❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟔 ❞

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Dici che con te non c'entro,
con i tuoi amici del centro,
no no di certo, ma tu
non c'entri con loro,
centri con me, lo avverto.
Si vede che hai il diavolo dentro,
e che t'hanno sporcata presto,
queste canzoni pensano
che me le invento e tu
ci sei sempre al centro.

(Centro,
Madman ft. Coez)

CHIARA'S POV

Suona il campanello. Bestemmio.

Non sono pronta. Non ce la posso fare. Io non gli apro.

Sospiro pesantemente facendo su e giù per la stanza.

*Sii matura. Dovete fare una cosa scolastica. Vai ad aprirgli*

Suonano una seconda volta.
Mia nonna è mezza sorda, perché probabilmente se avesse sentito mi starebbe già urlando di andare ad aprire. Nonostante questo, so bene che non posso rimandare per sempre l'inevitabile.

Com'è che aveva detto lui?
Via il dente, via il dolore.

Scendo le scale per poi abbassare con violenza la maniglia, proprio quando lui decide di attaccare per la terza volta l'indice a quel fottuto pulsante.

"Abbiamo capito" dico sarcastica.

Ostuni in tutta risposta arrossisce smettendo subito.

"Eh oh, non aprivi" ribatte con un sorrisino.

Roteo gli occhi per poi aprire ulteriormente la porta, in un invito silenzioso ad entrare.

"Permesso" mormora quasi in automatico.

La sua figura stona qua nel mio ingresso, con lo zaino in spalla, i capelli spettinati e le guance rosse d'imbarazzo.

"Perché hai chiesto permesso? Ti ho appena aperto la porta, sei già in casa" osservo divertita.

"Boh, perché... Insomma, è educazione no?" dice per poi sbuffare davanti al mio sguardo scettico "Senti, non lo so ok, non fare commenti, è una delle poche cose buone che mi ha insegnato mia madre"

Mi mordo il labbro sentendomi vagamente in colpa.

"Hai un brutto rapporto con lei?" chiedo.

Bisogna sempre stare attenti nel fare queste domande, usare il tono di voce giusto. Va moderato, come tutto.
Occorre un equilibrio a metà tra il ficcare il naso e il disinteressarsi, tra lo sfottere e il provare pena. Se le parole si sbilanciano da una parte o dall'altra, si rischia sempre di sbagliare.

"Ah, ehm..." esita.

Capisco che l'argomento lo mette a disagio, così decido di lasciar perdere.

"Non importa, tranquillo" scrollo le spalle con noncuranza "Vieni"

Salgo le scale sentendomi il suo sguardo addosso.

Mi sta guardando il culo?
Nah, dubito. E poi ho i pantaloni della tuta, non è niente che lo metta chissà quanto in risalto.
Sono solo mie paranoie.

Entro nella mia stanza stravaccandomi sulla sedia girevole a rotelle davanti alla scrivania, piazzando i piedi sul ripiano di legno.

"Mettiti pure dove vuoi, basta che non tocchi il mio letto" affermo allungandomi per prendere il computer.

Lui resta ancora qualche istante in piedi in mezzo alla stanza prima di decidersi a prendere un'altra sedia e affiancarmi, anche troppo per i miei gusti. Fingendo che sia un movimento casuale mi sposto un po' in più in là, digitando la password sul PC che tengo in bilico sulle mie cosce.

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora