Capitolo 11

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[Fabio]

Quella soffitta era un vero e proprio inferno.
Avevo ricordato quello che aveva detto la proprietaria della villa quando avevo pagato la mia parte ma non pensavo che fosse ridotta così.
Non era una soffitta, ma un vero e proprio magazzino ammassato di cose inutili.

Se ci avessi messo mano avrei dato fuoco a tutto ma non ero lì per quel motivo.

Sofia ci teneva parecchio a questa cosa del Natale e visto che non poteva tornare a casa sua per ovvi motivi volevo fare in modo che non ne sentisse troppo la mancanza.

Io non ero abituato a festeggiarlo. A mio padre non importava molto come festività, non sapevo nemmeno se la considerava come tale; alla mia matrigna già interessava ma aveva smesso d'insistere con tutte quelle cose natalizie dopo qualche anno di matrimonio con mio padre, quando si era accorto che lui era addirittura infastidito da quella festa...quindi, appunto, non ero abituato.

Io non ero così. Non mi fregava degli altri ma Sofia era... Sofia...
A quella ragazza bastava aprire la bocca e mi veniva istintivo fare quello che voleva, non riuscivo a negargli niente, non mi ero mai sentito così con nessuna, non mi era mai capitato.

Con quei suoi occhioni verdi e il sorriso gentile, mi impossibilitava a dirgli di no.

Comunque ero lì per trovare il benedetto albero di Natale e le decorazioni per la casa.

E visto il casino che c'era lì dentro avrei impiegato giorni per trovarlo.

                            ***

[Sofia]

Quando rientrammo dalla spesa la prima cosa che notai fu il frastuono, poi una serie di parole sconnesse e molto colorite in ungherese.

- Starà dicendo tutto il rosario? - chiese Lidia alzando gli occhi al cielo.

La fulminai e scossi il capo.
Fossi stata al suo posto non avrei mai provocato una persona come Fabio. Soprattutto quando aveva i nervi a fior di pelle, soprattutto quando parlava in ungherese come un pazzo.

- Àtkozott öreg isten!
De mit kell tennie ezekkel a dolgokkal? Bassza meg! Most mindent elégettem! - lo sentii esclamare.

Andai in cucina e poggiai le buste della spesa sul tavolo.

- Secondo me deve farsi vedere da uno bravo - continuò Lidia affiancandomi.

- Dovresti seriamente lasciarlo stare - dissi - Non è divertente che lo stuzzichi così, lo fai solo innervosire di più -

Lei alzò gli occhi al cielo e cominciò a mettere a posto la spesa.
Sbuffò e si voltò a guardarmi con le mani poggiate sui fianchi.

- Sempre a difenderlo stai, perché? Ti ricordo che sei stata male a causa sua - disse.

Inarcai un sopracciglio.

- Non è stata colpa sua se mi sono presa la febbre. Sono io che mi sono addormentata sotto un albero -

- Perché avevate litigato - infierí lei.

- Lidia basta! - esclamai esasperata - So gestire la situazione con Fabio da sola, anzi sappiamo entrambe che sono l'unica che sa gestirlo -

Grazie a Dio non ribatté e presi a sistemare la spesa nei mobili mentre depennavo le cose della lista.
Benomale avevo preso tutto quello che mi serviva sia per la cena di Natale che per gli altri giorni.

Lidia presa a canticchiare. Evidentemente era di buon umore.
E visto che eravamo in tema e che lei mi aveva fatto il discorso del secolo ora toccava a me farlo a lei.

- Ma...cosa è successo tra te ed Ewan? - chiesi - Negli ultimi tempi vi siete evitati come la peste...peggio di come fai con Fabio -

Lei sussultò e continuò a guardare nei mobili senza guardarmi, anzi mi stava proprio ignorando!

- Niente - rispose dopo un po' - Diciamo che si è rivelato un vero e proprio idiota. E poi ha fatto tutto da solo -

Annuii.
Credevo alle parole di Lidia. Dubitavo che mi mentisse e poi... be'...non è che Ewan era un santo insomma.
Non sapevo che cosa aveva fatto per far girare le scatole a Lidia visto che lei si era presa una cotta per lui e se la mia migliore amica non voleva dirmelo non l'avrei forzata. Quando se la sarebbe sentita me lo avrebbe detto da sola.

Infilai una mano nella busta della spesa e afferrai una scatola. Proprio in quel momento arrivò Fabio.

- Allora siete tornate. Non mi ero sbagliato - disse.

- Be' eri troppo impegnato a lanciare maledizioni in ungherese per prestare attenzione a noi due - rispose Lidia.

Io scossi il capo e tirai fuori la scatola.

- Che avete pr...eso...?! - fece lui mentre fissava quello che avevo in mano.

Abbassai lo sguardo e notai che la scatola che tenevo tra le mani era quella che aveva preso Lidia: la scatola dei preservativi!

In mano a me, mentre Fabio mi fissava...in modo strano.

La mia migliore amica si mise a ridere, mi prese la scatola in mano e la lanciò a Fabio.

- Questa è per te - gli disse.

Lui la prese al volo e la squadrò.

- Dimmi...ti sembro il tipo che...si insomma, non vado a caccia di ragazze ad usarle per sfogare la mia frustrazione - disse - Non vado...non sento la necessità di farlo quando capita e soprattutto con sconosciute -

- Chi ha detto una cosa simile! - esclamò Lidia.

Intanto mi stava rodendo dentro.
Se per quello che aveva detto Fabio sulle ragazze o altro non ne avevo idea.
Be' si, mi dava fastidio che pensasse ad altre ragazze.
Soprattutto, davanti a me.

- E allora che devo farci? - chiese Fabio - E poi avevi detto che servivano a te -

- A me? Bha...hai visto Ewan per caso? - rispose lei sarcastica - E a te serviranno. Che poi non serve che fai tutte quelle scene sulla frustrazione e le ragazze, non devi nemmeno uscire di casa, ce l'hai sotto il naso -

E indicò me.

Fabio mi guardò e divenne rosso.

Io mi sentii sprofondare e mi sentii bruciare la faccia.

- Lidia...dovresti farti gli affari tuoi - borbottò lui.

E a quel punto scappai dalla cucina per la vergogna.

Mi diressi di corsa verso la mia camera e sentii dei passi pesanti dietro di me ed ero sicura che non erano di Lidia.

Entrai in camera e feci per chiudere la porta ma Fabio mise il piede in mezzo e me lo impedí, spinse la porta e io persi l'equilibrio, lui entrò e mi afferrò al volo, chiuse la porta e mi ci poggiò contro, premendomi tra il suo corpo e la porta.

- Credo...che Lidia non lo faccia apposta... - disse con il fiatone - Non la sto difendendo...penso solo che sia fuori di testa -

- È esuberante non matta - risposi per difenderla.

Fabio scrollò le spalle e lanciò la scatola, che teneva ancora in mano, dietro di sé.

- Non ti ho seguito per parlare di lei - esordì.

Poi mi schiacciò contro la porta e mi baciò.





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