Maya
Bum, bum, bum.
Quella calda notte di maggio, mi svegliai nel cuore della notte. Il mio respiro era affannato, i miei palmi tremendamente sudati.
Bum, bum, bum.
Il rumore fastidioso del mio battito cardiaco risuonava nelle mie orecchie come un'incessabile melodia.
Me li tappai, strizzando gli occhi e facendo dei respiri profondi.
Non di nuovo, non ancora.
Ogni volta che un attacco di panico mi veniva all'improvviso, mi sentivo sempre più stanca, sempre più sola, sempre più pazza.
Bum, bum, bum.
Mi alzai dal letto, reggendomi ad esso e deglutendo ripetutamente. Feci un altro profondo respiro e mi diressi in cucina, intenta a prendere un bicchiere d'acqua. Mi fermai prima di scendere le scale, a causa di un giramento di testa improvviso che mi fece perdere l'equilibrio. Chiusi gli occhi e mi aggrappai alla ringhiera, mordicchiando il labbro.
Forza, Maya.
Scesi un gradino, tenendo la mano ben salda sulla ringhiera. Così - a passo di lumaca e con le gambe leggermente molli - mi diressi in cucina, il corpo percosso dai brividi di freddo, le mani tremanti e il collo sudato. Aprii il frigo e riempii il bicchiere, portandolo alla bocca con fatica. Lo portai giù in sorso, asciugandomi il labbro con il polso e osservando il telefono posato sul banco.
Avevo bisogno di una distrazione. E come se il mio cervello mi avesse detto – in quel momento assurdo di panico – di portare il telefono con me. Lo presi tra le mani e senza pensarci, andai in rubrica, cliccando sul numero di Jamie. Lo portai all'orecchio, sentendo gli squilli. Erano le cinque del mattino, non ero sicura che mi avrebbe risposto... ma volevo fare un tentativo. Avevo bisogno di sentirlo.
«Pronto?» la sua voce era assonnata, come se stesse farfugliando qualcosa.
Mi aggrappai alla cucina, facendo un profondo respiro. «Ehi, ti disturbo?» dissi, con voce tremante.
«No, stavo dormendo ma non importa. Come mai mi hai chiamato a quest'ora? Tutto bene?» chiese, con voce più sveglia rispetto alla risposta precedente.
Scossi la testa, passandomi la lingua tra le labbra per inumidirle. «No io... credo di avere un attacco di panico e... mi sta scoppiando il petto.» sussurrai con voce rotta.
Sentii un rumore sordo, ma non ci badai troppo. Ero concentrata sulla mia salute fisica e mentale, soprattutto sulla seconda. «Cristo! Vuoi... vuoi che venga lì da te? Ci metto due secondi, lo giuro.» disse velocemente, con voce preoccupata.
Scossi di nuovo la testa, mordicchiando il labbro. «No, non voglio farti uscire di casa così presto. Solo che... beh, volevo sentirti. Riesci a tranquillizzarmi.»
Rimase in silenzio per un po', per poi sospirare. «Maya, io non posso stare tranquillo sapendo che quando chiuderò, probabilmente rimarrai da sola con i tuoi demoni.»
Sorrisi leggermente, sentendo piano piano la saliva sotto la lingua. Mi stavo riprendendo, con calma. «Adesso... credo di andare da Jace e dormire con lui. Sa sempre come farmi calmare.» dissi con voce impastata.
«Hai dormito?» mi chiese, facendo un profondo respiro.
«Sì, ero... beh, stavo dormendo. Mi è venuto nel sonno. Credo a causa di un incubo, non ne ho idea.» mormorai.
Rimase in silenzio per qualche secondo, per poi schioccare la lingua sul palato. «Non ricordi il sogno?» domandò serio.
Scossi il capo, facendo un profondo respiro.
STAI LEGGENDO
The ticket of destiny
RomanceCOMPLETA Può un biglietto cambiarti la vita? Maya Ross ha sedici anni. Vive la sua vita tra lo studio, la sorella rompiscatole e una famiglia troppo protettiva. Nel liceo che frequenta, è sempre stata invisibile, oscurata da chi ha la tanto ambita...