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Alla fine Jungkook mi aveva convinto, ma davanti a quella caffetteria ergevo con il viso pallido e una così terribile ansia al petto che, in me, faceva crescere la nausea.
Avevo le mani sudate, e nonostante fossi lì impalato già da qualche minuto non riuscivo a darmi la forza per entrare.
Eppure non era nulla di difficile, avrei potuto approfittare di chissà quanti argomenti per iniziare una conversazione con lui, e mi sarebbe bastato anche un semplice scambio di parole.
Ma nella mia mente tutto sembrava essersi cancellato, come quando durante un esame pur avendo studiato per giorni sembra tutto offuscarsi d'improvviso.
"Andrà tutto bene, hyung, una volta che avrai iniziato troverai tutto più facile, l'importante è non fermarsi" mi aveva ripetuto Jungkook poco prima di andare via dall'appartamento per andare a prendere l'amato a lavoro, rassicurandomi.
Ma facile a dirsi più difficile a farsi.
Non potevo però, pensai, rinunciare e fare il codardo, rimanere nella mia comfort zone aspettando che un qualche intervento divino facesse tutto per me.
E poi, per quante volte avrei dovuto ripetermelo, non ne ero il tipo.
Inspirai profondamente.
«Tannie, vero che andrà tutto bene?».
Yeontan che, poverino, si era sdraiato a terra non capendo perché mi fossi fermato così a lungo davanti alla piccola caffetteria che ormai conosceva, si girò non appena udì la mia voce e, come in un sorriso, tirò fuori la lingua iniziando a scondizzolare.
Mi chiesi perché alcuni trovassero strani chi parla al proprio cane perché, alla fine, Yeontan mi aveva appena risposto a suo modo.
«Grazie amico, non abbandonarmi mai perché, senza di te, non saprei proprio come fare» mi allungai verso di lui e lo strinsi con un braccio solo, e in tutta risposta cercò di leccarmi il viso come era suo solito fare.
Un altro profondo respiro, un passo che ne seguì uno dopo l'altro, un piccolo sorriso tra le labbra forse un po' troppo tirato e la mano libera allungata, una volta giunto abbastanza vicino, verso la maniglia della porta.
Il campanellino sopra la testa suonò, rovinando il placo silenzio del vuoto locale al suo interno.
Erano le 11.30 del mattino, strano.
«Buongiorno».
Non ebbi alcuna risposta immediata.
Confuso, alzai il capo e nessuna cameriera - quella cameriera - mi si era piazzata davanti, in attesa di portarmi ad un tavolo e chiedermi cosa volessi.
Mi feci scappare un lieve "oh" per la sorpresa, e uno sbuffo divertito - probabilmente non voluto - mi giunse subito all'udito, facendomi voltare in immediato il capo verso una precisa direzione.
Lo riconobbi subito nonostante fosse di spalle, mentre si allungava in alto per mettere al suo posto qualche bicchiere probabilmente appena lavato.
Un groppo alla gola.
Eravamo solo noi due.
Noi due, lì dentro, separati da qualche metro di distanze e dal pesante silenzio rotto dalla lieve musica classica di sottofondo.
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caffè alla menta. taegi
FanfictionTaehyung odiava il gusto amaro del caffè; al pensiero che fosse il barista a prepararlo, però, sentiva sempre le guance in fiamme. (incompleta) 2020 © ossobruco