7 capitolo: "Ho bisogno di te" Ester

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Pov's Ester
Pur essendo l'alba, i raggi del sole mi picchiano la schiena , infondendomi calore e tranquillità e senza pensare mi scappa un sospiro.
Sono passati due mesi da quando sono stata liberata dalla gattabuia; ogni volta che ci passo vicino, la osservo per un po' di tempo, ricordandomi i giorni di inferno che ho passato. L'intendente dei velocisti , Evangeline, una ragazza asiatica dal sorriso contagioso, mi ha proposto di diventare una velocista; dice che ho una buona falcata e che sono sia forte che agile. Rimasi allibita alla notizia, tanto che lei si mise a ridere per la mia faccia. Sinceramente, non ho mai pensato che fosse un mio punto di forza, la velocità. Non ci ho mai dato molta importanza.
Mi ha spiegato che il velocista deve tutte le mattine avventurarsi tra le mura del labirinto, e tornare puntuale prima che si chiudano le porte. Il loro compito è quello di trovare una possibile via di uscita, un indizio, qualcosa.
Ha anche precisato che è un lavoro estremamente pericoloso, il più pericoloso di tutta la Radura.
Inutile dire che non abbia accettato.
Quindi, eccomi qui, a prepararmi per fare la mia solita corsetta mattutina nel labirinto.
Mi allaccio lo zainetto sulle spalle, mi infilo delle scarpe da ginnastica e acchiappo al volo l'orologio a polso che c'è sul tavolo. Sto per uscire, quando noto un riflesso alla mia sinistra che mi fa voltare la testa. Mi avvicino allora cauta al' riflesso, e via via che cammino riesco a scorgere sotto il fascio di luce, una lama. La prendo, attenta a non tagliarmi, e la afferro dal' impugnatura. Resto così per un po', con la spada alzata davanti alla mia testa e la mia mano che la impugna. È veramente bella.
La sua lama è po' ricurva e sulla lama è incisa una scritta elegante.

La frase suscita in me uno strano senso di affinità, come se la conoscessi di già. Ma come?
Aggrotto la fronte confusa, passando delicatamente l'indice sulla scritta.
"Ti sbrighi o no fannullona?", mi urla Sonya da fuori della Stanza delle Mappe.
Sorrido, scuotendomi da quel momento magico, e con un "vengo cretina!", mi nascondo la spada sotto il giubbotto; guardo allora la mia immagine ad uno specchio situato in fondo alla stanza, e noto che la spada non si vede .
Appena esco, lei è appoggiata al tronco di un albero con le braccia incrociate; la sua lunga treccia le cade dolcemente sulla spalla e anche lei è munita di zainetto. La sua espressione è rilassata...è da tanto tempo che non la vedevo così.
Io e Sonya abbiamo fatto amicizia e oggi sono in coppia con lei. Sonya l'ha presa molto bene, la storia della velocista; mi ha fatto un ampio sorriso e poi mi ha dato una pacca leggera sulla spalla. Strano... non credevo di stargli così simpatica.
"Forza dormigliona, andiamo alla Porta Ovest", e detto questo si mette a correre verso quest'ultima.
Faccio un respiro profondo e la seguo.
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Pov's Sonya

È da circa un ora che stiamo correndo, svoltando a destra e a sinistra, senza una pausa. Ester è incredibilmente veloce e agile, delle qualità molto notevoli.
La guardo e mi stupisco ancora della sua bellezza naturale; i capelli rossi sono legati in una coda alta e il suo viso è concentrato. Sulla fronte sono presenti delle piccole fossette, quando lei si concentra, e la sua mascella è sorprendentemente rilassata, a dispetto di quando la serra quando qualcosa non gli torna.
Lei nota che la sto fissando, e allora abbasso lo sguardo e arrossisco. Mi piace Ester da quando lo incontrata, ma proprio non riesco a dirglielo; ho paura che cambi il suo atteggiamento nei miei confronti e che l'amicizia che stiamo coltivando lentamente, appassisca di colpo.
Delle volte mi guarda come se mi vedesse all' interno, ed io ho la paura costante che capisca la mia omosessualità.
" Pausa?", mi chiede con fiato corto. Mi risveglio dai miei pensieri, annuisco e mi siedo con la schiena al muro. Lei fa lo stesso, aprendo il suo zainetto e prendendo un panino. Restiamo così per un po', fino a quando la mia compagna inizia a parlare.
"Secondo te sono una selvaggia?".
La guardo, notando con mio piacere che mi stava già osservando da prima. La sua espressione mi fa capire che è necessario che gli dia una risposta. Ridacchio nervosamente, ma lei non mi imita.
"Perché me lo chiedi?", le domando mangiando un pezzo di panino.
"Perché tratto tutti male e ricorro molte volte alla forza bruta."
Faccio per aprire bocca, ma lei mi stoppa con la mano.
"Non voglio essere una selvaggia. Non voglio sembrare la bulletta della storia, colei che picchia chiunque. ", prende un attimo fiato, "voglio essere gentile e paziente".
Mi fissa e nei suoi occhi iniziano a formarsi le prime lacrime. Subito, mi ritorna in mente quella mattina, quando si mise a piangere davanti a me; era così...vulnerabile. E ora si sta per ripetere la scena. Odio vederla piangere.
"Ehy...", le dico asciugando una lacrima fuggitiva dalla sua guancia, "tu non sei una selvaggia, ok? Forse a volte potresti essere un po' irascibile, non avere pazienza ed essere fredda e schietta, ma te sei Ester. Questa è la tua persona, e sinceramente a me piaci così come sei."
I suoi occhi si velano di lacrime , ma non di tristezza, bensì di gioia. La sua bocca si piega in un sorriso che mi fa venire le farfalle nello stomaco.
"Grazie Sonya."mi dice, abbracciandomi. Resto paralizzata al' inizio, ma poi ricambio l'abbraccio.
"Ora...emh...è meglio andare", dice sciogliendo l'abbraccio e alzandosi. La sua faccia è rossa come un peperone e non posso nascondere un sogghigno.  Poi si alza di tutta fretta, si risistema lo zaino e con lo sguardo che cerca di non incontrare il mio annuncia che la pausa è finita.                Ed ecco che è tornata la solita Ester fredda e dura

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