Capitolo 6

1.1K 48 1
                                    

Stanotte si era tenuta la prima riunione del consiglio.
L'ordine del giorno riguardava la scelta dei possibili Consiglieri e i primi interventi. Ovviamente, come capitava la maggior parte delle volte, il programma era stato ribaltato visto che avevo passato un'ora a litigare con Claudius e Oliver. Nonostante il colloquio della settimana scorsa, nel quale avevo espresso chiaramente i criteri per scegliere i nuovi mebri, avevano fatto di testa loro.
Avevo chiesto vampiri giovani e che non provenissero tutti dalla nobiltà, loro avevano scelto consiglieri di settecento, ottocento anni e nobili.
Ci volevano menti fresche, Lucius e Casimiro erano gli unici due ad abbassare la media dell'età, tra un secolo molti membri del mio schieramento sarebbero andati in pensione e avevo bisogno di vampiri che durassero nei secoli, non che fossero lì solamente per un secolo.
Domani avrei avuto due nuove liste, non potevamo rimanere senza consiglieri ancora per molto, c'era bisogno di riforme e di interventi urgenti, senza il consiglio intero non potevamo far molto.
Prima che la riunione avesse fine avevo comunicato che ogni consigliere nobile, nuovo o anziano che fosse, doveva rinunciare a una, o più se voleva, delle proprie proprietà mettendole a disposizione del regno per poterle trasformare in scuole, abitazioni e centri dove curare i malati.
La mia decisione, ovviamente, aveva suscitato proteste da parte dei vampiri presenti, per dare una piccola spintarella avevo comunicato ai consiglieri che avrei ceduto il palazzo reale di Lux, una città situata a sud del regno, e il palazzo del paese di Rubino. Tutti i membri avevano minimo dieci palazzi, di questi due venivano usati due volte l'anno gli altri erano chiusi da chissà quanto tempo. A che serviva lasciarli inutilizzati?
Inoltre avevo fatto il nome di Demon per il ruolo che aveva ricoperto Alexander, questa mia proposta era stata ben accolta da tutti, soprattutto da Lucius: primo, il suo nuovo nipote otteneva un ruolo d'importanza; secondo, era un altro Deschanel all'interno del consiglio.
Visto che per oggi avevo il resto della nottata libera, avevo deciso di ritagliarmi un po' di tempo per me prima della visita del dottore. Avevo studiato a fondo la struttura del castello, molte delle stanze erano inutilizzate, per non dire disabitate. Attualmente le mie stanze erano quattro, otto se contiamo quelle dei miei genitori. Demon ne aveva quattro; Lucius e Clarissa cinque; le dieci dame da compagnia ne aveva due ciascuna.
Le uniche stanze vuote rimanevano quelle del precendete Sovrano, nelle quali mi sarei dovuta traferire, e una cinquantina di stanze appartenute ai miei antenati.
Dopo due ore passate ad osservare la cartina del Castello avevo deciso che le stanze della servitù sarebbero state all'interno del castello e non più distaccate; avrebbero occupato le stanze che fino ad oggi non avevano un proprietario
Una volta fatto il trasloco e deciso cosa farne delle vecchie abitazioni, mi sarei occupata dei miei appartamenti.
Quando finii scesi nella piccola corte che separava le abitazioni dei servitori dalle cucine.
Me ne stavo seduta sul muretto accanto alla porta delle cucine, Erick era alle prese con la sua nuova spada; la settimana scorsa aveva regalato la sua ad un bambino povero e visto il suo gesto Ludmilla aveva deciso di comprargliene una nuova per cominciare l'addestramento con Demon.
Erick stava colpendo il manichino di paglia come un forsennato, mio cugino invece lo osservava impassibile, che razza di tecnica stava usando?! Mentre osservavo il piccolo muovere a caso la sua piccola e finta arma, per me fu come tornare indietro di tre secoli.
La prima volta che zio Nicolas mi aveva messo davanti ad un manichino avevo sette anni. Dopo avermi messo davanti al mio bersaglio, si era posizionato alle mie spalle, la sua grossa mano aveva preso la mia, quella con la quale impugnavo l'arma, e aveva cominciato a guidarmi.
Il primo oggetto che presi in mano fu il pugnale del re, piccolo ma tagliente; alle volte zio Nicolas lo utilizzava per uccidere i condannati personalmente. Era stato fatto in modo che il vampiro colpito non si accorgesse dell'impatto con l'arma, non so se fosse vero ma non ci tenevo a provarlo. La seconda arma che toccai fu il cannone, avrò avuto quattordici anni, ricordo che prima di farmi sparare un colpo a vuoto zio Nicolas mi spiegò tutto nel minimo dettaglio svariate volte. Prima di lasciarmi fare da sola mi richiese tutti i passaggi, forse si era pentito di avermi messo quello strumento da guerra sotto le mani, il suo sguardo nel momento in cui lo caricavo era un ricordo fresco nella mia testa, come se fosse successo ieri.
《Ricordi la tua prima spada?》 Ludmilla comparve dietro di me, non l'avevo sentita arrivare.
《Già, il giorno del mio centesimo compleanno》Dissi fissando Erick che continuava a colpire il bersaglio senza sosta. Demon non si era ancora scosso.
《Ricordo ancora l'emozione di Re Nicolas》 la sua voce si incrinò. Allungai la mano verso la sua e la strinsi nella mia. Ludmilla mi guardò con gli occhi pieni di lacrime《Cielo.》
《Manca a tutti Ludmilla, anche a me》 Era la verità.
Tornai a guardare i due vampiri davanti a me, Demon aveva cambiato "gioco". Aveva legato un saccone ad un ramo, dove l'avesse trovato era un mistero, e si era posizionato dietro di questo e lo lanciava contro Erick che doveva scansarlo.
Le prime spinte furono tranquille, con intervalli di tempo abbastanza lunghi e lanci lenti, improvvisamente aumentò la rapidità con cui lanciava il sacco e la forza con cui lo spingeva.
Erick cominciò a scansarlo rapidamente, mi meravigliai per i riflessi, aveva pur sempre quasi quattro anni.
《Maestà》 Il ciambellano comparve alle nostre spalle, oggi le cucine erano piene di vampiri che insolitamente le frequentavano.
《Si?》Mi voltai.
《Il Medico è arrivato》 Mi strinsi nello scialle, feci un respiro profondo e mi alzai. Sollevai la pesante gonna per agevolarmi il passo.
《Arrivo》Lanciai un'ultima occhiata verso il cortile.
《Come mai il medico?》Ludmilla mi guardò sospettosa.
《Ho bisogno di un consiglio, tutto qui》 Le stampai un bacio, come facevo tutte le volte che volevo tagliar corto una conversazione e non scendere nei dettagli. Conosceva bene questa mia tecnica, perciò non fece altre domande.
Mi affrettai ad uscire dalla cucina, non avevo ancora varcato la porta quando la sentii urlare che tanto prima o poi avrebbe scoperto di cosa si trattava. Quella sua affermazione mi fece ridacchiare, alla fine lei era sempre l'ultima a scoprire le cose.

La regina dei vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora