18- Solo macerie

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Un urlo agghiacciante si propagò per il lungo corridoio dell'ospedale.

Sua nonna non c'era più.
La sua adorata nonnina era andata via.

In un instante milioni di ricordi affollarono i suoi pensieri e l'amara consapevolezza di non poter più vivere la quotidianità con lei fu come una sferzata in pieno viso...

Non avrebbe più ricevuto un suo abbraccio e un bacio tra i capelli al mattino,non avrebbe più mangiato i suoi dolci buonissimi, non avrebbe più riso con lei, pianto con lei, non si sarebbe più potuto confidare con lei,non avrebbe avuto più il suo amore incondizionato a riempirgli le giornate...

In un attimo eterno si era appropriato di lui una sensazione strana... terrificante, che lo aveva dilaniato nel profondo, squarciandogli in due il petto, senza lasciargli scampo.

Si sentiva perduto.

Si accasciò a terra aggrappandosi ad una gamba di Millard che non era riuscito a reggerlo nel momento in cui il medico gli aveva riferito il decesso della vecchina.

Avevano fatto il possibile, ma arrivata in ospedale il suo debole cuore si era fermato del tutto, mandandola in arresto cardiaco.

"Shi,piccolo,alzati...Shiloh..." si piegò a sua volta il maggiore per terra, passandogli le dita sulle guance completamente bagnate da lacrime salate.
"Shiloh amore,ti prego..." ritentò, cercando invano di ottenere la sua attenzione, non smettendo mai  di asciugargli gli occhi gonfi e colmi di disperazione.

Il biondo era completamente sotto shock, non reagiva, continuava a piangere a dirotto, singhiozzando dei flebili "no" incapace di credere a quello che poco prima gli avevano comunicato...

Solo macerie
La sua anima era solo macerie

Millard lo prese sotto le ascelle alzandolo di peso e facendolo sedere su una delle panche di legno della sala d'attesa.

Lo cullò piano imponendosi di non crollare a sua volta.

Vederlo stare male,gli faceva male.

Di tanto in tanto depositava baci delicati tra i capelli scompigliati del più piccolo, nella mera speranza di dargli almeno un po' di calore e conforto.


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Erano quasi le cinque del mattino,un silenzio macabro accompagnava l'agonia di quei momenti.

Il moro fece per avvicinarsi alla finestra scorrevole poco distante per chiamare Dora e farsi dare il numero di cellulare dei genitori del più piccolo, ma proprio questo non appena si rese conto di non avere più vicino a sé il maggiore prese a tremare e a singhiozzare nuovamente colto dal panico.

"Amore devo chiamare Dora, sono qui Piccolo,guardami..." disse Millard prendendogli una mano e portandosela sul cuore.

Gli faceva male il petto nel vedere quel raggio di sole così distrutto... quella situazione gli dava un senso di impotenza come non gli capitava da molti anni.
Aveva chiesto un tranquillante ai medici,ma anche quello era sembrato totalmente inutile.

Il biondo era troppo sconvolto e non sembrava voler assolutamente reagire.

Pianse

Pianse

E pianse ancora, fino all'ultima lacrima che aveva in corpo...fino a quando non si addormentò al mattino completamente distrutto.

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Millard da lontano scorse quelli che probabilmente dovevano essere la madre e il padre del biondo.
Si erano entrambi fermati a parlare con i medici e notò distintamente il dolore mal trattenuto negli occhi di entrambi.

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