❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟑𝟕 ❞

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Di notte in preda agli spasmi

a guardare gli astri, saltare i pasti,
mettere insieme i frantumi
rimasti e scacciare i fantasmi.
La vita è un libro, io sto con te
per un altro capitolo, per quanto
possa restare in pericolo sei
il mio veleno ed insieme l'antidoto.
In para per gli altri che ridono,
non sento nemmeno che dicono,
oggi che sono finito,
mi stringi la mano al patibolo.
Questi parlano di noi,
li lasciamo parlare,
non c'è più né bene né male
quando mi dà dipendenza.

(Baci al cianuro,
Gemitaiz & MadMan)

CHIARA'S POV

"Parlami dei tuoi genitori"

È come ricevere un pugno durante una rissa. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non per questo fa meno male.
Schiudo le labbra a fessura lasciando fuoriuscire il fumo.

"Se... Se te la senti ovvio" aggiunge notando la mia espressione.

Sorrido nonostante tutto, per la sua preoccupazione. Proprio come quando gli avevo raccontato dei miei due anni nel vecchio liceo non mi tocca, perché sa che in questo momento non sono davvero qua, e io gliene sono grata.

"Mia madre era albina" esordisco a bassa voce guardando il sole che inizia ad abbassarsi fuori dalla finestra "Lei e mio padre si erano incontrati in spiaggia. Doveva stare per forza sotto l'ombrellone, a guardare le sue amiche abbronzarsi ed esibire i loro bikini davanti ai ragazzi. Si sentiva invisibile. Poi una sera tardi mio padre era tornato in spiaggia, si era dimenticato lì non so cosa. L'aveva vista in riva al mare, con un vestito bianco che la faceva sembrare un angelo e la brezza che le spettinava i capelli, mentre giocava ad evitare gli schizzi d'acqua salata. Senza il sole a farle da padrone, era più bella e libera di quanto avesse mai notato. Se n'era innamorato subito, uno di quegli amori a prima vista in cui io non ho mai creduto. Lui era ricco ma fino ad allora vuoto, lei mangiata dentro dalla sua malattia. La gente aveva detto di tutto. Che era pazzo a sposarsi una del genere, quando sarebbe bastato agitare il portafogli e qualsiasi ragazza gli avrebbe detto di sì. Che non amava lui ma i suoi soldi.
Loro si sono sposati senza ascoltare le voci e hanno voluto quasi subito un figlio, non potevano aspettare. Allora hanno scoperto che mio padre era sterile"

Prendo il clipper con gesti meccanici per riaccendermi la canna, facendo altri due tiri prima di continuare a raccontare come se stessi ripetendo la trama di un film, l'unico modo che ho per non impazzire.

"È stato un brutto periodo per loro. Non bastava che fosse malata mia madre, ora anche lui? È stato lì che... Che hanno adottato me"

Gli occhi di Lorenzo sono grandi e luccicanti come delle monete appena lanciate sul fondo di una fontana, ed io cerco di non guardarli per evitare che legga nei miei quale desiderio ho espresso.

"Avrebbero potuto sceglierne una normale. Una bella. Una sana. Invece hanno scelto un piccolo sgorbio con i capelli bianchi, perché mia madre ne voleva una come lei. Sapeva cosa significasse essere albini, sapeva che mi avevano abbandonata per quel motivo, e voleva darmi tutto il supporto possibile, così mi hanno portata a casa tra le perplessità di tutti i parenti. Per dieci anni sono stata felice, non ricordo nemmeno cosa si provi ad esserlo così tanto. Certo, i rapporti con gli altri bambini non erano facilissimi, ma i miei genitori mi volevano bene e questo mi bastava"

Abbasso lo sguardo sulla canna ormai dimezzata, ingoiando il sapore di erba insieme alle lacrime. Stringo i pugni sentendo le unghie affondarmi nei palmi. Lorenzo capisce che siamo arrivati alla parte più difficile, quella più importante, quella che mi ha fatta diventare così e mi fa dormire stretta al cuscino per colmare una mancanza troppo dolorosa da ammettere.
Posa la mano sopra la mia chiusa, facendomi rilassare con calma i muscoli delle dita. Emetto un singhiozzo silenzioso prima di inspirare forte e parlare piano.

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora