Capitolo 15

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[Fabio]

Parlare della mia vita e della mia famiglia mi scocciava.

Era una cosa che odiavo.

Appena dicevo di essere il prossimo ad ereditare la Szilard Vàllalakot mi guardavano in modo diverso.

Mi guardavano come se avessi l'oro nelle vene invece del sangue.

Ma non volevo e non potevo mentire al padre di Sofia.

Quell'uomo era astuto e furbo, adorava sua figlia in tutti i sensi e non mi sarei stupito se, dopo, avesse fatto ricerche sul mio nome.
E se mentivo e lui lo scopriva ero nei guai.

Volevo Sofia, tenevo a lei più della mia stessa vita e non l'avrei persa solo perché non volevo dire la verità sulla mia famiglia.

Comunque, Lidia era scettica, il padre di Sofia mi guardava in modo strano, il professore si tormentava le mani indeciso se fare qualcosa o meno e Sofia...aveva la chiara espressione del "perché non mi hai detto niente"

Dopo avremmo dovuto parlare.

- È assurdo - fece Lidia - Tu sei...cosa cacchio ci fa uno come te a studiare per diventare insegnante? -

Ecco, appunto.
Più o meno la reazione di tutti!

- Perché mi piace - dissi - Nessuno mi vieta di studiare quello che voglio -

Sofia mi guardava.

La mora sbuffò...

- Be' potevi pagare anche una parte più grande dell'affitto visto che puoi permettertelo - disse.

Feci per aprire la bocca e dirgliene quattro ma Sofia si mise in mezzo tra noi due e mi poggiò una mano sul petto.

- Piantatela - disse.

- Ma è vero! - esclamò lei - È un idiota, poteva anche dircelo che è ricco sfondato e poi...il suo comportamento è tutto fuorché... -

- Lidia smettila! - le intimò Sofia - E tu...fuori da questa stanza -

La guardai scioccato e poggiai la stecca sul biliardo, poi incamminai fuori dalla stanza con lei dietro di me.

Mi superò e mi prese per mano, conducendomi in quella che sembrava una libreria enorme.

Chiuse la porta alle sue spalle e mi guardò.

- Scusa - disse.

La guardai allibito.

- Per cosa ti stai scusando esattamente? - chiesi.

- Per mio padre - disse - È stato invadente, non doveva chiederti quelle cose sulla tua famiglia -

Scrollai le spalle.

Non mi importava.

Mi scocciava solo il fatto di quello che pensavano di me quando si sapeva non il fatto di dirlo per sé.

Mi avvicinai e le presi il volto tra le mani.

- Sono io che devo scusarmi con te - dissi - Avrei dovuto parlarti di qualcosa che... -

- Hai detto che non vai d'accordo con tuo padre? - mi chiese interrompendomi.

Sospirai.

- Diciamo che non vuole che io erediti l'azienda, ritiene che non ne sono in grado - ammisi.

La verità era che mio padre era invidioso del fatto che suo padre stimava più me che lui.

Uno dei motivi per cui adoravo mio nonno.

- Smetti di scusarti - gli dissi - Non devi farlo, capisco tuo padre. Al suo posto mi comporterei allo stesso modo -

Sembrava indecisa se darmi ascolto oppure no.

Mi piegai alla sua altezza e la baciai sulle labbra.
Sofia tentennò a malapena ma poi ricambiò infilandomi la lingua in bocca.

Mi mise le braccia dietro al collo e mi afferrò i capelli, strattonandoli.
Mi sfuggí un gemito mentre un brivido mi percosse da capo a piedi.

Feci scivolare le mani sul suo corpo fino ad arrivare alle sue gambe, la presi e la feci salire in braccio, lei mi allacció le gambe alla vita e la sbattei contro la porta.

Sofia mugolò e mi strinse a sé.

Sapevo che cosa sarebbe successo se fossimo andati avanti e non mi pareva il caso visto che eravamo a casa di un uomo che l'aveva vista crescere e con suo padre nella stanza accanto.

Mi staccai di malavoglia e lei sbuffò.

- No - dissi - Non possiamo...non qui -

Lei mi strinse tra le sue gambe e spinse il bacino contro di me.

- Sofia... - sussurrai sul suo collo.

Mi strattonò di nuovo i capelli.

- Non immagini nemmeno quello che vorrei farti - gli dissi.

Lei sorrise.

- Credo di essermi fatta un idea... -

                             ***

[Lidia]

Non riuscivo a crederci!

Fabio aveva un azienda come eredità e non aveva mai detto nulla.

Ma, soprattutto, non riuscivo a credere a quello che vidi dopo!

Sofia e Fabio si erano allontanati per parlare e anche se il padre di lei era stato tentato di seguirli, il professore l'aveva dissuaso dicendo che Sofia non era una bambina che aveva bisogno di essere protetta.

Ma non fu quello ma quando tornarono quei due!

Era evidente che non si erano limitati a parlare: aveva entrambi le labbra rosse e gonfie, anche le guance avevano una vaga sfumatura di rosso, Fabio aveva i capelli scompigliati e sparati da tutte le parti e Sofia si spostava il collo della maglia.

Li guardai con un sorriso elequente.
Fabio alzò il dito medio nella mia direzione, senza farsi vedere dai nostri ospiti.

Il padre di Sofia passò lo sguardo dall'uno all'altra e si schiarì la voce.

- Farò finta di niente - disse - Passiamo al dessert? -


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