5 Felicity: notte malinconica

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Ho lavorato duramente, come al solito del resto, per non destare sospetti, anche se ho notato che Aris continuava a mandarmi sguardi strani per comunicarmi che oggi avrei dovuto spiegare il nostro piano con estrema precisione.
Come se erroneamente non lo sapessi.
In ogni caso dopo una dura giornata con Rachel mi dirigo alle docce e intanto ripasso l' intero piano per la millesima volta.
Per i miei capelli corti non dovrei impiegare molto tempo a lavarmi, ma la mia ossessione per i germi e i batteri non mi permette assolutamente di toccare le pareti della doccia a di non sciacquarmi le mani dopo aver toccato il rubinetto, quindi ho tutto il tempo per ragionare in pace.
Mi cambio infretta e con i capelli ancora umidi, vado verso la gattabuia.
Le mani mi sudano per l' ansia e una strana sensazione mi invade tutto il corpo, come a comunicarmi che sto commettendo un errore e che non devo aiutarla, ma non l' ascolto.
So che devo farlo, se non lo facessi non solo continuerei a non interessare ad Aris, ma mi odierebbe pure!
Mi concentro sul suono dei miei piedi che si stanno strusciando per terra verso la cella.
Appena arrivo sussuro un lieve ed imbarazzato -ehm scusa?-
Ester alza lo sguardo che si posa sui miei occhi.
Probabilmente non ha sentito il mio richiamo.
Mi scruta da capo a piedi con aria superiore di chi vuol far capire che non ha paura di niente, e con il tono di voce più alto che abbia mai sentito mi risponde bruscamente: -Tu! Il motivo per cui io sono in cella! Cosa vuoi ora da me? Uccidermi? Beh, sarebbe l'ideale!"
Shockata faccio qualche passo indietro e mi scosto i capelli dalla faccia.
Anche se forse sarebbe meglio rimanere coperta in questo momento.
-ero venuta per spiegarti il piano...-
Provo a dire con tutta la sicurezza che mi è rimasta, ma l' unica cosa che esce è un sussurro.
Abbasso lo sguardo.
Forse dovrei lavare le mie converse.
La rossa allora si rende conto di avermi intimorito abbastanza e cerca di sdrammatizzare commentando con un - ehi non mordo mica!- ma senza riuscire nel suo intento perché istintivamente emetto una strana risata palesemente nervosa.
Probabilmente lei si accorge di avermi spaventata quindi con un tono esageratamente più dolce mi chiede del piano.
Sicuramente non vede l' ora di uscire, io preferirei morire piuttosto che rimanere sola e abbandonata in una gabbia claustrofobica!
Mi concentro sul piano e spiego tutto quanto nei minimi dettagli ad Ester.
So che questo piano potrà essere la rovina mia e di Aris, ma già da tempo avevamo deciso che ne valeva la pena.
Morire mi era sembrata la soluzione migliore e non la più drastica: la mia vita era ricominciata da zero una settimana fa, dai miei sogni so che la mia vita precedente era un incubo ed adesso mi ritrovo chiusa tra quattro mura, colpita da una profonda solitudine e depressione a cercare una cura per ricordarmi di un inferno passato.
Si è proprio la soluzione migliore, se non fosse per Aris, se dovessi morire non potrei più perdermi in quei freschi occhi color ghiaccio e non potrei passare intere serate a parlare ed a dimenticare tutto quanto.
Quando mi alzo e faccio per tornare al casolare, Ester mi afferra la caviglia con una presa decisamente più ferrea della mia, emetto un sussulto per lo spavento.
Che sensibile che sono
Lei allenta la presa, deve aver capito, e mi parla per un ultima volta -Senti...volevo ringraziarti. Grazie per...beh, interessarti di me- io sentendomi in colpa preciso subito che non deve ringraziare me, ma soprattutto Aris.
In fondo l'idea di liberarla è stata sua.
La ragazza allora si corregge con un soave -Allora ringrazia Aris anche per me- ed io decido di chiudere il discorso con un lieve e malinconico -lo farò-.
Me ne vado più in fretta che posso, non passo un attimo di più con quella ragazza, le sue parole, la sua determinazione e la sua voce incantatrice sono riuscite a conquistare la fiducia di Aris in pochissimo tempo; ed io, io che sono l' esatto contrario?
Dopo tutto questo si dimenticherà di me?
Cosa sono io per lui in questo momento? Piano piano si allontanerà?
Questi pensieri cominciano lentamente a deprimermi fino a che non mi ritrovo a lacrimare sopra a tutto il lavoro che ho fatto per trovare una cura.
Non piango, sarebbe troppo rumoroso, no lacrimo, lacrimoni mi escono dalle orbite ad una quantità impressionante, sono neri come quelli del sogno.
Finché la disperazione non mi porta a distruggere tutti i miei progetti.
Crash!
Vetri rotti sono sparsi dappertutto.
Strap, strap!
Tutti i miei appunti sono persi.
Ora si che sto piangendo.

Le Raduraie: Un nuovo InizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora