❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟑 ❞

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Quando ti ho incontrata
stavo fatto o non so cosa,
ho preso una botta,
tu mi dici "No dai",
anche la tua voce scotta.
E non posso fare molto,
tu sei pazza,
vorrei che fossi un'altra,
non voglio farti del male
però non te ne andare via.
Io avevo giurato che
non avrei più dato il cuore,
perché chi è debole muore,
sai le cose che ho da fare in giro.
Io dipendo sempre dal tuo umore,
e la gente fa così casino,
però se ti guardo è poi quasi no
come se non facesse più rumore.

(A Silvia,
Nayt)


LORENZO'S POV


*Non devi guardarla. Non devi guardarla. Non devi guardarla*


Ce la farò, in fondo quanto potrà essere difficile non fare una cosa?

Le mie orecchie captano il tintinnio delle catene. Faccio scattare lo sguardo verso di lei.

Ok, tanto.

La osservo sbattere lo zaino per terra, stravaccarsi sulla sedia, tirare fuori il cellulare. Le solite tappe della sua routine insomma. Non ha niente, assolutamente niente di diverso dagli altri giorni, ma dopo quello che ho visto ieri non riesco a smettere di fissarla. Dopo circa una decina di secondi lei alza gli occhi, facendoli scontrare con i miei.
Deglutisco, sorpreso dal contatto improvviso, ma in qualche modo riesco a non abbassarli. Rimaniamo così per qualche istante, senza accennare alcun tipo di movimento, e mentre intorno a me le voci dei miei amici risultano particolarmente fastidiose, mi ritrovo ad avvertire il desiderio bruciante di parlarle.
Di dirle che ieri l'ho vista.
Che l'ho vista fare qualcosa di incredibile, almeno per lei.

Qualcosa. Non so cosa, ma qualcosa devo dirle.

Cerco nelle sue iridi anche solo una minima traccia della Chiara di ventiquattrore fa. Di una ragazza vestita con una felpa e un paio di leggins che ha regalato soldi e tempo a un bambino sconosciuto per pura bontà d'animo.

Sì, dev'essere per forza bontà d'animo, perché lei non ci ha guadagnato niente, anzi.
E se lei ha bontà d'animo, significa che non è affatto la persona che ho creduto fosse per un anno intero.

Ma non trovo niente, noto scoraggiato che i suoi occhi sembrano gli stessi inespressivi di sempre.

Inizio a pensare di essermi sognato tutto.

"Cazzo guardi?" mima con le labbra accennando un ghigno.

Ne ho la certezza.

Faccio una smorfia irritato, agito una mano per aria come a liquidare la questione e mi volto verso Sara.

Quella cazzo di stronza. Fanculo lei e quel bambino con problemi familiari, e fanculo me che ho anche pensato che potesse esserci qualcosa di umano in lei. Mi stavo addirittura sentendo in colpa per averla giudicata senza conoscerla, ah! Evidentemente non c'è proprio un cazzo da conoscere.

"Lore, hai saputo della festa di questo sabato?" domanda allegramente Sabrina mentre disegna cuoricini sul braccio di Sascha che la lascia fare con aria rassegnata.

"C'è una festa?" domando sforzandomi di sembrare entusiasta.

Non sono molto tipo da feste, troppa gente, troppo casino. Le occupazioni in quelle circostanze sono tre.
La prima è ballare, cosa per cui sono assolutamente negato, soprattutto se le canzoni che danno il ritmo sono quelle trappate tamarre di merda che vanno di moda adesso.
La seconda è bere o fumare, e io non sono un amante di nessuna delle due cose, anzi a fumare non ho mai nemmeno provato a dirla tutta.
La terza è limonare, ovvio, ma l'idea di ficcare la lingua in gola a una sconosciuta non mi attira granché.
Quindi finisce sempre con me abbastanza annoiato che m'invento una scusa per andare via prima, e gli altri mezzi brilli che forse mi ascoltano e forse no mentre sono occupati a fare amicizia con più persone possibili.

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora