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Yoongi Pov.

I raggi del sole che entrano dal vetro della finestra mi accecano. Cazzo.

Porto le mani alla testa. Un dolore lancinante spreme il mio cervello. Provo a sollevarmi dal letto ma appena lo faccio sento il cibo risalirmi dallo stomaco, quindi corro a prendere il piccolo cestino dietro la porta e rigetto tutto lì dentro.

Non penso di essere mai stato così tanto male.

Sono letteralmente a pezzi e non capisco il perché.

Non voglio credere che dopo anni io non riesca più a reggere una serata come quella dell'altro giorno. Vaffanculo.

So di aver esagerato ma mi sento quasi estraneo al mio corpo, e questo non è normale perché non sono abituato a questo orribile senso di malessere. I movimenti sono sconnessi e le gambe non reggono facilmente il mio peso.

Mi appoggio al muro. Cosa ho fatto di male per sentirmi così tanto uno schifo?

Ho gli arti indolenziti e i muscoli tesi. Non posso andare ad allenarmi neanche volendo.

Scuoto velocemente le spalle per risvegliare il mio fisico ancora addormentato; forse fumare mi farà sentire meglio.

Accendo una sigaretta mentre mi affaccio al balcone in pietra bianca. L'aria questa mattina è fredda nonostante ci sia il sole che, leggermente coperto dalle nuvole, illumina debolmente l'enorme giardino davanti a me.

Il fastidioso cinguettio degli uccelli nascosti tra i rami degli alberi è sempre lo stesso da anni, la stessa melodia ogni giorno, un'altalena infinita di cose che si ripetono in continuazione. Mi chiedo che voglia abbiano di darsi da fare la mattina così presto.

Il mio respiro è grigio come il fumo che esce dai camini delle case in lontananza.

Chissà cosa starà facendo mia sorella..

Mi capita raramente di pensare a lei ma da quando ha ricevuto quell'inaspettata espulsione non faccio altro che chiedermi cosa ha in mente di fare nella sua vita.

Ricordo chiaramente quando le fu data la notizia che avrebbe potuto frequentare anche lei l'istituto: era estate, avevo appena finito il mio primo anno qui dentro e lei avrebbe dato qualsiasi cosa per fare come me.

Inizialmente credevo che il suo fosse un inutile capriccio da diciassettenne ancora innocente e senza esperienza. Non avevo mai visto del vero talento in lei, ero io l'artista della famiglia e quel semplice e povero titolo non me l'avrebbe potuto strappare nessuno. Sono bastati pochi mesi prima che io mi accorgessi di quanto in realtà fosse veramente portata per la recitazione.

Non avevo la minima idea che coltivasse una passione come questa, pensavo che il suo unico intento fosse quello di seguirmi per non restare sola in casa con i nostri genitori, e quindi trovare anche un modo per passare del tempo con me, tempo che ormai da più di un anno le avevo sottratto a causa dell'accademia, degli studi e degli allenamenti derivanti da questa.

Ci volevamo davvero tanto bene io e mia sorella ora che ci penso. Noi siamo cresciuti insieme. L'ho cresciuta io, nonostante io non avessi la ben che minima idea di cosa cazzo stessi facendo. Eravamo solo dei ragazzini, ma cosa dico? Dei bambini, nati nel nulla, nella povertà, con un piede nella nostra baracca e l'altro sulla strada. Genitori con lavori ridicoli, una casa con solo un letto, una vita di sacrifici e pianti.

"Farò grandi cose." le dicevo.

"Sarò il rapper più famoso di tutto il mondo, mi conosceranno anche dall'altra parte dell'oceano." le facevo credere.

I suoi occhi da bambina sorridevano sotto il suo cappellino rosa che indossava sempre per proteggersi dal sole.

"So che ce la faremo." rispondeva.

Butterfly 2 || M.Y.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora