24; tè nero dal gusto vanigliato

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In realtà un ombrello nemmeno ce lo avevo in quel momento, dato che l'ultimo l'avevo dimenticato a lavoro qualche giorno prima e Jimin, giustamente, aveva con sé il suo.

La pioggia non era nemmeno poi così fitta, avevo solo il cappuccio della felpa sorcigna completamente fradicia dopo neanche un minuto di corsa.

«Accidenti, accidenti!» esclamai non appena il semaforo per i pedoni divenne rosso, proprio nel momento in cui misi un piede sull'orlo del marciapiede pronto ad attraversare.

Fortunatamente la giacca che indossavo mi copriva abbastanza, tuttavia, ciò non bastava ad allontanare gli sguardi dei passanti puntati su di me.

Stava diventando sempre più imbarazzante.

Perché lo ho fatto!

La tentazione di tornare indietro e affondare il viso sotto le coperte all'asciutto mi stava sempre più tentando ma, dall'altra parte, il desiderio di vedere Yoongi e poter assaporare ancora una volta le sue labbra mi faceva aspettare pazientemente quel maledetto semaforo.

Struccato, assonnato, con un livido scuro nel volto e ovunque completamente fradicio; se non fossero per i miei abiti di marca e le scarpe Gucci ero sicuro che mi avrebbero scambiato per un barbone.

La cosa peggiore era che il ragazzo che mi piaceva presto mi avrebbe visto in quelle pessime condizioni.

Ancora.

Il semaforo ritornò ad essere verde di colpo, facendomi sussultare prima di attraversare in fretta la strada nel mezzo delle strisce pedonali.

In qualche modo sentivo che persino le persone all'interno delle macchine mi stessero in quel momento guardando, giudicandomi nelle loro menti pensando a chissà cosa di bizzarro.

Seppur fosse una fortuna per me nascere con dei tratti così particolari e unici da essere definito una persona affascinante, ciò che odiavo di più era appunto avere sempre l'attenzione di tutti addosso, soprattutto durante le situazioni più spiacevoli per me.

Infatti, in quel momento, avrei davvero preferito avere una faccia comune che quello di un modello da copertina.

Con il cuore in gola per la breve corsa e i brividi per le gocce di pioggia che scontrandosi contro il viso mi scivolano lungo tutto il collo, giunsi finalmente davanti alla porta della piccola caffetteria, piegandomi leggermente sulle ginocchia per il lieve affanno.

Prendendo un respiro profondo portai indietro il fradicio cappuccio per sistemare gli argentei capelli umidicci, facendomi coraggio nel sentir crescere dentro di me una futile e pressante ansia nel petto.

Perché mi sentivo tanto agitato?

Tratteni il fiato e aprii la porta velocemente, sentendo tintinnare sonoramente il campanellino al disopra la mia testa che attirò subito l'attenzione dei pochi presenti.

Il mio cuore palpitò in un istante: la sua figura minuta dietro al bancone era ancora voltata di spalle, non consapevole del mio arrivo.

Non riuscii a trattenere un sorriso per la gioia.

«Hyu-» una voce però mi interruppe, facendomi venire i brividi per il fastidio.

«Buongiorno».

Era la cameriera, quella maledetta cameriera.

«L'accompagno al tavolo?».

Il mio sguardo da Yoongi si puntò sulla sorridente ragazza, tornando un attimo dopo nuovamente oltre al bancone alle sue spalle.

caffè alla menta.   taegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora