Capitolo 1

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[Sofia]

- Puoi sempre cambiare idea e andare da quel mio amico - disse mio padre all'altro capo del telefono

- E io ti ho già detto di no - risposi - Non sono venuta qui per dipendere da qualcuno, voglio cavarmela da sola -

- Ma non dipenderesti da nessuno -

- Certo come no - borbottai - Papà ti devo lasciare sono arrivata -

Chiusi il telefono senza aspettare una risposta e scesi dall'autobus su cui avevo viaggiato per diverse ore.

Allora, partiamo dall'inizio: mi chiamo Sofia e sono di Matera.
Sto iniziando il mio primo anno di università a Roma perché sono riuscita ad ottenere una borsa di studio nella facoltà di lettere della Sapienza.
Questo grazie ai miei voti e ad un mio professore che conosceva un professore della Sapienza che...ok avete capito l'antifona!

Mio padre avrebbe voluto che andassi ad abitare da un suo amico, che vive non molto lontano dall'università, ma avevo deciso di cambiare e che, per una volta, dovevo badare da sola a me stessa, senza dipendere da nessuno.

Quando l'autobus ripartì mi guardai intorno per cercare la villa che sarebbe stata la mia casa per tutto il prossimo anno.
Dall'altra parte della strada c'era una via brecciata che spariva nel verde.

Secondo le indicazioni del proprietario della villa avrei dovuto prendere una strada brecciata fino a che non mi sarei ritrovata di fronte ad una villa antica.

Era l'unica strada da quelle parti e la imboccai.

Se all'inizio pensavo che quella era una bella zona: per via del paesaggio, per la calma e per l'aria, che non era inquinata come quella del centro città; dovetti ricredermi perché la strada e la villa distavano diversi km ed erano tutti in salita.

La mia parte pigra, che in quel momento stava faticando parecchio considerate le due valige che mi portavo dietro, avrebbe voluto prendere il telefono e chiamare mio padre per dirgli che si, accettavo volentieri l'ospitalità del suo amico.
Ma non potevo arrendermi solo per una stupida salita, no?

No, per niente!

Dopo altri dieci minuti di fatica puzzavo di sudore ma avevo raggiunto il cancello d'ingresso.

Presi le chiavi dalla borsa e l'infilai nella toppa, un paio di giri ed entrai nel piazzale. Notai che per arrivare alla porta avrei dovuto fare le scale...altra fatica!

Sbuffai e con tutta la buona volontà e quella poca determinazione che avevo in corpo, feci le scale e raggiunsi la porta, l'aprii e mi venne voglia di dormire nel giardino malmesso al piano di sotto...

- Smettila di far finta di parlare un'altra lingua per non rispondermi! - esclamò una voce alterata

Sentii una risposta in una lingua che non conoscevo. Non che conoscessi chissà che lingua oltre l'italiano e una base d'inglese.

- Ti odio! Questo lo capisci? - chiese la stessa voce di prima

Mi guardai intorno per studiare la casa: era vecchia anche all'interno e secondo me si reggeva in piedi per miracolo.

Una ragazza uscì da una porta tutta trafelata e con lo sguardo a dir poco arrabbiato: aveva i capelli neri, lunghi fino al fondoschiena, occhi castano scuro, aveva un bel viso e il corpo degno di una modella.

Mi guardò e il suo sguardo si addolcí

- Sei la nuova coinquilina? - mi chiese speranzosa

- A quanto pare - dissi - Sei tu la ragazza che urlava? -

- Si - rispose - Tutta colpa di un nostro coinquilino che si ostina a non parlare la nostra lingua -

- Forse non la parla per davvero? -

- Studia lingue - mi disse - Ne conosce diverse e capisce quando lo insulto -

Mi venne da ridere ma mi trattenni.
Quella ragazza era arrabbiata e non mi sembrava il caso di farla alterare ancora di più.

- Comunque, io sono Lidia, tu? -

- Sofia - risposi allungando una mano nella sua direzione

Me la strinse e mi sorrise

- Sono felice che sei qui, altrimenti avrei dovuto vivere con quel tipo scorbutico che odia il mondo - mi spiegò - Comunque dovrebbe arrivare anche qualcun'altro -

- Speriamo qualcuno di più simpatico allora - dissi

Lei alzò gli occhi al cielo e sorrise

Doveva proprio odiarlo quell'altro coinquilino

                              ***

[Lidia]

Avrei dovuto ringraziare il cielo per il dono di Sofia.

Era da una settimana che vivevo in quella villa e il secondo giorno era arrivato lui, Fabio.
All'inizio sembrava solo uno che se ne stava per i fatti suoi e che non voleva essere disturbato.
Il terzo giorno, quando avevo provato a scambiare qualche parola con lui avevo capito che era uno stronzo menefreghista e basta.

Fabio era ungherese ma parlava bene l'italiano. L'avevo scoperto una volta in un bar: eravamo capitati per puro caso nello stesso locale e l'avevo sentito parlare un italiano perfetto.

Solo che quando eravamo a casa mi ignorava e faceva finta di non capire un accidente di quello che dicevo.

In pratica, Sofia era una ventata d'aria fresca e un motivo per gioire.
Almeno non sarei stata più costretta a parlare da sola tutto il giorno.

- E questa è la cucina - dissi quando finii di mostrare la casa alla mia nuova amica

- È piccola in confronto al resto della casa - notò lei

Non potei fare altro che annuire.
Anche io avevo notato questo dettaglio quando ero arrivata

- Ci arrangiamo - dissi

Proprio in quel momento entrò il signore degli odiosi, andò verso il tavolo e si prese una mela dal cesto della frutta.

- La tua educazione è sempre la migliore - gli dissi acida

Fabio si voltò, si poggiò al tavolo e squadrò Sofia da capo a piedi

- Per te sempre, Lidia - si degnò di rispondermi addentando la mela

In tutto ciò non aveva mai staccato gli occhi da Sofia.
Lei diventava man mano più rossa ed evitata lo sguardo di Fabio mentre si mordeva il labbro inferiore

- Benvenuta nella nostra umile dimora - disse lui facendole un cenno con il capo.

- Gr...grazie - balbettò lei

Poi Fabio prese e se ne andò via

- A quanto pare...ti trova simpatica - mi ritrovai costretta ad ammettere

Be' si era degnato di parlare...


Angolo me:
Ciao!
Ho iniziato questa nuova storia per via di un film che stavo vedendo oggi pomeriggio.
Spero vi piaccia!

In questo capitolo abbiamo dato un'occhiata a tre dei nostri protagonisti...
Che ne pensate?

Grazie!




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