Capitolo 37

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28 Maggio 2019 ore 03.50

Nella stanza si levò finalmente il pianto di una neonata, dopo quasi sei ore di travaglio Aurora era finalmente nata. Anna si buttò a peso morto sul lettino, oramai esausta dalle spinte e dal dolore, senza però lasciare la mano della sorella, intrecciata alla sua.

- Ce l'hai fatta! – le sorrise Giulia, con le lacrime agli occhi, baciandole la fronte sudata. Era stata dura, ma finalmente era finita. Anna sorrise stancamente, ad occhi chiusi.

- Che nome devo mettere sulla cartella? – chiese un'infermiera.

- Aurora! – rispose subito Giulia

- No! – biascicò Anna. La sorella si voltò a guardarla stranita.

- Ma come? – le domandò.

- Maria, si chiama Maria! – rispose la sorella semplicemente. Giulia sobbalzò al nome di sua madre, perdendo un battito.

- Ne sei sicura? – bisbigliò incredula. Anna si limitò ad annuire con le lacrime agli occhi. – Non ti creerà problemi con tua suocera? Voglio dire, so che avrebbe preferito che si chiamasse come lei! – abbozzò, con voce tremante.

- Deve solo provarci a crearmi problemi! – borbottò stanca la sorella. – Giulia va dalla bambina! – le disse poi, chiudendo gli occhi.

- Allora che nome scrivo? – chiese ancora una volta l'infermiera.

- M-Maria Caporicci! – rispose Giulia, staccandosi la mascherina dal volto. L'infermiera annuì annotando il nome della piccola ed uscì, con la ragazza al seguito, diretta al nido. Giulia aveva il cuore che le batteva forte, sua sorella 'aveva sorpresa con quel cambio di programma e non osava immaginare cosa sarebbe successo una volta fuori dalla sala parto. Arrivata al nido, si bloccò di fronte alla culletta di sua nipote, fissandola dormire con i pugnetti chiusi, la pelle arrossata e la boccuccia socchiusa.

- Vuoi portarla tu dal padre? – chiese Teresa, una sua vecchia collega, che le aveva prestato la divisa per entrare in sala parto.

- Posso? – le domandò incerta.

- Ma certo! – le sorrise la donna – Tanti auguri, Giulia! – le diede poi un bacio sulla guancia, lasciandole tra le mani la cartella clinica della bambina. Giulia incastrò la cartella nel materasso della culletta, per poi prenderla ed uscire nell'aera antistante la sala parto, dove aspettavano ansiosi suo cognato Fabio, i suoi genitori e Laura. Quando le porte si aprirono, vide accanto all'amica Niccolò e Adriano, rimanendo sorpresa. Nic si limitò a sorriderle, facendo spallucce. Nonostante Giulia avesse insistito che tornasse in albergo a dormire, lui non ce l'aveva fatta. L'aveva vista bloccarsi di fronte all'entrata dell'ospedale quando erano arrivati, capendo il suo disagio. Quello era l'ospedale dove mesi prima lei lavorava e non doveva essere per nulla facile. Poi l'aveva vista ancora più agitata quando aveva indossato la divisa per entrare in sala parto. Era pallida, le mani e la voce le tremavano. Non poteva andarsene e lasciarla sola, non poteva proprio.

- Oh mio Dio, è bellissima! – disse Laura avvicinandosi alla culletta. Dalle porte alle spalle di Giulia, uscirono due infermiere he trasportavano il letto di Anna.

- Ecco la mamma! – disse Teresa. – Tanti auguri! – si congratulò lasciando la famiglia a festeggiare. Giulia prese fra le braccia la piccola Maria, attenta a non farle male e la posò fra le braccia di suo cognato Fabio, che tratteneva a stento le lacrime di commozione.

- Auguri papà! – gli sorrise anche lei commossa, dando un buffetto alla guancia della piccola.

- Benvenuta Aurora! – disse la signora Jole, la suocera di Anna e Giulia si ghiacciò sul posto, guardando sua sorella.

- In realtà mamma si chiama Maria! – le fece presente Fabio. A quanto pare i due genitori avevano concordato il nome senza dire nulla a nessuno. Laura affiancò subito Giulia stringendole la mano.

- Ѐ gesto bellissimo! – rispose la donna, carezzando amorevolmente la nuora. "Pericolo scampato!" sospirò Giulia allontanandosi dal gruppetto. Aveva bisogno di aria e la terrazza dell'ospedale le sembrava invitante. Niccolò la seguì con lo sguardo e dopo essersi congratulato velocemente con i neogenitori le corse dietro. Giulia spalancò le porte e sospirò pesantemente, sobbalzando quando sentì la grande mano di Nic sulla sua schiena.

- Va tutto bene? – le chiese premuroso lui. Giulia si voltò a guardarlo con le lacrime agli occhi.

- Perché sei rimasto? – domandò lei, mentre il venticello fresco della sera le sferzava sul viso.

- Perché sapevo che avevi bisogno di me! – sussurrò lui abbracciandola. Sicuramente Jacopo gli avrebbe fatto una lavata di testa per non essersi riposato abbastanza in vista del concerto della sera, ma non gli importava, lui doveva starle accanto perché era di questo che Giulia aveva bisogno. Sulla spalla di Niccolò, la ragazza si lasciò finalmente andare a tutte le emozioni che aveva trattenuto da quando aveva ricevuto la telefonata di Fabio. Lasciando che il ragazzo la consolasse.

- Va meglio adesso? – le chiese quando Giulia si scansò dall'abbraccio asciugandosi le lacrime, guardandolo con gratitudine.

- Sì, grazie mille! – gli rispose, puntellandosi sui piedi per dargli un bacio.

- So di essere inopportuno, ma sei veramente sexy con la divisa! – cercò di sdrammatizzare lui, beccandosi uno schiaffetto sul braccio.

- Sei proprio un cretino! – rise Giulia.

- Un cretino sincero! – si difese lui, chinandosi a baciarla con il sorriso sulle labbra.

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Angolo autrice

Capitolo cute, ma quanto lo sto facendo puccioso Nic in questa storia? Godetevela ancora per poco che la tempesta è dietro l'angolo! ciaooooo

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