39. Buio

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Maya

Quante stronzate ci sentiamo dire quando veniamo mollati da qualcuno: meriti di meglio, con il tempo tutto si aggiusterà, la vita non finisce a causa di un amore andato male...

Tutte cazzate.

Ne avevo sentite di tutti i colori, in quelle due settimane che susseguirono il gesto di Jamie. Io non li ascoltavo, mi limitavo ad annuire e a fare smorfie di dissenso ad ogni loro parola pronunciata. Durante il giorno era comunque più facile vivere. Con la compagnia di Jace mi sentivo meno sola, Hailey e Archie erano sempre presenti e facevano di tutto per tirarmi su di morale.

Ma la notte... quella era un incubo tremendo. Dormivo a stento due ore, mi svegliavo in preda agli attacchi di panico e piangevo seduta al centro del mio letto, disperata. Le mancanze non si superano in un batter d'occhio e io mi sentivo sentimentalmente vulnerabile.

Senza contare che erano tornati gli attacchi, purtroppo. Ne avevo di frequenti, tutti a distanza di mezz'ora. Stavo letteralmente impazzendo. Io non c'ero più, mentalmente. Mi sentivo talmente vuota che la mia presenza era una metafora, sentivo che la mia anima fosse in un'altra dimensione rispetto al mio corpo.

Io non esistevo più.

E non era per modo di dire, no. Sentivo di non esistere, mi sentivo oppressa dai continui attacchi che mi martellavano il petto con arroganza, burlandosi di me. Avevo cercato di gestirli, ignorarli, ma era tutto inutile. Loro c'erano, sempre. Io non li volevo, ma loro continuavano a tornare con prepotenza e si prendevano sempre una parte della mia anima, che costudivano gelosamente.

Mi sentivo un vegetale.

Non avrei mai potuto immaginare che la sua assenza mi avesse distrutta in questo modo, mi ero detta di non dipendere più da nessuno e invece c'ero ricaduta di nuovo.

In quel momento, ero sdraiata nel mio letto. Erano le tre del mattino, sentivo un caldo pazzesco ed ero rigida sul materasso, a fissare il soffitto. Mi aggrappavo al lenzuolo, sperando di riuscire a prendere sonno quanto prima. Ma non stava funzionando.

Bum, Bum, Bum

Rumore costante, dolore insopportabile.

Avevo imparato ad ignorare i miei demoni, ma loro in quel momento erano forti. Troppo. E il mio corpo era troppo esile per poterlo sopportare. Non riuscivo a liberarmene in alcun modo, dovevo fare qualcosa.

Bum, bum, bum

Cominciai a tremare, delle goccioline di sudore scesero sulla mia fronte, mischiandosi poi con le lacrime incontrollabili che scendevano copiose sulle mie guance. Mi mancava Jamie, l'unico in grado di calmare la corsa pazza e disperata del mio cuore.

Bum, bum, bum

Strizzai gli occhi e portai una mano ai lati delle orecchie. Il mio respiro era impazzito, il mio corpo non cedeva ai miei controlli.

«Basta!» urlai disperata, ma quel suono continuava ad essere troppo forte, troppo reale.

Mi alzai con fare tremante dal letto, aprii il comodino e rovistai al suo interno. Le gocce non c'erano, erano sparite.

Bum, bum, bum

Presa dalla rabbia incontrollabile, vagai per la stanza nonostante le mie gambe molli. Maledetto Jamie, mi aveva rovinato la vita.

Bum, bum, bum

A passi decisi, mi diressi verso la cucina, dirigendomi verso il cassetto del pronto soccorso. Lì doveva esserci qualcosa, se no sarei impazzita da un momento all'altro.

Bum, bum, bum

Rovistai al suo interno, mettendo a setaccio tutti i medicinali. Trovai un flacone di ansiolitici e lo presi tra le mani. La data di scadenza era di qualche mese fa, non mi avrebbe fatto alcun male, no?

Bum, bum, bum

Ignorai i miei sensi di colpa e lo stappai, mettendomi una decina di pillole tra le mani.

Bum, bum, bum

Li portai alla bocca, ingoiandole con foga, ad uno ad uno, senza l'uso dell'acqua.

Bum, bum, bum

Sarebbe passato, dovevo dargli solo tempo.

Bum, bum, bum

La testa cominciò a girarmi terribilmente, la vista si era appannata e intorno a me vedevo tutto sfocato. Dovevo mettermi a letto, altrimenti avrei rischiato di vomitare.

Bum, bum, bum.

Camminai verso le scale, trascinando le gambe pesanti. Mi aggrappai alla ringhiera e respirai a fatica, a causa dei miei mancamenti improvvisi.

Bum, bum, bum

Salii con difficoltà, strisciando verso sulle scale e causandomi non poche ferite. Mi stavo sentendo male, qualcosa non andava.

Bum, bum, bum

Il petto cominciò a restringersi, il respiro a mozzarsi a poco a poco. Arrivai all'ultimo gradino, cercando in qualche modo di farmi sentire da Jace che si trovava nella stanza a fianco.

«Aiuto.» il mio era un rantolo sommesso, non avrebbe mai potuto percepirlo, era finita.

Bum, bum, bum

Mi aggrappai alla maniglia della porta, respirando a fatica. Forse solo così il dolore mi sarebbe passato, magari era solo sonno per lo stordimento dei farmaci, doveva essere per forza così. Abbassai lo sguardo verso il mio ginocchio, dalla quale colava una striscia di sangue viscoso e scuro. Mi ero ferita strisciando per le scale, ma non sentivo alcun dolore. Tutti i miei muscoli, i miei sensi, erano completamente addormentati.

Bum, bum, bum

Cominciai a piangere, non ero riuscita nel mio intento, il cuore non smetteva di battere e cominciavo a sentire più caldo del previsto. Forse stavo morendo sul serio, magari il giorno dopo mi avrebbero trovata lì, sdraiata sul pavimento.

«Jace.» rantolai di nuovo, sperando che quella volta potesse sentirmi.

Sentii la sua porta aprirsi, poi i suoi piedi a distanza correre verso di me. «Maya! Mi senti?» disse allarmato, prendendomi tra le braccia.

Annuii qualche minuto dopo, deglutendo con lentezza. «Aiuto.» risposi semplicemente, muovendo la mandibola completamente addormentata.

Vidi il volto di mio fratello indefinito, a causa della vista sfocata. Forse era preoccupato, non ne avevo la più pallida idea. «Maya, cos'hai fatto?» chiese allarmato.

Chiusi gli occhi, facendo dei versi di sofferenza. «A-ansiolitici.» risposi.

«Quanti, Maya? Quanti?» chiese di nuovo, sorreggendomi il busto con le sue possenti braccia.

«Dieci.» mormorai.

«Mamma, papà!» urlò, scuotendomi freneticamente. «Chiamo il 911, okay?»

Lasciai cadere una lacrima, annuendo impercettibilmente. «Non voglio m-morire.» dissi a fatica.

Bum, Bum, Bum

Chiusi gli occhi. Il rumore aveva smesso di infastidirmi. Sembrava tutto finito. O forse, avevo finito io. Era così, l'aldilà? Un luogo tetro, buio?

Buio.

Forse, dentro questa oscurità, ci stavo meravigliosamente bene. 

-Spazio Autrice

Eccoci arrivati alla fine! E niente, come state? Io non ho molto da dirvi per cui, ci vediamo ai ringraziamenti ❤

The ticket of destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora