11- Sempre tu

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"Non guardarmi così... M-mi metti in imbarazzo" soffiò il minore distogliendo lo sguardo con le gote imporporate.
"Come ti guardo Shiloh?" chiese Millard rauco.
"C-come s-se volessi d-divorarmi" sussurrò lui, piano, sempre più rosso in viso.
"Ma io vorrei divorarti" affermò sorridendo di sbieco, per poi affondare il naso nel suo collo inebriandosi del suo odore.
Shiloh tremò a quel gesto.
Erano ancora nella stessa posizione, ancora illanguiditi dall'orgasmo e con nessuna voglia di lasciarsi andare.
"Millard" lo chiamò "Millard devo andare" fece un po' di pressione sulle spalle gonfie del maggiore per allontanarlo dal suo corpo.
Il moro si tirò indietro e Shiloh fu scosso da un leggero tremore per la mancanza della fonte di calore che improvvisamente gli era stata tolta e che fino a poco prima gli era stata addosso.

"Non dire niente a nessuno della cosa che è successa. Vai a casa e cerca di evitare guai. Esci dal retro." gli disse Millard cercando di lisciarsi i vestiti stropicciati, reduci della passione poco prima consumata.
Senza voltarsi indietro abbandonò la stanza per ritornare al proprio lavoro... si maledisse un po' per quella freddezza mentre sentiva lo sguardo avvilito del piccolo alle proprie spalle.

Shiloh per una volta assecondò la volontà del Moro uscendo in silenzio.
Si sentiva stanco, triste, abbandonato. L'aveva usato per una semplice sveltina... non c'era altra spiegazione.
Lui che aveva sempre scelto con cura le persone che avrebbero fatto parte della sua vita, si era trovato completamente travolto da quel ragazzo.
Lui e i suoi dannati modi di fare.
Lui e la sua dannata risata sarcastica.
Lui e i suoi sguardi penetranti.
Lui e la sua faccia da schiaffi.
Lui e il suo essere sempre padrone della situazione.

Corse a perdifiato fino a trovarsi davanti a casa di Russ.
Ancora una volta si stava aggrappando all'unico rifugio sicuro della sua vita.
Suonò il campanello più volte, pregò che qualcuno rispondesse perché da solo non ce l'avrebbe fatta ad affrontare quella situazione.
Aveva tradito il suo uomo e adesso si ritrovava sotto casa sua, con la mera speranza di alleviare quel senso che lo soffocava, che lo opprimeva, che lo lacerava fin nelle viscere.
Era ancora sporco del suo piacere.
Ancora una volta era stato fregato dai suoi sentimenti.
Si era lasciato andare completamente, perduto tra le mani del più grande, che lo aveva plasmato a proprio piacimento per ricavare un piacere esclusivamente personale... l'aveva trattato come una qualsiasi puttana.

Un conato di vomito lo riscosse.
Si sentiva venir meno e forse le sue gambe avrebbero ceduto se non fosse stato per due braccia calde a sorreggerlo.
"Shi amore... piccolo, che ci fai qui?" disse allarmato il maggiore. "Piccolo rispondimi...Shiloh mi stai facendo preoccupare" provò ancora Russ allarmato.
"Andiamo dentro, voglio lavarmi, ti prego" disse flebile il biondo.

Si fece una lunga doccia.
Cercò di lavare via tutto il malessere, la tristezza accumulata.
Cercò di scacciare via la sensazione della consistenza del corpo di Millard, i suoi gemiti che prepotenti gli rimbombavano nelle orecchie, le sue mani ovunque, la bocca pretenziosa e bollente.

"Mi dici che è successo Shi?" Chiese dolce Russ, coprendolo con una coperta leggera.
"Niente... sono ancora scosso dall'episodio della volta scorsa. E-e ho s-sentito il bisogno di vederti" mentì il più piccolo arrivando a poco a poco a sussurrare quella menzogna.

Russ lo guardò serio dandogli un bacio tra i morbidi capelli biondi e stringendoselo al petto. Shiloh si aggrappò a lui con tutte le proprie forze, cercando di non pensare a niente. Si sentì uno schifo, lui non meritava di avere quelle premure... lui era un traditore, si era fatto usare dal cugino del suo uomo, si era lasciato sopraffarei dai suoi stupidi interrogativi.
Cercò di cacciare indietro le lacrime e lentamente si staccò da Russ baciandolo sulle labbra.
Russ ricambiò, senza pretese, donandosi al suo piccolo e mettendosi sotto le coperte a sua volta, per poi accoccolarsi al biondo.
"Ti amo Shi" gli sussurrò tra i capelli.
Shiloh lo sentì, ma non ebbe la forza di rispondere abbandonandosi al sonno.

"Sono così fiero di te piccolo" gli disse Russ sulla soglia della porta di casa.
"Un piccolo sogno che si avvera, un sogno che sta prendendo forma anche grazie a te che mi motivi sempre amore mio" gli disse Shiloh davvero riconoscente e sentendosi fortunato di avere il moro nella propria vita.
Quella mattina si era svegliato combattivo, doveva smetterla di piangersi addosso, quei giorni gli sarebbero serviti per staccare la spina, per capire e per dedicarsi completamente a se stesso e alla propria passione. Avrebbe conosciuto gente nuova ad Amberley, avrebbe avuto la possibilità di parlare con i grandi artisti contemporanei, con persone influenti nell'ambito artistico.
Shiloh era questo.
Era vita, era luce, il suo secondo nome significava proprio «Luce»
Una luce che si era affievolita, ma che non avrebbe mai permesso a nessuno di spegnere.

Uscì dal cancello al suono del clacson dell'auto del proprio professore, donando un ultimo bacio a Russ, che subito dopo gli diede un piccolo morsetto dispettoso sul naso.

Aprì la portiera posteriore e per poco non gli cadde la mascella.

C'era Millard.

Era lì, seduto scomposto sul sedile, con una cera non proprio bella appoggiato al finestrino e guardando dritto ostinatamente davanti a sé.

"Buongiorno Shiloh" gli disse il professore al volante in veste informale... almeno per quei giorni.
"Salve prof., buongiorno Signora" disse salutando i due avanti e sedendosi nell'angolino più lontano possibiledal moro.
"Millard mi ha chiamato ieri pomeriggio decidendo inaspettatamente di unirsi a noi. Puoi immaginare la mia felicità" disse l'uomo sinceramente contento.

Il viaggio procedeva lento e contornato dai discorsi tra i due coniugi che rivangavano trascorsi passati.
Shiloh cercava di stare lontano dal maggiore come la peste, evitando anche solo di scostare lo sguardo dal paesaggio che scorreva veloce sotto i suoi occhi.

All'improvviso la radio mandò la canzone degli Aerosmith.
La canzone che Millard gli aveva sussurrato.
La canzone che l'aveva accompagnato in quei momenti di smarrimento.
Che un po' gli aveva dato forza.

Shiloh non credeva nel destino, ma sembrava davvero che qualcuno si divertisse a prendersi gioco di lui.

"Caro, alza il volume, amo questa canzone" disse la donna sorridente. Il
Professore l'assecondò, cominciando ad intonare qualche nota.

"Ci hai scopato Shiloh?" sibilò Millard nell'orecchio del più piccolo, facendosi improvvisamente troppo vicino.

I due davanti, ignari, continuavano a canticchiare e a lanciarsi sguardi dolci e colmi d'amore.

Shiloh fece per allontanarsi, indispettito, ma Millard non desistette afferrandogli un polso sottile nelle sue mani grandi.
Intanto Steven Tyler continuava a riempire l'aria con la sua I don't wanna miss a thing.
"Hai fatto l'amore con Russ stanotte?" insistette ancora.
"Lasciami" sputò il piccolo sprezzante.
"Rispondi...ti ha avuto?" Domandò ancora, rafforzando la presa sul suo polso.
A Shiloh vennero gli occhi lucidi, ma ancora una volta la potenza assuefacente di quegli occhi neri lo fece piombare nell'oblio.
"N-no" sussurrò flebile abbassando lo sguardo.
Millard alzò la mano portandosela alle labbra per poi depositare un bacio sulla zona che poco prima aveva stretto tra le dita.
Era un modo per chiedergli scusa.
Un bacio per scusarsi di quegli atteggiamenti istintivi che non facevano parte della sua persona, ma che quando si trattava di Shiloh prendevano il sopravvento.
Sentimenti contrastanti dove indiscutibilmente predominava tra tutti una gelosia che gli logorava l'anima.

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Angolo Me: Sono tornata!
Capitolo breve ma intenso ahah
Povero il piccolo Shi 😭
Fatemi sapere cosa ne pensate 🙏🏼
A presto, Giusena.

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