Capitolo 21

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{Lidia}

8...o forse 9.

Era all'incirca quello il numero di sigarette che Fabio si era fatto. E il tutto in un'ora circa.

Ogni tre minuti si alzava dal tavolo e andava in giardino a fumare. Sofia l'aveva seguito la maggior parte delle volte ma non sempre anche perché sarebbe stato brutto nei confronti di suo padre e del professore.

Al contrario di Fabio che se ne infischiava.

Che cosa era successo?

Il padre di Fabio nonché co-proprietario della Szilard Vàllalakot, Peter Szilard, si era presentato alla nostra porta e tra i due c'era stata una discussione accesa nella loro lingua.
Alla fine, visto che era la vigilia di Capodanno avevamo provato ad intervenire e alla fine avevamo invitato il padre di Fabio a restare per cena.

Indovinate come avevamo convinto Fabio a non uccidere suo padre?

Un solo nome: Sofia.

Ringraziamo il cielo che ci ha donato questa ragazza!

- E siamo a 10 - borbottai quando Fabio si alzò per l'ennesima volta.

Ed eravamo solo alla seconda portata.
E in quel momento non c'era  nemmeno Sofia che era andata a controllare il cibo sul fuoco con Chloe.

- 11, ne hai persa una quando eri andata in bagno - disse Ewan.

Eravamo vicini perché Chloe era in cucina, altrimenti c'era lei tra me e suo fratello.

Io di mia spontanea volontà non mi sarei mai messa vicino a quel dongiovanni del cavolo.

Lo guardai e notai il modo in cui mi guardava.
Aveva lo sguardo dispiaciuto.
Era pentito di quello che era successo, me lo aveva detto tante volte ma io non volevo sentire ragioni. Non volevo le sue scuse e non lo avrei perdonato.

Sofia tornò in quel momento e guardò il tavolo. Sospirò e poggiò il cibo.

- Lidia? - chiese.

- Faccio io - dissi alzandomi - Va ad impedire al tuo ragazzo di farsi venire un cancro ai polmoni -

Il padre del così detto ragazzo imprecò digrignando i denti e quello di Sofia si schiarì la voce.

Alla faccia della festa!

***

{Sofia}

Uscii in giardino e trovai Fabio allungato sulla nostra panchina.
Per nostra panchina intendevo quella in cui ci eravamo baciati la prima volta.

Aveva un'altra sigaretta tra le labbra, per fortuna spenta e teneva le mani dietro la nuca.

Mi avvicinai, cauta.

Non so come mi era saltato in mente di assecondare l'idea degli altri di invitare a cena il padre di Fabio.

Io che più di tutti sapevo che lui suo padre non poteva nemmeno vederlo e viceversa.

C'era da dire che il mio ragazzo si stava comportando anche abbastanza bene, tralasciando l'uso eccessivo di sigarette.

Aveva gli occhi chiusi e rimasi a distanza di sicurezza.

- Non fissarmi da lontano - biascicò con la sigaretta sospesa tra le labbra.

Mi avvicinai e mi sedetti sul bordo della panchina al suo fianco.

Lui allungò una mano e me la mise sulla gamba, cominciando a fare disegni circolari.

- Ti va di parlarne? - chiesi.

Fabio sbuffò e ripose la sigaretta.

- Mio nonno va in pensione - disse ad un tratto sorprendendomi.

Con il suo sbuffo pensavo che stesse dicendo chiaro e tondo che non voleva parlarne.

- E allora? - chiesi non sapendo bene che cosa significava questo per lui.

- E allora mio padre è incazzato - spiegò - Perché nel contratto/testamento nomina ME a capo dell'azienda. Senza possibilità di modifica -

Sbattei le palpebre, scioccata.
Fabio mi stava dicendo che suo nonno gli aveva lasciato l'azienda di famiglia?

- E tuo padre è incazzato perché...-

- Perché lui resta il co-proprietario. Non ha nemmeno la metà dei diritti e dei doveri che spettano a me -

- Be' wow! - esclamai seriamente sorpresa dalla piega che stava prendendo la vita di Fabio.

- E vuole conoscere te - mi disse - Mio nonno intendo. Gli ho detto di te e ha detto, testuali parole "adoro quella ragazza senza conoscerla, ti ha cambiato e non te ne accorgi" -

Sussultai a quelle parole.
E pensare che non sapevo nemmeno che avesse parlato di me alla sua famiglia.

Ero sorpresa per tutte queste nuove informazioni ma non ero stupida e avevo capito che qualcosa in Fabio non andava.

Alla fine mi alzai e mi misi a cavalcioni su di lui, stendendomi poi e poggiando la testa sul suo petto.
Non mi scansò.
Con una mano prese ad accarezzarmi il braccio e con l'altra a giocare con i miei capelli.

- E tu? Tu cosa vuoi fare invece? - chiesi a quel punto.

- Vorrei vivere la mia vita in santa pace - rispose - Sai ho sempre voluto fare l'insegnante di lingue o la guida turistica nei vari paesi del mondo ma... be' anni fa ho fatto una promessa a mio nonno e voglio mantenerla e poi mio padre è particolarmente avido ed ha la tendenza a pensare a sé stesso e al suo guadagno personale. Non è in grado di gestire l'azienda, non da solo. Mio nonno mi ha insegnato tutto quello che c'è da sapere sulla società e io, al contrario di mio padre, assorbo le informazioni come una spugna e penso all'interesse degli altri, anche se non si vede -

Ridacchiai.

- Non ho mai detto che pensi a te stesso - dissi - Guardaci. Pensi anche a me -

- A te ti metterei al primo posto, sempre -

Quelle parole mi sciolsero.
Fabio non era un tipo particolarmente romantico, avevo sempre pensato che il romanticismo non facesse parte delle sua persona ma in fondo, a quanto pareva, anche lui lo era.

- Comunque...mio nonno mi da il tempo di finire gli studi - disse - Prenderò l'azienda dopo la laurea -

Annuii.

Questo significava che sarebbe rimasto ancora per molto.
Anzi speravo che sarebbe rimasto con me anche quando avrebbe dovuto prendere in mano l'azienda di famiglia. Probabilmente, molto probabilmente, le nostre strade si sarebbero divise: Fabio aveva l'azienda e io... be' ancora non sapevo che cosa avrei fatto dopo i tre anni di laurea.
Certo era presto per pensarci ma conoscendomi sapevo che in quei due anni e mezzo che ci restavano me lo sarei chiesto continuamente.

- Sofia? - mi chiamò.

- Mh? -

- Smettila di scervellarti quando sei con me, lo sai che non mi piace che ti perdi così -

- Scusa, non lo faccio più - borbottai.

- No, non lo farai - disse - Non lo farai perché non devi nemmeno pensarci al fatto che ti lascio, non vai da nessuna parte senza di me -

Sollevai la testa e lo guardai.

- Sei speciale, lo sai questo? - gli chiesi.

Fabio ammiccò.

E allora lo baciai...





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