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07 Marzo.

Jimin Pov.

Non ci posso credere. Sono fuori di testa. Cos'ha al posto del cervello Yoongi? Ha lasciato che Rose venisse qui? L'ha fatto veramente. E poi, chi era quel ragazzo che era insieme a lei? Le stava incollato ed era pronto a difenderla in qualsiasi momento.

Era un uomo alto e moro, vicino ai trent'anni, elegante ed impettito. Non vorrei che lei abbia provato a sostituire Jin in qualche modo.. o, ancora peggio, che abbia provato a sostituire me con qualcun altro.

Impossibile. Lei è venuta qui a cercarmi perché ha bisogno di suo fratello, e lo stesso vale per me.. ma è proprio perché ho bisogno di lei il motivo per cui adesso devo starle lontano. Non ha la minima idea di quanto ha rischiato venendo qui e parlandomi. Ma come poteva immaginarselo? Non è colpa sua, non è colpa dei suoi occhi tristi e del suo cuore infranto. La colpa è di Yoongi che, come già sapevo, è incapace di svolgere il suo compito. Una sola cosa deve fare, ed è quella di tenerla d'occhio sempre, non quando gli fa comodo. Dov'era lui mentre lei veniva qui a cercarmi? Devo risolvere questa faccenda il più presto possibile.

Entro nella stanza di Sota e resto paralizzato una volta che capisco cosa ho davanti. Avrei dovuto bussare, mi sarei risparmiato questo lieve imbarazzo.

È in piedi, il viso è in penombra però la luce sbatte contro il suo petto scoperto. I suoi pettorali si contraggono a causa dello spavento che gli ho fatto prendere aprendo la porta all'improvviso. I suoi occhi si spalancano ed il suo corpo si blocca. La spalla sinistra è del tutto ricoperta da un tatuaggio nero: scritte, rose, teschi. È raro vedere qualcuno con segni così vistosi sulla propria pelle ma, adesso che lo posso osservare bene, mi rendo conto che su di lui hanno un certo fascino. Ho sentito dire che tatuaggi come i suoi fanno parte di un'antica tradizione comune a queste bande criminali e per questo motivo sono spesso malvisti dalle persone; non riesco a smettere di guardarlo.

"Scusami.." riesco a dirgli per poi uscire in fretta e richiudendo la sua porta alle mie spalle. Le mie guance calde mi fanno capire di essere arrossito. Che strano. Non mi era mai capitato di provare certe sensazioni davanti ad un ragazzo. Forse è lui che non mi fa più ragionare.

Sento il rumore del mio cuore forte e chiaro, lo spavento che ho preso e la sua immagine mi hanno fatto questo.

Aspetto immobile davanti alla sua porta.

Cosa starà pensando adesso?

Non abbiamo ancora mai raggiunto questo genere di intimità nonostante tutto il tempo che abbiamo fatto trascorrere.

Finalmente riappare.

Mi guarda più sereno di prima adesso che ha indossato una camicia bianca ed una cravatta, non perfettamente annodata.

Entro nella sua camera senza dire nulla.

Molte volte il suo atteggiamento mi fa sentire come se fossi uno dei suoi schiavi ma, allo stesso tempo, mi rendo conto quanto il suo modo di parlarmi è di gran lunga più confidenziale rispetto agli altri, c'è quel non so che in più dentro di lui quando si tratta di me. Spesso mi dice che io sono sotto la sua protezione e che non devo fidarmi di nessuno all'infuori di lui. Se solo sapesse tutto quello che gli sto nascondendo, non mi tratterebbe più così.

"Jimin.. mi ha chiamato mio padre poco fa. Mi ha ordinato di concludere qualcosa il più presto possibile o, in caso contrario, mi costringerà a tornare in Giappone." adoro il suo accento marcato, anche se qualche parola potrebbe far arricciare il naso per l'errata pronuncia, il suo tono la fa risuonare perfettamente.

"Dobbiamo dimostrargli che abbiamo trovato il modo per incastrare Seokjin." continua a parlare.

Si ferma un attimo e mi sorride, questa volta però non c'è nulla di violento nel suo viso, è tenero in un certo senso.

Butterfly 2 || M.Y.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora