Charles_Xavier_5

924 44 4
                                    

La pelle sintetica del sedile del jet è liscia sotto i polpastrelli. La stringi lievemente, come per aggrapparti a quei ricordi sbiaditi di quando eravate bambine, quando giocavate alla lotta sul tappeto di casa che allora sembrava una soffice isola colorata nel parquet scricchiolante del soggiorno. Quando la vostra più grande preoccupazione era riuscire a convincere mamma a lasciarvi mangiare il gelato dopo cena. Senti il cervello annebbiato e la testa pesante, così chiudi gli occhi e sospiri nella speranza di liberarti anche solo per pochi secondi di quel peso alla bocca dello stomaco che ti mozza il fiato.

Nessuno ha il coraggio né la voglia di aprire bocca. Una densa cortina di silenzio è calata sul gruppo, attraversata soltanto dal rumore sommesso dei propulsori che quasi paiono scusarsi di essere percettibili all'orecchio. Senti la stretta inesorabile nelle viscere allentarsi un po' e capisci, o speri di capire, che stai scivolando in un sonno leggero, una mano vellutata che ti sfiora le palpebre e rilassa il diaframma. Sei leggera, fluttui sul sedile. E sei serena.

Ti svegli al tocco leggero di Charles sulla tua spalla. Sbatti gli occhi e biascichi una domanda ancora in dormiveglia.

- Siamo arrivati? -

Ororo, in piedi poco distante, annuisce e si porta l'indice alle labbra.

Siamo schermati dai radar. Non sanno che siamo qui.

La voce di Charles è delicata, modulata per non suonare brusca nella tua mente offuscata dal sonno.

Ti trascini fuori dal jet con la squadra. Affondi i piedi nella sabbia dorata della spiaggia mentre la brezza tropicale ti sfiora le guance e ti riscuote un po', il sole ti scalda le spalle e la nuca. Fa molto caldo e ti senti appiccicosa, così ti passi due dita tra il colletto e la gola maledicendo silenziosamente il genio di disegnatore che ha ideato quelle tute.

Ancora i tuoi compagni rimangono muti, ma l'aria è tutt'altro che silenziosa. Il venticello caldo scuote lievemente le fronde degli alberi tra le quali cantano degli uccelli bizzarri e variopinti; lo sciabordio delle onde sulla battigia si aggrega al concerto di suoni pacifici che stride con la missione che dovete compiere.

- Dividiamoci, sarà più facile controllare l'isola. Scott e Ororo, voi andate a Nord, verso quell'altopiano. Hank e Logan a Sud. Siamo venuti da Ovest, quindi io e (y/n) ci dirigeremo a Est, nella foresta. Se vi trovate in pericolo correte verso il jet: cercate di evitare gli scontri. Combattete solo se necessario. -

Charles vi fissa negli occhi uno ad uno determinato mentre vi dà le istruzioni: segretamente speri di non incontrare tua sorella perché hai paura di quello che dovrai fare quando sarà il momento. Cerchi di schiacciare quel pensiero in un angolo della mente incamminandoti nella foresta.

L'umidità è appena sopportabile, una cappa di nuvole pesanti ha coperto il cielo e così la sensazione di soffocamento aumenta. Avanzate silenziosi affondando fino alle caviglie nel fango e nel substrato che ricopre il terreno composto da foglie e elementi organici in decomposizione, facendovi strada tra la fitta cortina di alberi.

Persa nei tuoi pensieri, cammini ancora senza accorgerti che il suono della sedia a rotelle che fruscia tra il substrato è cessato.
Volti la testa di scatto e Charles non c'è, è sparito. Cominci a girare su te stessa gridando in preda al panico.

- Charles! - lo chiami.

Nessuna risposta.

Ti siedi sui talloni cercando di ragionare razionalmente, le tue mani stanno diventando calde e percepisci l'elettricità accumularsi sotto pelle.
Stai perdendo il controllo.

- (Y/N)! - ti chiama una voce.

Alzi lo sguardo e continui a non venire niente, ma poi senti una presa ferma stringerti la spalla. Troppo ferma.
Rispondi con la voce che trema.

- Ciao, Grace. -

Marvel: Immagina&One-ShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora