1; «il caffè non mi piace, è troppo amaro»

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Non appena sentii la sveglia del cellulare suonare non aspettai un attimo in più per allungare il braccio verso il comodino per spegnerla, non perché ne ero infastidito e volevo dormire quei "ancora dieci minuti" in più, ma per l'esatto opposto: ero troppo emozionato per l'arrivo di quel mattino.

Il motivo? Semplice, sarebbe stato il mio primo giorno come abitante della capitale, un evento che io e il mio migliore amico avevamo atteso e programmato per lunghi anni e che finalmente, all'età di 22 anni, riuscimmo a raggiungere insieme, un sogno che sempre avevamo avuto in comune.

Senza troppe difficoltà, nonostante il mio corpo voleva dormire davvero ancora qualche minuto in più siccome per l'agitazione avevo riposato ben poco, aprii gli occhi e alla vista dell'ambiente non familiare che mi circondava a primo impatto ne rimasi leggermente spaesato.

Ad essere sincero non mi ricordavo così grande la mia nuova camera da letto e le pareti così vuote e gli scatoloni a terra ancora da sistemare mi mettevano una certa inquietudine.

Fortunatamente dopo ci sarebbe stato un amico di Jimin a darci una mano a finire e che, a detta sua, era pure forzuto.

Non sapevo che razza di persone avesse conosciuto Jimin in vacanza l'anno prima, ma immaginarmi un nanetto come lui fare amicizia con qualcuno più grosso ma più giovane d'età al solo pensiero mi faceva contorcere dalle risate.

Supposi che Yeontan si fosse svegliato insieme a me perché poco dopo sentii un'entità infondo al letto muoversi come per alzarsi, e poi saltarmi sopra allo stomaco facendomi piegare leggermente dal dolore.

Non potei fare a meno però di sorridere quando vidi quel suo piccolo e adorabile musetto avvicinarsi verso il mio viso e iniziando a leccarmelo, come succedeva ogni mattina.

Certo, volevo bene a Jimin, ma Yeontan stava in cima alla piramide.

Infondo come si poteva non amarlo? Così piccolo e pieno di energie, sempre scondizzolante, il cagnolino più bello che potesse mai esistere.

Lo presi tra le mie braccia stringendolo in un forte abbraccio, per poi alzarlo verso il cielo e dandogli il buongiorno con qualche versetto acuto che lo fece agitare dalla felicità ancora di più.

Che fosse anche lui emozionato per quel giorno come lo ero io?

Lo feci scendere verso il pavimento decidendo di alzarmi dal letto, sicuro che Jimin stesse ancora dormendo.

Seguito da Yeontan, che non appena aprii la porta della camera da letto corse verso prima la cucina e poi il bagno per curiosare, sgattagliolai fino alla porta affianco appoggiando l'orecchio su esso.

Bussai un paio di volte.

«Jiminie?».

Nessuna risposta.

Riprovai ulteriormente ma ancora nessun segno di vita all'interno della stanza.

Sì, stava ancora dormendo, e ciò significava solo una cosa: farglielo pentire.

Aprii la porta cercando di fare il meno rumore possibile, curiosando prima con la testa al suo interno: la stanza era illuminata dalla tiepida luce diffusa che filtrava dalle tende dell'unica finestra che essa disponeva, e sdraiato scomposamente sul letto riposava ancora angelicamente il biondo che, con il viso semi paffuto poiché premuto in un lato sul candido cuscino che stringeva tra sé, non sembrava aver udito la mia intrusione.

Dovetti ammettere che quella visione era di una tenerezza indescrivibile, ma non era quello di certo un buon motivo per lasciarlo riposare davanti a quella che sarebbe stata un lunga e meraviglioso giornata.

caffè alla menta.   taegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora