15.

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In questi cinque giorni ho cercato di pensare a me stessa. A cosa mi stava succedendo dentro. Sembrava quasi che io stessi avendo una mutazione, un cambiamento nuovo. Ma cosa non era cambiato erano i sentimenti per Simone.
La telefonata di Sara mi aveva confermato che stavo e avevo fatto una cazzata. Non gli avevo creduto tanto meno lo avevo ascoltato. Mi sentivo in colpa. Stava male a causa mia.
Gaia e aurora mi chiedevano spesso di chiamarlo ma io rispondevo che era sempre troppo impegnato e il telefono non poteva usarlo. Era sbagliato questo. Stavo mettendo contro le bambine a Simone. Loro iniziavano a pensare che il loro papà non sarebbe più tornato a volerle bene. Stavo facendo credere a loro che le aveva abbandonate.
Respiro profondamente. Ero di nuovo nel pallone. Stavo in studio e Fabrizio mi guarda cercando di capire cosa mi stesse succedendo.
“Emma vieni siediti” mi dice portandomi vicino al divano.
“ sono una cogliona fabri”
“ in che senso?”
“ ho allontanato Simone da me. Lui sta male e anche io. Ma lui più di me. Mi ha chiamato sua sorella prima mentre tu stavi  cercando dei testi nell'altra stanza. Mi sono sentita una merda. Mi ha detto che sta chiudo in camera da giorni, non mangia beve e fuma. Io non volevo questo. Solo che mi sono trovata in una situazione più grande di me.
Non sapevo come gestirla. Non riuscivo più a lavoro. Quella notizia mi ha solamente fatto fare confusione al cervello "
“Emma lo sai che devi parlare con Simone?”
“ non mi vorrà nemmeno guardare in faccia. Fabrizio gli sto facendo solo del male. ”
“ si ma se tu non gli parli. Gli fai ancora più male. Dovresti iniziare a piccoli passi. Magari lo chiami per dirgli delle vostre cucciole. Io sono sicuro che Simone ti ascolterà”
“ se gli parlassi di Gaia e aurora sicuramente. Ma se apro discorso su di noi...” sento il viso bagnarmi. Sto piangendo. “ non mi vorrà ascoltare. Ne sono certa.
“ non puoi partire prevenuta Emma. Devi fare quello che ti senti. Mi sembra che tu ti sia facendo sempre troppi problemi. Sei diventata troppo razionale. ”
“ ho paura fabri”
“ di cosa Emma? Di cosa hai paura?”
di essere un fallimento” affermo consapevole di quello che sento dentro finalmente. Mi stavo aprendo con il mio produttore. Una persona estranea a tutti i fatti in casa.
“Emma ascolta, quando ti rimprovero qua a lavoro che devi dare il massimo io lo dico perché conosco il tuo potenziale. Se lo faccio è perché so che puoi dare di più. In questi giorni c'erano momenti sì e momenti no. L'ho capito non ho avuto bisogno di mettermi lì a dirti che stavi combinando pasticci. Emma la tua vita è meravigliosa. Hai due bambine che stravedono per la loro mamma. Le ho viste entrambe l'altra sera mentre Filippo veniva a prenderti perché non ha voluto che guidassi, ti sono saltate addosso e ti hanno riempito di baci. E poi c'è Simone... Io lo so che tu lo ami quel ragazzo, non puoi essere arrivata a non amarlo più perché si nota quanto tu sia presa quando lui ti guarda. Quando ti manda i messaggi per dirti che stasera ci penserà lui a tutto. Quando ti dice che ti ama. Lo vedo come lo guardi. Sei piena d'amore. Non c'è un momento in cui potresti fallire. Ci sono i giorni no questo ne sono certo ma devi parlare con tuo ragazzo ogni volta che hai un brutto momento.”
“Simone mi sopporta troppo. A volte penso di essere un peso per lui. Quando ci siamo messi insieme quello vulnerabile era lui, cambiava stato d'animo ogni giorno adesso mi sento il come lui. Non so come comportarmi. Vorrei uscire da questa bolla ma non ci riesco. ”
“ perché non vuoi uscirci davvero Emma. ” afferma guardandomi negli occhi. Mi accarezza una guancia bagnata dalle lacrime. Si alza e mi dice di andare a casa. Di farmi una doccia che mi sarebbe servita e di chiamare Simone.

....

Milano

Ho seguito il consiglio di mia sorella. Sono tornato su dove ormai vivo. La città che avevo preso in considerazione per cambiare la mia vita. Sono davanti casa di Marco penso che dovrei andare nella mia di casa. Suono il campanello che si apre. Marco mi sorride.
“ ciao bro”
“ ciao marco” entro dentro casa. Mi guarda.
“ come ti senti?”
“ a pezzi Marco. Non è cambiato nulla. Non mi ha nemmeno chiamato in tutto questo tempo. ” dico amareggiato. “ stasera passo per vedere le cucciole. Sto troppo male per lei che mi stavo dimenticando di certe responsabilità. Mi devo prendere cura di Aurora e Gaia. Loro hanno bisogno di me”
“ oh bravo. Finalmente. ”
“ è molto difficile tutto questo”
“ Simo lo so. Ti devi però riprendere. Non puoi continuare a pensare che tutto sia finito. La tua vita non finisce per una che non ti crede”
“Il problema che non è « una » Marco quella è la persona che amo. È mi lacera l'anima sapere che non mi crede e non mi ascolta. ” annuisce senza dire altro. Mi siedo sul divano pensando a cosa sarebbe potuto succedere stasera.
Il tempo passo velocemente. Erano le 19 Marco era uscito per delle compere così decido di passare a casa. Mi serviva anche della roba.
Una volta davanti al portone inizio a sentire il cuore salire in gola. Infilo la chiave nella toppa è giro per aprire. Spingo il portone e le bambine che stavano inseguendo intorno al tavolino nel salotto si bloccano. Mi guardano per un secondo.
“Papaaaaaaaaaa” urlano in coro saltandomi addosso. Mi abbracciano facendomi cadere. Il loro odore mi fa scoppiare a piangere. Mi erano mancate un sacco. Non sapevo neanche più cosa volesse dire vivere. Respiro. Le accarezzò. Entrambe mi stringono dal collo.
“ amori miei”
“ papà ci sei mancato tanto” mi dice Gaia facendomi sentire tanto piccolo.
“ anche voi amori. Anche voi mi siete mancate tanto. ” dico baciandole. “ siete tutta la mia vita. Non vi abbandonerò mai amori. Mai. ” dico ancora. Mi guardano felici.
“ non vai più via?”
“ no aurora. Papà non va più via. Prima però devo risolvere delle cose con la mamma.”
“ sei arrabbiato con lei vero?” chiede Gaia. Scuoto la testa. Non volevo fare pesare le nostre cose a loro.
“ non sono arrabbiato con nessuno. Penso però che io e la mamma dobbiamo parlare di alcune cose. ” sorridono e mi abbracciano ancora. Alzo lo sguardo per alcuni secondi per cinque giorni che mi ero sognato il suo viso lo vedo. Appoggiata all'ingresso del corridoio che ci guarda.
“ che ne dite se andate in camera a giocare e papà più tardi vi porta a mangiare i vostri amati spiedini al pollo?” chiedo alle bambine.
“ siiiiii” mi baciano di colpo e corrono via felici nella loro cameretta. Emma non muove un passo. Resto anche io dove sono alzandomi da terra però. La tensione si taglia con il coltello.

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