notturni pipistrelli. Come questi per orientarsi usano il radar, loro si fidavano della luce della luna, sfrecciando verso di essa veloci come stelle cadenti.
La Foresta Ombrosa si allontanava pian piano, insieme ai rochi versi degli orsi affamati e agli ululati dei feroci lupi.
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Ettore nel Regno dei Venti
Fantasy"Noi non abbiamo padroni. Siamo liberi. Nessuno ci può comandare. L'avventura è l'unica guida. Non puoi tirarti indietro. Tu sei il prescelto!". Ettore rimase a bocca aperta. Avrebbe voluto parlare nuovamente, ma il tono di Sissi non ammetteva repli...