8 capitolo Ester : Lacrime e morte

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"Si sta risvegliando! Ellie, Fely venite! Gli ho visto muovere gli occhi!".
Apro gli occhi e davanti a me, a pochi centimetri dalla mia faccia, mi ritrovo la faccia sorridente di Aris. Quando vede che lo sto guardando i suoi occhi si illuminano e il suo sorriso si stende lentamente. Abbasso lo sguardo, e noto che mi sta stringendo la mano, e anche forte. Le sue occhiaie sono aumentate notevolmente, tanto che ora sembra la copia perfetta di uno zombie.
Forse è stato con me per tutta la notte.
Al solo pensiero, il mio sguardo confuso si sostituisce con un sorriso caldo; lui mi sistema una ciocca ribelle dietro l'orecchio, per poi arrossire subito dopo.
"Fai largo Aris, non starle così addosso", gli dice una voce lontana.
Si avvicinano al mio lettino allora, due ragazze; una è Felicity, l'altra non la conosco. Ha lunghi capelli castani raccolti in una crocchia spettinata. I suoi vestiti sono semplici, e posso capire che è una medicale dai guanti bianchi di plastica che indossa. Non riesco a vedere bene Felicity, perché si nasconde dietro questa ragazza che ora mi sta toccando la fronte. Noto che la corvina sta guardando le mani di Aris intorno alle mie; lui le ritira subito e si gratta la nuca, in imbarazzo.
"Come ti senti?"mi chiede la castana, che scopro poi che si chiama Ellie. Ha dei grandi occhi scuri, molto tendenti al nero , che mi mettono un po' in soggezione.
Alzo un braccio e mi pulisco la fronte inperlata di sudore.
"Bene... credo."
Improvvisamente mi ritorna alla mente quello che è successo lo scorso giorno, il labirinto, Sonya, il dolente...
"Dov'è Sonya? Come sta?"chiedo allarmata a Ellie.
"Si, sta bene tranquilla. Qualche graffio e ferita, ma niente di grave. Quello che hai fatto nel labirinto è stato davvero coraggioso", mi dice con tono... ammirato?
Scorgo Felicity prendere per la manica Aris e portarlo fuori dalla stanza. Chissà perché quella ragazza è così misteriosa.
Provo ad alzarmi dal lettino, ma una fitta atroce mi parte dal collo e mi arriva al ginocchio.
"Non ti muovere. Hai uno strappo, non tanto grave, ma pur sempre uno strappo. Devi restare in infermeria per almeno due giorni.
Strabuzzo gli occhi. Eh no, di nuovo confinata tra quattro mura no.
"Stai scherzando spero!", le dico, anzi urlo, in faccia.
Come mai la gente mi imprigiona sempre! Sono iperattiva cavolo, non ce la faccio a restare chiusa in un posto! .
"No, non sto scherzando Ester.", mi dice mentre prende di mano ad un altra ragazza una siringa, "e dovrai anche restarci; le nostre spie in incognito ci diranno ogni tuo movimento. Pensaci bene".
Poi, appoggia l'ago della siringa sul mio collo e pigia lo stantuffo.
"Ecco questa ti terrà un po' su. Ci vediamo", e con questo esce dalla stanza. Sbuffo e rovescio gli occhi al cielo; ed eccomi ritrovata alla situazione iniziale.
~~~~~
Certo però, un po' di compagnia no eh? L'unico dialogo che ho avuto con una persona nelle ultime 24 ore è stato con Luna, una medicale.
"Dammi il braccio"
"Perché?"
"E secondo te? Ho la siringa. Dammi il braccio"
"Posso mangiare?"
"No."
Ecco, più o meno la conservazione è andata così. Non mi ha neanche salutato. Che maleducata.
È da tanto che non vedo Frankie,  circa due giorni interi. Quando arrivano le medicali a farmi la puntura, io le chiedo subito della ragazzina, ma loro o abbassano lo sguardo e cambiano discorso, oppure proprio fanno finta di non sentirmi.
Ammetto che mi sto iniziando a preoccupare; ho provato a chiedere anche ad Aris, ma lui mi dice sempre che ha un impegno maggiore.
Non lo capisco, Aris. Da quando mi sono risvegliata in infermeria, e mi sono ritrovata le sue mani intorno alle mie...non è più lo stesso. Non mi parla, non mi sorride, e se mi vede abbassa lo sguardo. Anche Felicity è da molto che non la vedo, anche se ci parliamo pochissimo durante la giornata; la maggior parte del tempo se ne sta seduta ad un tronco di un albero a guardare nel vuoto.
Ammetto che è inquietante.
Astrid, pardon il capo supremo della nostra radura, l' altro giorno si è seduta sul bordo del mio lettino e si è scusata per il suo comportamento della nostra lontanissima litigata; mi ha detto che delle volte gli capita di essere fredda con le persone, passando da insensibile. Sono rimasta spiazzata per un po' di secondi, cercando di metabolizzare l'altro lato nascosto della fredda Astrid. Dopo però, non so come, non so perché, l'ho abbracciata.
Si, sono decisamente cambiata. La faccia di Astrid diceva tutto. Sono più aperta e gentile con gli altri, non mi preoccupo così tanto di tenere la mia posizione da ragazza forte, a volte mi lascio andare.
Mi sporgo un poco dalla finestra sopra la mia testa, socchiudendo subito gli occhi, aspettandomi di essere accecata dalla luce del sole, ma questo non succede. Apro allora gli occhi e guardo il cielo; è grigio, non più azzurro. Il sole è totalmente oscurato, anzi... sembra proprio che sia sparito. Corruccio la fronte, e noto a molti metri più in giù, le raduraie fissare anche loro in alto.
Cosa cavolo è successo?
Un rumore però mi fa ritrarre dalla finestra e ritornare sotto le coperte; delle voci si stanno avvicinando alla porta. Decido di fare finta di dormire, chiudendo gli occhi e cercando di nascondere i piccoli solchi sulla fronte, che mi vengono ogni volta che sono preoccupata.
Qualcuno apre la porta di botto e le voci si fanno più vicine.
"Cosa credi che dobbiamo fare allora?!"
Evangeline.
"Non potete andare, è troppo pericoloso. Lo sai anche te!"
Astrid.
"È proprio in questo momento che dobbiamo muoverci! Potrebbero esserci degli indizi, forse, con questo cambiamento!"
"E se restate lì dentro? E se le Porte si chiudono prima? È da suicidio Evangeline, non posso permettertelo".
Uno sospiro e uno scalpiccio di piedi sul pavimento.
"Dobbiamo farlo Astrid. Sento che è la volta buona".
Socchiudo un occhio e vedo Evangeline alla porta, con la mano sulla maniglia e Astrid seduta su un lettino. Tutte e due hanno un aria distrutta.
"Va bene, fai come vuoi"dice il capo con un tono arreso e stanco.
"Non ti deluderó, promesso.", e con questo Evangeline esce dalla stanza chiudendo la porta.
Passano interminabili minuti di silenzio, quando sento il cigolio del letto e dei passi che si allontanano. Mi sembra di sentire un ... singhiozzo? Stava piangendo?
La porta si chiude con un tonfo e io riapro gli occhi, frastornata da quello che ho appena sentito. Cos'è questa cosa che le Porte si chiudono prima? Mi ricordo quella sera le Porte, si si erano chiuse prima del previsto, ma non credevo che fosse continuato!
E poi, i singhiozzi di Astrid... perché mai avrebbe pianto? Mi segno nella mente, quando la incontrerò, di chiedergli spiegazioni. Mi sembra molto turbata in questi giorni, e credo che uno sfogo possa fargli bene.
Mi metto a pancia all' insù e fisso il soffitto; perché mai dovrebbe sfogarsi con me? In fondo non sono la sua amica del cuore, non si rivolgerebbe mai a me; forse crede anche che io la odi. Sospiro pesantemente e chiudo gli occhi.
Nessuno ti amerà. L'hai uccisa. Sei un mostro un mostro...
~~~~~~~~
"Ester va via!"
Il buio della sera mi circonda e sento gente spingermi e schiacciarmi tra i loro corpi; capisco allora che mi ritrovo in un ricordo del mio passato. Mi sento pressata, ed infatti mi accorgo che mi trovo dentro il corpo della me bambina.
Sento urla e la gente correre accanto a me, ma io rimango immobile; non so dove andare e non so neanche dove sia lei.
"Mamma!, Dove sei! Mamma!", urla la me del passato.
Ad un certo punto, luci accecanti illuminano lo spazio intorno a me, ed è allora che mi accorgo di ritrovarmi in mezzo ad una rissa. Le luci provengono da un elicottero che vola sopra la mia testa; sento qualcuno parlare da un megafono, ma le urla terrorizzate della gente lo sovrasta. Alla mi destra una persona vestita con una divisa da guardia, il casco, lo scudo di plastica e un manganello, sta massacrando di botte qualcuno. Non riesco a vedere chi sia, perché questa è rannicchiata a terra con le braccia sulla testa.
Noto sul braccio della guardia una scritta, che mi fa venire i brividi di paura. CATTIVO.
Qualcuno mi spinge, e io cado in terra; la sabbia mi entra in bocca e sento tutte le vibrazioni del terreno dovute ai passi della gente. Alzo un poco la testa, ed allora noto che la persona rannicchiata mi è familiare.
La luna riflette una ciocca rossa nella notte.
Mamma.
Mi alzo, e senza avere il controllo del mio corpo, con le poche forze rimaste corro verso la guardia e gli tiro un calcio nelle parti intime. Questa emette un grugnito, mi guarda e mi prende un braccio. Mi divincolo, ma la presa è troppo forte. Prende allora da una tasca dei suoi pantaloni una specie di telecomando, e me lo passa due volte sopra il braccio. Questo accende una piccola luce blu, e un click. La guardia mi guarda per qualche secondo; sta per prendermi il braccio, quando mia mamma gli si scaraventa addosso urlando. Questo cade, e lei gli si posiziona sopra il petto, e inizia a sferrare pugni. Sul suo braccio sono sporgenti delle vene nere e il suo sguardo è feroce, non è umano. La guardia alla fine perde i sensi, e mia mamma solleva lo sguardo verso di me; in un primo momento il suo sguardo è feroce e indietreggio istintivamente.
Dopo, i suoi occhi ritornano lucidi e mi si getta addosso, abbracciandomi. Sento all' orecchio le sue parole sommesse, "mi dispiace" e "non volevo". Sono ancora molto impaurita dalla sua forza inumana con cui ha fatto svenire la guardia, infatti non mi accorgo che un altra guardia si sta avvicinando a noi. Neanche mia mamma se ne accorge, e in un micro secondo mi ritrovo sulle spalle della guardia. Mia mamma cerca di afferrarmi, di combattere, ma la guardia gli punta addosso una pistola. Lei mi guarda, e solo adesso noto che al posto delle orbite oculari, ha due pozzi neri. Sorride tristemente ed allora la guardia preme il grilletto. Grido, urlo, scalcio, piango, ma niente fa mollare la presa al mio rapinatore.
Il corpo di mia madre si accascia a terra, come se qualcuno avesse tagliato i fili di un burattino, e il suo corpo viene subito calpestato dalle altre persone.
La guardia sta correndo verso un camion, ma io non riesco a pensare ad altro. Ho appena visto morire mia mamma.
Poi, mi sento scaraventare dentro qualcosa, presumo il camion, e le porte di quest'ultimo si chiudono violentemente. Trovo altri bambini come me, con lo sguardo terrorizzato e le lacrime agli occhi. Mi rannicchio all' angolo del camion, e vedo una bambina dai capelli rossi dalla parte opposta alla mia che sta piangendo.
Riconosco mia sorella, ed allora mi avvicino a lei, stringendola fra le mie braccia piccole mentre il camion accende il motore e parte verso un posto sconosciuto.
Le parole mi rimbombano nella testa come un mantra: Nessuno ti amerà. Sei un mostro. Un mostro.
~~~~~
"Hey"
Giro il viso verso la porta, e vedo Aris in piedi sulla soglia ad osservarmi titubante. Le sue mani sono nascoste dentro le tasche dei pantaloni, ma il tentativo di nascondere il tremore non funziona.
"Posso entrare?"mi chiede.
"Ehm...certo vieni" gli rispondo un po' in imbarazzo. Aris mi viene a trovare di rado, quindi ritrovarmelo ora...mi mette a disagio. Cerco velocemente di sistemare i capelli tutti sudati e di levarmi il sudore appiccicato sul viso. Accidenti a questi incubi.
Lui attraversa la stanza senza provocare il minimo rumore, e quando arriva vicino al mio letto, fischia sorpreso.
"Uhhhh, hai un aspetto terribile. Sei sicura di stare bene?"mi chiede mentre si siede sul bordo del letto accanto.
Tentativo di avere un aspetto decente volato via.
"Oh grazie sei molto gentile" sbuffo alzando gli occhi al cielo.
Lui arrossisce di colpo ed inizia a torturarsi il bordo della maglietta blu scuro. Passano ore prima che rompa il silenzio.
"Volevo dirti una cosa...ma non credo che ti possa piacere" mi dice, guardandomi dritto negli occhi.
Lo sprono allora a proseguire alzando le sopracciglia.
"Ecco...non so come dirtelo...mi prometti che non mi ucciderai?".
Socchiudo gli occhi con fare sospettoso e , nonostante la mia indole un po' aggressiva, annuisco.
Lui mi guarda poco convinto, ma alla fine si decide a parlare.
"Ecco... hochiestoadAstriddilevartiiltuoruolodivelocista" mi dice biascicando le parole.
"Come scusa?"gli chiedo con tono già un tantino alterato.
"Ho detto che ho chiesto ad Astrid...di levarti il tuo ruolo di velocista".
Passa un minuto di silenzio; e no, ho promesso. Mantieni la calma Ester, mantieni la calma...
"COME SCUSA??!!"gli chiedo ora, praticamente urlandogli in faccia.
Lui si alza di scatto dal letto ed indietreggia.
"Senti, l'ho fatto per il tuo bene..." cerca di calmarmi lui.
"Perché lo hai fatto?"gli chiedo cercando di mantenere un tono calmo.
Lui sospira pesantemente, come per farsi forza da solo.
"Ester le Porte si chiudono ogni giorno un minuto prima del previsto e già ieri abbiamo perso un nostro velocista", dice fermandosi dopo per vedere la mia reazione.
Fingo di essere sorpresa alla notizia, ma so per certo che sono una pessima bugiarda. Spero che non se ne accorga.
"Non posso permettere che anche te faccia la sua stessa fine. Non potrei sopportarlo", mi confessa abbassando lo sguardo.
"Perché ti importa così tanto di me? Perdonami, ma sinceramente non siamo chissà quali amici stretti"gli chiedo mettendomi a sedere sul bordo del letto. Appena i miei piedi nudi incontrano il pavimento freddo, rabbrividisco un poco; Aris sembra accorgersene, quindi fa per passarmi delle pantofole ma io le liquido con un gesto della mano.
Lui continua a guardarmi negli occhi e il suo sguardo di fa malinconico e triste. Sorride tristemente, si alza dal letto e fa per andarsene, quando io lo blocco alzandomi e posizionandomi davanti a lui.
Noto che i suoi occhi sono colmi di lacrime, dandogli un colore più sul grigio che sull' azzurro. Lo guardo confusa, ma lui sembra non rispondermi; semplicemente, mi fissa.
"Aris" lo incito. Una lacrima gli scende sulla guancia, e lui prontamente se la asciuga velocemente.
"Non l'hai capito, eh?"chiede con voce rotta dal pianto. Ride nervosamente e cerca di rompere il contatto visivo, ma io gli afferro una mano. Lui guarda la mia mano sulla sua in sovrappensiero.
"Cosa non ho capito Aris? Mi stai facendo preoccupare" gli dico stringendo la stretta.
Lui mi guarda, e in quello sguardo vedo un altra persona , non l'Aris che conosco io, quello solitario e chiuso con il mondo. Ma uno aperto ed emotivo. E non credo che mi piaccia questa cosa.
"Ester, mi piaci. Da quando ti ho vista nella Scatola, è stato come un...il classico colpo di fulmine ecco. Quando sei stata in gattabuia, ci stavo male perché non potevo vederti. E poi, quando sei diventata velocista... mi è sembrato di morire"
Un minuto di silenzio.
Due minuti.
Trenta secondi e io non spiccico parola. Vedo il mio riflesso nelle sue iridi; ho gli occhi spalancati e mi sta tremando il labbro inferiore.
"È... lo stesso per te?", mi chiede con voce tremante.
Mi piace veramente, Aris? Ammetto che non è un brutto ragazzo, è intelligente e non un cretino...ma non provo le famose "farfalle nello stomaco" quando sono con lui.
Merda
"Io...io ti considero un amico Aris.."gli dico cercando le parole giuste. Non voglio ferirlo, non mi va di ferire altre persone.
"...ah". Questa è l'unica cosa che mi dice, seguito da un sospiro tremolante e una lacrima. Abbassa lo sguardo per un tempo interminabile, ma quando rialza lo sguardo, sul suo viso è dipinto un sorriso incerto. Si vede da un miglio che si sta sforzando di sorridere.
"Va bene, non importa. Devo andare, ciao", e con questo esce dalla stanza di fretta e chiude la porta.
Rimango interdetta per un attimo, fissando ancora il punto in cui era prima. Il cielo oggi è sempre grigio, senza neanche un accenno di sole.
Ecco come mi sento adesso; un sole che è soffocato da suoi problemi.
Sono un disastro
Ecco un altra persona che ho ferito.

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