❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟏𝟓 ❞

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Rifiutato, ho il cuore triturato,
non conosco l'amore simulato,
di avvelenarmi non l'avevo stipulato.
A perdere tutto ci sono abituato,
mi concedo e mi piego anche
se so di avere un ego smisurato
e negli ultimi anni mi ha divorato.
Tu sei una mantide e
io mi faccio decapitare,
tanto che può capitare,
sono una lettera da non recapitare.
A stare in gabbia ci prendi il vizio,
tu dici che è solo per l'inizio,
quando te ne accorgi
stai a metà del precipizio.

(Baci al cianuro,
Gemitaiz & Madman)

LORENZO'S POV

"Guardami in faccia" ringhio.

"Smettila Ostuni" guarda le sue unghie.

"Non chiamarmi per cognome porca puttana" alzo la voce.

"No, non ti chiamo proprio, è diverso" precisa "Vattene"

"No che non me ne vado" stringo i pugni dal nervoso, strangolo l'orlo della felpa "Non puoi chiudere tutto con un merdoso pezzo di carta, non dopo quello che è successo, non dopo..." ingoio saliva e rabbia mescolate.

Chiara solleva gli occhi puntandolo oltre la mia spalla destra.

"Ciao Cinquegrana"

Sobbalzo di paura voltandomi, solo per scoprire che dietro di me non c'è proprio nessuno.

"Questa cosa che ora ho finto potrebbe accadere davvero da un momento all'altro. Ti conviene allontanarti" mi sorride falsamente.

Il fatto che continui ad evitare il mio sguardo mi fa andare in bestia.

"Non me ne frega un cazzo se arriva qualcuno Chiara, guardami"

"Non te ne frega un cazzo dici? Ti sei staccato di un metro da terra, non dire stronzate" mi liquida con un gesto sprezzante della mano.

La campanella suona segnando la fine della ricreazione.
Chiara si siede per poi iniziare a tamburellare la penna contro al banco senza più calcolarmi.

"Fanculo" sibilo ferito tornando al mio posto.

Passano circa una ventina di secondi prima che Sara si sieda di fianco a me, sorridendo dietro alla sua sciarpa colorata.

"Tutto ok?" mi chiede; probabilmente ho la faccia di chi sta per commettere una strage e poi spararsi da solo per concludere in bellezza.

"Sì sì" forzo a mia volta un sorriso.

Sono quasi felice di vedere il professore, almeno quando lui inizia a parlare tacciono tutti gli altri.
E io posso pensare. O meglio, posso riversare nella mia stessa mente le mie sensazioni, per ora tutte negative.
Tengo gli occhi puntati sulla schiena di Chiara sperando che basti il mio sguardo per incenerirla, poi di colpo li abbasso come se mi fossi scottato.

Maledetta stronza.

Gli ultimi tre giorni passati ad ignorarmi. Ad arrivare in classe in ritardo apposta, a non rispondere ai miei messaggi o alle mie chiamate, a tornare a casa da scuola prendendo una strada diversa dal solito.
E anche adesso lei rimane lì a giocherellare con le sue stupide catene, a prendere svogliatamente appunti, ad arricciolarsi una ciocca -come facevo io- per poi spostarsela dietro le spalle, solo per ricominciare dopo nemmeno un minuto. Vorrei alzarmi dalla sedia per urlarle contro fino a lacerarmi le corde vocali, ma la presenza dei miei compagni e del professore mi inchioda sul posto.
Come se dovessi vomitare ma avessi la bocca tappata e fossi costretto a mandare di nuovo tutto giù.

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora