❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟏𝟏 ❞

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Cameriere porta un altro
Cabernet fresco in bello stile,
mi riempio di tossine,
ed ultimamente non ho
fatto altro che soffrire,
cerco il lieto fine,
dormire con te su
un letto di endorfine.
Dio mi maledica se ti lascio sola,
se rifaccio quello stesso sbaglio,
se ci casco ancora, con te
posso dire tutto stando zitto,
se ora stiamo insieme
è perché è stato scritto.
Toglimi da questi guai,
fammi stare bene,
promesse da marinai
sopra navi aliene,
verso un altro Sole,
questo non ci vuole,
baby andremo su Plutone,
ho già acceso il motore.

(Supernova,
MadMan ft. Emis Killa)

CHIARA'S POV

Tamburello furiosamente le unghie contro il quaderno di fisica; lotto contro il panico conficcandole ogni frazione di secondo nei piccoli solchi a mezzaluna creati sulla copertina.
Il lunedì mattina non è mai facile, ma mai come ora mi sono sentita sul punto di accasciarmi sul banco e seppellire la testa tra le braccia senza più guardare in faccia nessuno.

Soprattutto una persona.

Lancio rapidamente un'occhiata a Lorenzo che in fondo all'aula sta chiacchierando con spensieratezza, e già solo il vederlo per un attimo mi causa una fitta allo stomaco tale da farmi distogliere subito lo sguardo.
L'odio brucia alla base del diaframma, e ogni volta che respiro le fiamme si alzano andando ad incendiare i ricordi di sabato sera. Ma questi, ignifughi, rimangono lì a farmi tossire per via della cenere, pezzetti carbonizzati che si incastrano nel cuore.

Non sarei mai dovuta uscire con lui.
Non avrei mai dovuto stargli così vicino. Non avrei mai dovuto credergli.

La risata di Sara mi si conficca nelle orecchie, aggiungendo al miscuglio di emozioni negative anche i sensi di colpa. È evidente che stiano insieme eccome, si vede da come la tratta lui e da come lo guarda lei, sembrano incapaci di staccarsi. Già stamattina, non appena lui è entrato in classe, ha ricevuto un bacio sull'angolo della bocca e un sorriso radioso.
Mi ha mentito, mi ha detto di non essere fidanzato giusto per baciarmi, ha fatto finta di essere interessato alla mia persona solo per potersi vantare di essere quello che è riuscito a far intenerire me. Forse se n'è già vantato con i suoi amici, o forse non l'ha fatto per pura vergogna.
Entrambe le opzioni, comunque, mi fanno solo stare peggio.
Mi rigiro il ciondolo tra le dita con nervosismo, mi sono comportata in modo davvero imbarazzante, degna erede delle più patetiche protagoniste dei romanzi rosa da quattro soldi.
Un'altra risata della bionda, più forte della precedente, si leva dal fondo dell'aula facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Mi avete stancato voi due in fondo!" sbotta la professoressa di latino guadagnandosi una decina di insulti silenziosi da parte mia per il fastidio che mi provoca la sua voce stridula "Ostuni, di fianco a Ferrari!" ordina.

Bestemmio sottovoce con gli occhi sbarrati. Maledico mentalmente la mia compagna di banco che oggi è assente, l'insegnante, il Fato, Dio e soprattutto lui. Lui che mi sta guardando con la mia stessa espressione spiritata sul volto.
Lui che sta lanciando un'occhiata di scuse alla sua ragazza.
Lui che sta prendendo il proprio zaino camminando verso di me con espressione imbarazzata.
Punto lo sguardo sul mio quaderno ignorandolo.
Non ci scambiamo una parola.
Prendo appunti come un automa per circa quaranta minuti, anche su cose inutili che di norma non avrei mai scritto, cercando di concentrarmi solo sulla penna che rilascia pian piano inchiostro sul foglio.
Bussano alla porta.

"Buongiorno" esordisce con voce timida una probabile primina "Posso parlarle due minuti?"

"Certo" risponde la professoressa "Ragazzi, non fate confusione, torno subito!" esce dalla classe restando appena oltre la soglia a confabulare sottovoce.

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora