Jamie
Dicembre aveva fatto il suo arrivo in un batter d'occhio. Le temperature erano scese notevolmente, l'arrivo della stagione invernale si faceva sentire, per questo cercavamo di passare meno tempo fuori casa. Con l'avvicinarsi del periodo natalizio, cominciavano ad accavallarsi gli impegni a causa della festività imminente.
Il primo che si presentò, quel piovoso venti dicembre, fu il gala di beneficenza in vista del Natale. Ogni anno, mio padre ne organizzava uno per raccogliere dei fondi che davamo in donazione ad un orfanotrofio nei pressi di New York. Una volta andati lì di persona per consegnare i soldi, papà si preoccupava di prelevare un'altra somma completamente nostra, da donare invece all'ospedale lì vicino, che ospitava un sacco di bambini con malattie oncologiche. Era una routine che facevamo ogni singolo anno e che mi faceva sentire una persona migliore. Molto spesso, mi capitava di sostare in orfanotrofio per portare i regali ai bambini, aiutare in mensa e preoccuparmi di intrattenerli durante il mio soggiorno.
Avevo conosciuto un sacco di bambini, che ero felice di andare a trovare ogni anno.
C'erano per esempio Emily e George, due fratelli gemelli che erano stati abbandonati da genitori fin dalla nascita. Non parlavano molto, stavano sempre per le sue, in disparte dagli altri bambini. Quando li avevo visti, mi ero subito preoccupato per loro. Eppure, erano solo dei bambini, farli integrare non sarebbe stato poi così difficile. Così, di anno in anno, mi ero messo di buona volontà e avevo fatto in modo che si sentissero parte integrante di quel posto. Se avessi potuto, li avrei adottati tutti quanti.
Ma per quanto il gala fosse un evento importante e gratificante da un punto di vista, dall'altro era una lotta continua su cosa indossare, su come porsi, su cosa dire. Se dovessi trovare un oggetto per descrivere la mia vita, di sicuro direi la medaglia. Avevo due facce. Quella che mostravo tutti i giorni a scuola, con gli amici e le persone care e quella che – invece – tiravo fuori negli eventi ufficiali che prevedevano un certo comportamento da parte mia.
Sospirai, sistemando le maniche della giacca rossa che portavo sul busto. Hannah – la nostra stilista – per quell'occasione si era data davvero da fare. Il vestito che aveva messo su per me, lo trovavo fenomenale. La giacca rossa si intonava perfettamente al mio incarnato. Inoltre, adoravo il fatto che ci fossero quei dettagli di nero nei bottoni, ai lati del collo, poco prima delle spalle, c'era questa striscia di stoffa nera che si fermava poco più sopra dello stomaco. Aveva optato per un pantalone nero classico, anche se le avevo chiesto di restringerlo dalle caviglie, essendo troppo largo per il mio gusto personale. Sotto la giacca, avevo messo una camicia bianca e la tanto odiata cravatta nera. Per quanto riguarda i capelli – strano ma vero – il mio parrucchiere era riuscito a tirarmeli tutti indietro. Eccetto per, ovviamente, quel dannato ciuffo ondulato che mi ricadeva sulla fronte. Avevo provato più volte a farlo stare al suo posto – e nonostante dovessi pensare ad altro – ero ancora davanti allo specchio a metterlo e rimetterlo insieme agli altri capelli. Sbuffai, guardando con aria torva il mio riflesso allo specchio, per poi continuare nell'impresa e utilizzare la mia solita e immancabile tenacia.
«È inutile che ci provi. Quel ciuffo farà sempre il suo volere.» la voce divertita di mio padre, mi distrasse dal mio intento. Mi voltai e sorrisi, notandolo tutto sistemato nel suo smoking nero lucido.
«Ehi, sei davvero wow!» risposi, facendogli l'occhiolino.
Mio padre sorrise, passandomi un foglietto e guardandomi con occhi colmi di lacrime. «Ho letto il discorso che hai preparato per stasera. Sono fiero di te, Jamie. Davvero.» mi disse, appoggiandomi una mano sulla spalla. «Quando io e tua madre abbiamo saputo della tua esistenza, ero spaventato a morte. Avevo la tua età, non sapevo come comportarmi e avevo paura di fallire come padre. Ma leggendo le parole che hai preparato stasera, mi sono reso conto che tra i tanti sbagli che ho fatto nella mia vita, tu e tua sorella siete la cosa migliore che abbia mai potuto fare.» sussurrò.
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The ticket of destiny
RomanceCOMPLETA Può un biglietto cambiarti la vita? Maya Ross ha sedici anni. Vive la sua vita tra lo studio, la sorella rompiscatole e una famiglia troppo protettiva. Nel liceo che frequenta, è sempre stata invisibile, oscurata da chi ha la tanto ambita...