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Ora ricordo tutto.
Mi ricordo quando lui ha provato ad aprirmi il suo cuore ma io ho fatto finta di nulla. Forse per paura di perderlo, o per paura che il nostro rapporto potesse in qualche modo svanire.
La nostra amicizia è qualcosa che non sono disposta a perdere. Ne ora ne mai.
E anche se io gli rivelassi i miei sentimenti, che succederebbe se dopo qualche tempo lui si annoiasse di me? O se si innamorasse di un altra?
Io non potrei sopportarlo, e a qual punto la nostra amicizia sarebbe... inesistente. Poiché io non vorrei più vederlo e lui mi troverebbe semplicemente noiosa e mi frequenterebbe solamente per pietà, o per abitudine. E allora io finirei come le altre ragazze con cui è stato finora. Prive di dignità e abbandonate, sole.
So che loro sono consenzienti con Austin, in ogni momento, ma resta il fatto che ogni una di loro si illuda di poter avere qualcosa di più da lui. Non voglio essere come loro. Non sono come loro.
Magari lui crede di amarmi, ma in realtà questo sentimento è solamente quello di una forte amicizia, che negli anni di sta amplificando, diventando attrazione fisica. Perché cavolo, anche io sono fottutamente attratta da lui. Ma amare ed essere attratti sono cose ben differenti.

Non lo so, magari sto sparando una serie di cazzate, ma tutti questi pensieri mi spaventano. Così, faccio l'unica cosa che mi riesce alla grande. Scappo.
Scappo via dai miei sentimenti, scappo via da lui, da tutto ciò di cui mi importa per davvero.
"Devo andare da Logan" mento mentre mi alzo dal letto in fretta e furia, senza scontrarmi con i suoi occhi ne badando al mal di testa lancinante o al fatto che io non abbia alcun mezzo con cui andare in giro.
So che ha sgranato gli occhi, poiché è quello che fa prima di stringere i pugni. E io vedo le sue nicchi diventare bianche da quanto sta spremendo le lenzuola in essi.
Mi fa male il petto. Mi dispiace così tanto.
Ma non posso.
Non possiamo rovinare tutto così. Ci incasineremmo in qualcosa più grande di noi, che non siamo in grado di gestire. Che io non sono in grado di gestire.

È vero:  ho paura, sono una codarda, e così scappo via, lontano da lui, sbattendomi la porta alle spalle e commettendo la cazzata più colossale che io potessi mai fare in vita mia.
Lo so che lui ora è a pezzi, l'ho lasciato lì in camera sua che aveva gli occhi lucidi e rossi. Ma devo salvare la nostra amicizia.

Corro per un tempo indeterminato: metri, forse kilometri, fino a quando mi fermo per riprendere fiato, metto le mani sulle ginocchia e cerco di respirare normalmente. Ma la verità è che quello che vorrei fare in questo momento sarebbe affogarmi. Perché è questo che merito, per il dolore che gli ho provocato.
Cammino e non so dopo quanto tempo, mi trovo davanti a casa di Logan.
Citofono e lui mi apre dopo pochi minuti, a petto nudo, con solamente un pantaloncino della tuta addosso. Ha i capelli bagnati, probabilmente era in doccia. Appena mi apre lo abbraccio e lui ricambia.
"Credevo mi odiassi..." sussurra "Mi dispiace così tanto Jess, per quello che ti ho detto l'altra..." lo interrompo baciandolo. Devo distrarmi al più presto. Lui rimane interdetto, ma ricambia il bacio e io lo intensifico. Per quanto io ci stia provando: Non provo niente. Il nulla più totale.
Mi stacco da lui solo per chiedergli se ha da darmi qualcosa di fatte da bere. Mi guarda stranito e mi offre una birra, sono sicuro che abbia la Vodka e non capisco perché non me l'abbia offerta. Insomma, gli ho chiesto qualcosa di forte e la birra è da femminucce. "Si può sapere che ti è successo per affogare i tuoi dispiaceri nell'alcol di primo pomeriggio?" Incrocia le braccia al petto e mi osserva mentre trangugio la terza lattina.
"Veramente... non ho molta voglia di parlarne" dico con voce seducente mentre poggio la lattina di birra sul tavolino di fianco al divano su cui si è seduto e mi avvicino a lui lentamente. Mi metto a cavalcioni sulle sue gambe e sussurro "ho bisogno di distrarmi".
"Ma... sei sicura sia una buona idea?" esclama Logan, frenando la mia furia. Si può sapere che gli prende? Da quando in qua ha bisogno di avere un motivo per spogliare una ragazza?
Mi guardo intorno, ricordandomi di non essere in casa mia e che probabilmente potrebbe esserci qualcun altro in casa oltre a noi due. Lui mi legge nella mente "Tranquilla, in casa non c'è nessuno. Ma ..."
Inizio a baciarlo con trasporto e mi tolgo la maglietta, so che sto facendo una gran cavolata ma non ho voglia di pensare in questo momento. Ho bisogno di staccare da tutto. Si cerca di staccare da me ma io gli poso la sua mano alla pelle delicata della mia pancia, dove solo un ragazzo mi aveva toccata, fino a quel momento.
"Ma che cavolo, Jess?" Esclama staccandosi da me "non ti riconosco più".
Non ho il tempo di formulare una frase che abbia un senso logico, perché nulla in tutto questo ha senso. Io sono un'idiota. E vorrei urlargli 'neanche io mi riconosco più, non so che cavolo sto facendo!'
Ma questo non c'entra, poiché ora il mio telefono continua a squillare e sullo schermo appare il volto di mia madre.
Rispondo e sento la sua voce rotta provenire dall'altro capo del telefono.
"M-mamma..." ho un brutto presentimento "che succede?"
"Amore" singhiozza "V-vieni subito a casa per favore, so che sei da Austin, ma porta lui con te, sono qui con suo padre, è importante" e riaggancia.
Guardo Logan in faccia, ha un'espressione mista tra l'imbarazzato e il preoccupato. Imbarazzato? Ma si può sapere che gli prende oggi eh? Da quando si imbarazza se una ragazza si spoglia davanti a lui?
Mi scende una lacrima sulla guancia, poiché realizzo solo ora quello che facendo e che stavo per fare. E mi sento come se qualcun altro in questo periodo si fosse impossessato del mio corpo e della mia mente. Non mi riconosco più. E tutto questo per la mia dannata insicurezza, perché non so ammettere a me stessa ciò che provo.
"Mi devi dare un passaggio" affermo, prendendo la maglietta che poco fa mi aveva levato e me la rimetto.
So che non mi sto comportando bene neanche con Logan, non è giusto nei suoi confronti usarlo in questo modo e mi scuserò con lui più tardi, ma ora devo capire cosa diavolo è successo di così scandaloso da far piangere mia madre, e coinvolgere anche il mio migliore amico e la sua famiglia.
"D'accordo. Dove andiamo?" Dice Logan
"A casa di Austin. Subito, per favore"
Annuisce e io sono grata del fatto che non mi abbia fatto domande durante il tragitto. Lo saluto e gli lascio un bacio sulla guancia, è il minimo che potessi fare, poi mi fiondo dentro casa del mio migliore amico.
"Austin" lo chiamo, ma nessuno risponde.
Entro in camera sua e lo trovo seduto sul letto con le mani fra i capelli. Agli gli occhi, sono rossi e lucidi, alcune lacrime gli rigano il volto. Dio, mi sento una merda. A quella scena, una lacrima scende solitaria. Non si muove e torna a guardare il pavimento.
"Dobbiamo andare Austin, per favore, i nostri genitori hanno bisogno di noi"
Non mi rivolge nemmeno uno sguardo, sale in macchina e, dopo avermi aspettata, parte e tutto gas verso casa mia.
Mi scende qualche lacrima. È colpa mia, tutto questo. Sono una stronza.
Entriamo in casa e troviamo i miei genitori e suo padre seduti sul divano mentre piangono. Aspetta... Piangono? Tutti?
Ma che cavolo è successo qui?!
"Ciao figliuolo" dice Albert, il padre di Austin "è successa una cosa" gli mette una mano sulla spalla.
Austin lo guarda "Dov'è la mamma?"
Nessuno risponde, i singhiozzi di mia madre sono sonori, solo dopo qualche secondo Albert pronuncia "Mi dispiace, tua madre ha avuto un incidente a lavoro... non ce l'ha fatta"
Oh no. Sento che il mondo mi sta crollando addosso in questo preciso istante.
"Che c-cosa?" Urla lui in preda al panico, si mette la mano fra i capelli e li strattona forte. Io lo abbraccio da dietro mentre piango disperatamente. Non so come aiutarlo. Mi sento ancora più uno schifo.
Mi sento persa. Non oso immaginare cosa stia provando lui in questo momento. Toglie la mano del padre dalla sua spalle e so allontana da me bruscamente, ci guarda tutti, uno ad uno mentre lo fissiamo inermi. Distrutti.
"State scherzando, vero? È tutto un complotto quello di oggi" guarda me "Ditemi che è tutto un maledetto scherzo!" Urla mentre alcune lacrime gli rigano le guance.
Sento un singhiozzo forte e solo dopo qualche secondo mi accorgo che sono stata proprio io ad ammetterlo.
Mi sento vuota. Inutile. Assolutamente impreparata a tutto quello che è appena accaduto fra le quattro mura della mia casa.
Vedo Austin uscire e lasciare casa mia sbattendo la porta alle spalle, senza guardarsi indietro.
Sapevo che non sarebbe più stato lo stesso dopo oggi.

Ho letto da qualche parte che non esiste peggior dolore di quello che si prova per la morte dei propri cari. Credo che esista un dolore peggiore, però: quello che si prova per non essere riusciti a dirgli addio.
Quando la morte ti strappa all'improvviso una persona cara, non puoi dirle quanta influenza abbia avuto su di te. Quanto le vuoi bene e quanto ti mancherà.
Quando non hai la possibilità di dire addio, non hai la possibilità di dire grazie. Tutti meritano un grazie e un addio.

Il mio Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora