❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟑𝟐 ❞

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Ti ho lasciato il mio numero
sopra al frigorifero ma tu
hai digiunato e non l'hai letto,
se non hai cenato
per quanto avrai sofferto?
Ho le tue chiavi, non mi richiami
ed ho regali ancora da darti
ma quando torni non mi ritrovi
se farai tardi, ma ho le tue chiavi,
non fare un doppione,
ne sarò geloso, poi se le perdo
ti chiedo perdono, sarà il momento
di un portone nuovo (eccoci).
Ho le tue chiavi, ehi, sì ma del cuore,
mi hai detto vieni su, sali veloce.
Tu dove stai? Qui come stai?
Dormi sui divani, inviti
gli amici, pulisci domani.

(Il fabbricante di chiavi,
Tedua)

LORENZO'S POV

"Qualcuno sa che fine ha fatto Ferrari?" chiede il professore.

Tutti scuotono la testa.
Occhieggio preoccupato il suo banco vuoto, Chiara era presente le prime tre ore ma dopo l'intervallo non è più rientrata. All'inizio nessuno ci ha fatto caso, non è mai stata molto puntuale, ma dopo quaranta minuti dall'inizio della quarta ora non ha potuto più ignorare la cosa.

"Sarà tornata a casa a tagliarsi le vene" sento commentare Stefano dietro di me.

"O a girare un altro porno" ride Salvatore.

Stringo i pugni, che in questo momento implorano il contatto con le loro facce.

*Ma perché cazzo sei ancora amico con sta gente?*

Scuoto la testa portando lo sguardo sulla porta, in attesa che prima o poi si apra rivelando la figura slanciata di Chiara ammantata di nero. Quello stupido pezzo di legno, però, continua a rimanere fermo. Le lancette dell'orologio, invece, si muovono, ma con una lentezza tale da sembrare ferme anche loro: è come se un gigante invisibile avesse immerso tutto in un barattolo di colla.
Quando finalmente suona l'ultima campanella tutti si alzano facendo grattare le gambe delle sedie contro al pavimento, con uno stridore fastidioso ma ormai familiare.

"Non ne posso più di quest'aula" si lamenta Sofia con Stefano mentre chiude lo zaino.

Mi blocco di colpo con l'astuccio ancora in mano.

L'aula.

"Lore? Hai finito?" mi sprona Sara.

"Uhm? Ah, no, io... Ci metterò un po' qua, andate voi, tranquilli" affermo cercando di guardarla negli occhi con tranquillità.

"Ma no, ti pare, ti aspetto" replica lei con un sorriso.

"No no, davvero, vai pure con gli altri, tanto ci vediamo oggi"

Lei mi scruta ancora per un paio di secondi, ma alla fine annuisce, mi bacia ed esce. Aspetto che tutti siano usciti e quando la scuola è ormai silenziosa mi dirigo verso il corridoio che ormai conosco a memoria.
Arrivato davanti alla nostra solita aula abbasso la maniglia ed entro per poi bloccarmi sulla soglia.
Chiara è seduta in uno dei banchi in fondo alla stanza, con le braccia incrociate sul tavolo e la testa appoggiata su di esse.

"...ti sei seriamente addormentata qua?" sussurro divertito anche se so che non può sentirmi.

Mi avvicino in silenzio. Ha i capelli che le si riversano come una cascata perlacea al di là della spalla destra, la faccia voltata verso sinistra e le labbre rosse socchiuse su cui il mio sguardo si sofferma un paio di secondi in più del necessario. Sembra davvero un angelo, un angelo vestito di nero con un sacco di collane al collo.

"È strano" afferma tranquillamente con un sorrisetto divertito "Mi hanno paragonato a un sacco di cose. Un vampiro, una strega, un diavolo. Ma un angelo mai"

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora