❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟑𝟗 ❞

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Cadere e poi rialzarsi,
piangere e poi sorridere,
tu l'hai chiamata sofferenza,
io lo chiamo vivere,
tra diffidenti e vipere,
decidere è difficile,
per amore non sai se
morire o uccidere.
Dovremmo fare due parole
perché le persone più son sole
meno qualcuno le vuole,
tra tutti i limiti abbiamo
scelto il cielo e si avvicina
sempre più, ma ora ho paura,
se guardo giù c'ho le vertigini.

(Soli Assieme,
Emis Killa)

CHIARA'S POV

"Tigre, vieni qui" mi chiama con il suo sorriso da idiota.

Alzo gli occhi al cielo, iniziando ad ancheggiare nella sua direzione.
Lui mi mangia con lo sguardo mentre mi avvicino per poi tirarmi sopra di sé, affondandomi le dita nelle anche.

"Devi smetterla con questa storia" lo rimprovero a bassa voce.

"Quando tu la smetterai con queste" replica riferendosi alle unghie che sto facendo scorrere leggere lungo il suo petto nudo.

"Però quando queste ti fanno i grattini ti piacciono" ghigno inclinandomi in avanti, i suoi palmi seguono il movimento del mio corpo finendo sul mio sedere.

"Mi piacciono sempre" soffia per spostare le mie ciocche che gli stanno finendo in faccia.

Mi raccoglie i capelli con una mano riportandomeli dietro le spalle prima di farla scendere lungo la mia schiena, giocando con la chiusura del reggiseno.

"Tu piuttosto dovresti pensare a un soprannome carino per me" dice fingendosi offeso "Io per te ne ho un sacco: Dracula, Biancaneve, Coccinella, Tigre..." elenca "Pensa a qualche mia caratteristica e tirane fuori uno"

"Vedi, il fatto è che tutti quelli che mi vengono in mente sono comunemente chiamati <<insulti>>, quindi..." alzo le mani come a dire che non ci posso fare niente.

"Beh, non sarebbe un insulto qualcosa riguardo alle dimensioni del mio c-"

"LORENZO!" sbotto cercando di non ridere.

Lui lo fa al posto mio, tirandosi su a sedere e facendomi finire sul suo bacino di conseguenza.

"Non fare la santa con me" sorride malizioso.

Apro bocca pronta a replicare, ma è più svelto di me e mi prende il labbro inferiore tra i denti, tirandolo con delicatezza mentre le sue mani si infilano all'interno dei miei pantaloncini. Lo assecondo posando i palmi sui suoi addominali appena accennati, sentendo qualcosa sotto di me iniziare a premere nel momento in cui mi metto a giocare con i lacci dei suoi pantaloni.

"Non guardarmi così" si difende notando la mia occhiata esasperata "Tu lo stuzzichi, lui reagisce. È così che funziona il corpo umano"

"Sei tu che funzioni come un m-"

"Taci ogni tanto" borbotta affondando il viso nella mia scollatura.

Lo sento iniziare a lasciarmi baci e morsetti e per quanto mi stia tentando mi impongo di parlargli di quella questione prima di scordarmene.

"Uno di questi giorni io, te e Massimo facciamo qualcosa"

Sospira dritto sul mio petto, riempiendomi di pelle d'oca.

"Punto primo, non nominare mai più tuo cugino mentre sono messo così con te, è traumatizzante. Punto secondo, perché?"

"Perché..." abbasso lo sguardo sui lacci che continuo a passarmi tra le dita.

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora