❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟑𝟒 ❞

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Anni che sembrano giorni,
giorni che sembrano anni,
da qua le stelle non paiono enormi,
piccolezze ci appaiono grandi.
Volti segnati col cuore di ferro,
arrugginiti da lacrime sporche,
amori infiniti ricordano
un giorno di luce ma
il sole non sorge due volte.
Tra circostanze assurde
starmi vicino è difficile,
c'è chi le ha provate tutte ma
la mia vita è un pianeta invivibile.
Provo a restare coi piedi per terra,
nonostante la forza di gravità
bassa ma quando ti bacio
mi manca l'ossigeno e
scappo in un'altra galassia.

(Mercurio,
Emis Killa)

CHIARA'S POV

Sbatto le palpebre confusa con le labbra secche e un sapore acido in gola. Un raggio di sole mi finisce dritto negli occhi facendomi bestemmiare sottovoce. Poi inizio a registrare tante piccole cose. Prima di tutto noto che la luce colpevole del mio risveglio proviene dalla porta-finestra aperta. Poi realizzo di essere sdraiata sul tappeto di camera mia. Infine il mio cervello si sveglia del tutto e registro la presenza di un secondo corpo accanto al mio, con un braccio ancora intorno alla mia schiena e una bottiglia accanto.

"Merda, di nuovo no" mormoro tra i denti premendomi le mani ai lati della testa.

Decido di alzarmi prima che i ricordi della sera precedente prendano il sopravvento, così scivolo via dalla sua presa attenta a non svegliarlo. Mi metto in piedi e allungo la schiena stiracchiandomi, mentre lo sguardo mi cade di nuovo sui raggi solari facendo affiorare un nuovo dubbio nella mia mente. Afferro il telefono nella speranza che io mi stia sbagliando, ma le scritte sul display confermano i miei timori: sono le otto di sabato mattina.

"Cazzo, la scuola, cazzo cazzo cazzo" impreco a bassa voce riflettendo in fretta sul dal farsi.

Quaranta minuti dopo mi chiudo la porta di casa alle spalle ripensando al biglietto che ho lasciato sulla porta di camera mia.

Buongiorno idiota. E' sabato mattina e tu hai appena fatto un giorno di vacanza extra, perché l'altra sera ti sei ridotto davvero male, quindi so che non saresti nemmeno riuscito ad arrivare alla fermata degli autobus. Io sono a scuola, preferisco che non stiamo a casa tutti e due, in caso venga qualche sospetto a qualcuno. Se vuoi fare colazione falla, se ti serve qualcosa per il mal di testa prendilo, le medicine sono nel secondo cassetto sotto il forno. Dopodiché raccogli le tue cose e sparisci :)

Scuoto la testa respirando l'aria resa fresca dalle piogge di questi giorni. Tutto vero, si potrebbe quasi prendere il mio gesto come un'uscita di scena teatrale, ma io nel mio profondo so che cos'è. Una fuga. Non sono pronta ad affrontarlo di nuovo, a vederlo svegliarsi in camera mia e fare colazione insieme come a volermi rinfacciare tutto ciò che avremmo potuto essere se solo non fossimo così stupidamente noi.

Roteo gli occhi con una smorfia notando le sue scarpe ancora nell'atrio.

Ovviamente non se n'è andato.

Sbatto i piedi infastidita per segnalare la mia presenza in casa, dirigendomi verso il corridoio a passo di marcia.

"Ehi" mi sorride l'idiota come se nulla fosse, seduto sul divano del soggiorno con il telefono in mano.

"Ciao" lo saluto apatica senza guardarlo "Perché sei ancora qua?".

Mi scruta, confuso dalla mia freddezza.

"...non dovevo?"

Sospiro massaggiandomi il ponte del naso.

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora