27 settembre 2014, Central Park, New York
Steve adorava passeggiare a Central Park in autunno, l'atmosfera e i colori delle foglie ingiallite gli provocavano quel formicolio piacevole alle dita, quel desiderio di impugnare una matita e riportare su carta tutto ciò che vedeva.
Le gradazioni calde, la luce che filtrava dai rami e la fragilità delle foglie secche erano una gioia per gli occhi... ogni volta che attraversava il parco si prometteva di ricavare un paio d'ore di tempo per andare lì a disegnare, ma prontamente veniva risucchiato da mille impegni e non riusciva a trovare il tempo nemmeno per tracciare mezza riga sul taccuino che si portava sempre appresso.
Ogni tanto abbozzava qualcosa mentre appuntava qualche informazione rilevante proveniente dal fascicolo su Bucky, scarabocchiava i profili dei palazzi invece di appuntare i luoghi degli appuntamenti, mentre apparivano qua e là delle mini caricature degli Avengers realizzate nei momenti di noia alla Torre... il taccuino si era tramutato in un'accozzaglia di disegni, indirizzi e annotazioni, andando a costituire una sorta di diario di viaggio. Disegnare era diventato un buon stratagemma per imprimere su carta quei pensieri che minacciavano di sovrastarlo, motivo per cui lo custodiva gelosamente e si era ritrovato spesso e volentieri a rincorrere Tony e Natasha quando tentavano di sfogliarne le pagine.
La convivenza alla Torre si stava rivelando più complicata del previsto, l'unico momento di vera privacy che riusciva a guadagnarsi era quando si chiudeva a chiave nella propria stanza, in caso contrario c'era sempre qualcuno che lo cercava o lo importunava per i più disparati motivi... non che gli dispiacesse avere compagnia, anzi, ma se desiderava seriamente staccare la spina per un paio d'ore doveva tassativamente rifugiarsi da qualche parte al di fuori della Torre.
Steve aveva il forte sospetto che una volta terminate definitivamente le missioni per stanare le basi HYDRA rimaste, Tony avrebbe fatto in modo di togliersi dai piedi ognuno di loro solo per lo sfizio di ritornare un uomo completamente libero in casa propria, dovevano ancora farne di strada prima di riuscire a convivere pacificamente sotto lo stesso tetto.
La suoneria del cellulare lo ridesta dai suoi pensieri, trattenendosi dallo sbuffare quando legge il nome del contatto sullo schermo... lei non è decisamente una seccatura.
Riattacca dopo qualche minuto alzandosi dalla panchina, dirigendosi verso l'uscita del parco, per poi avviarsi in direzione dell'appartamento di Sharon. La ragazza aveva appena staccato il turno, aveva avuto un piccolo assaggio della baraonda che imperversava alla Torre attraverso una chiamata veloce al cugino e, immaginando dove lui si fosse nascosto, gli aveva proposto una cena tranquilla. Era diventata una consuetudine quella di cenare insieme, dopo la visita all'ospedale si erano tenuti in contatto, ma un po' per il lavoro di Sharon e un po' per le missioni di Steve, era già tanto se riuscivano a vedersi una volta ogni tre o quattro settimane.
Sharon gli aveva inviato il nuovo indirizzo di casa una volta trasferitasi a New York mesi prima, Steve ricordava ancora lo sguardo pieno di sottintesi che le aveva rivolto Natasha quando l'aveva accidentalmente scoperto sbirciando nel suo cellulare lasciato incustodito... certe volte gli sembrava di avere a che fare con una sorella minore particolarmente irritante.
Mezz'ora dopo Steve Rogers era intento a gustarsi la propria pizza, Natasha e gli Avengers erano stati relegati in un angolino della sua mente, soppiantati dalla risata cristallina e dalle chiacchiere di Sharon.
-Come procede la convivenza? -chiede la ragazza curiosa, addentando un altro pezzo di pizza.
-Procede. Sto cercando una casa a Brooklyn, ma non posso permettermi più della metà degli annunci che trovo. -deglutisce e si guarda distrattamente intorno bevendo un sorso di birra. -Anche tu non ti sei sistemata male vedo.
-Io godo dei diritti di parentela, potresti beneficiarne sai? Tony ha case un po' ovunque.
-Non vorrei approfittarne, già ho il sospetto che ci voglia tutti fuori dai piedi...
Sharon distoglie lo sguardo e ne approfitta per bere un sorso di Coca-Cola, confermando inconsapevolmente i suoi sospetti, anche senza riferire ad alta voce le lamentele di Tony sull'argomento.
-Okay cambiamo discorso, che mi dici sul fascicolo?
-Bucky?
-Si.
-Un film dell'orrore è più allegro. -Steve era riuscito a ricavarsi il tempo di proseguire la lettura tra una missione e l'altra, era fermo da una settimana sulla voluminosa cartella clinica, Google Translate era giunto in soccorso al suo russo arrugginito, infliggendosi dei resoconti abbastanza dettagliati sulle varie operazioni che Bucky aveva subito negli anni... i suoi sogni non apprezzavano particolarmente le recenti letture serali, gli incubi lo tenevano ancora sveglio la notte, mentre il senso di colpa lo spingeva a colpevolizzarsi per ogni tortura che era stata inflitta al fratello.
-È scomparso nel nulla. Sam ha promesso di avvisarmi se trova qualcosa, ma sa il fatto suo nel come nascondersi. Dalle tue parti che si dice?
Cambia discorso, la gola improvvisamente secca mentre lo stomaco si chiude facendogli passare la fame.
-Si dice che, ora che lavoro per la CIA, non posso più raccontarti niente sul serio.
-Almeno puoi dirmi se stai lavorando a qualcosa di interessante?
-Decisamente... ma possiamo evitare di parlare di lavoro? Quand'è stata l'ultima volta che sei andato al cinema?
Sharon cambia le carte in tavola, raccoglie i cartoni delle pizze, intuendo lo stato d'animo del Capitano e la sua improvvisa carenza di appetito.
-La maratona di Star Wars con Tony conta?
-No, anche se alla Torre ha costruito una sala proiezioni.
-Allora è stato troppo tempo fa. -recupera la giacca intuendo quali siano i nuovi piani per la serata.
-Allora bisogna rimediare.
***
25 novembre 2014, Camp Leigh, New Jersey
James se ne sta al centro del campo, esposto e ben visibile dall'unica telecamera ancora in funzione, mentre contempla le macerie[1] che nessuno si è ancora preso la briga di spostare.
È in fuga da mesi, si sposta di continuo da un rifugio improvvisato all'altro, presta attenzione alle telecamere e agli sguardi dei passanti, ma puntualmente se lo ritrova sempre alle costole.
Non si capacita che, nonostante il suo impegno nel depistarlo, riesca sempre a rintracciarlo ovunque... a quel punto si era rotto le scatole di fuggire, se era così testardo dal volerlo rintracciare doveva, per forza di cose, avere qualcosa di vitale importanza da dirgli.
Lo aspetta, sa che arriverà, ma nel mentre lascia vagare lo sguardo addentrandosi tra le macerie sollevando sbuffi di polvere ad ogni passo... aveva visitato lo Smithsonian tempo prima, aveva letto di Camp Leigh[1] e con il tempo aveva recuperato qualche fotogramma della sua vita precedente.
Aveva aggiunto i nuovi ricordi alla lista confusionaria riportata nelle sue agende, ma gli erano serviti mesi prima che da quelle pagine iniziasse a dipanarsi un filo logico sensato... James era abbastanza sicuro che mancasse qualche tassello, qualche mese della sua esistenza fuori dal ghiaccio brancola ancora nel buio, ma non è sicuro di voler recuperare tutto ciò che manca o è andato perduto. È consapevole di aver grattato solo la punta dell'iceberg, ma più prosegue nelle ricerche, più aumentano i ricordi e i sensi di colpa, più la rabbia e la vendetta fanno capolino tra i suoi pensieri.
Aveva una bella vita prima della guerra, con i suoi sacrifici e i suoi momenti difficili conseguenti alle sue scelte, ma era una vita degna di essere vissuta... non aveva chiesto di ritornare in vita, non aveva chiesto gli esperimenti, non aveva chiesto di indossare la maschera del Soldato d'Inverno, non aveva richiesto di camminare al di fuori del tempo in mezzo a quell'inferno fatto di polvere da sparo e sangue. Era stata una brutta sorpresa realizzare che, nonostante fosse fuggito dal controllo dei suoi padroni, tutto ciò che restava di lui era un aguzzino ricolmo di sensi di colpa, costretto a camminare ancora in mezzo al suo inferno personale senza via d'uscita.
Ormai conosceva e si riconosceva solo nella violenza e nel sangue... ma Steve aveva riconosciuto Bucky sotto la maschera, non il Soldato e nemmeno l'omicida, se c'era riuscito suo fratello poteva riuscirci anche lui. Gli serviva solo tempo per accettare l'idea e autoconvincersene, tentando di racimolare tempo e alimentare quella flebile scintilla che lo spinge a sperare di essere meritevole di essere salvato.
-Sergente Barnes.
Non l'aveva sentito arrivare, troppo preso dai propri ragionamenti, girandosi in direzione dell'uomo che lo stava scansionando con l'occhio buono, standosene a qualche metro da lui a braccia conserte.
-Mi chiamo Bucky.
La nota d'astio nella voce ben udibile, non è sicuro che le intenzioni dell'uomo siano del tutto pacifiche.
-Come vuoi, ragazzo.
Avverte una punta di fastidio sentendosi chiamare in quel modo, rassegnandosi in principio all'idea che da quel momento in poi resterà ribattezzato "ragazzo" fino alla fine dei suoi giorni.
-Lasciami in pace.
-No. Sei difficile da rintracciare, sai?
Resta in silenzio e lo osserva paziente, accennando un mezzo sorriso sulle labbra quando finalmente il suo interlocutore comprende il suo piano e tenta di soffocare una risata.
-Ovvio che lo sai, mi hai teso una trappola.
-Arriva al punto Fury, dove sta la fregatura? Ho provato ad ucciderti, non puoi avere intenzioni amichevoli.
-Sappiamo entrambi che non era intenzionale, il Capitano Rogers ha messo una buona parola in proposito.
Tenta inutilmente di non pensare allo stato pietoso in cui l'ha ridotto, al suo pugno alzato sopra il volto tumefatto del fratello, mentre la struttura dell'Helicarrier cede lasciandolo precipitare nel fiume Potomac.
-Come sta?
-Non sta a me dirti che i proiettili e qualche osso rotto non l'hanno fermato, ti sta cercando.
-Lo so.
Sta dirottando le piste di Falcon da mesi con un discreto successo, pentendosi di non poter fare lo stesso per le risorse di Fury e i contatti di Natalia... si chiedeva chi dei due lo raggiungesse per primo, segretamente grato che le sue preghiere fossero state ascoltate, paradossalmente Fury era l'unica persona sulle sue tracce che riuscisse ad affrontare senza rischiare il collasso mentale.
-Non vuoi tornare?
-No, voglio risolvere il puzzle prima, mi serve tempo e voglio... -l'immagine delle sue dita metalliche strette intorno al collo dei suoi ex padroni gli solletica la mente, scuotendo con forza la testa reprimendo l'impulso. -...non importa cosa voglio.
-Vuoi vendicarti, ma sei stanco di accatastare cadaveri.
-Non conosco un altro modo. -si sente costretto ad ammettere, cercando di nascondere lo stupore...Fury era riuscito a centrare il nocciolo della questione al primo colpo.
-Lavora per me, te ne fornisco uno... una via di fuga.
-Se accetto te ne vai e mi lasci in pace? -non gli piace stare sotto giudizio, men che meno esporsi in quel modo.
-Certo.
-Forza, dà qua il GPS... so come funzionano queste cose. -afferma rassegnato, tendendo la mano sana in direzione dell'ex direttore dello SHIELD, lasciandolo interdetto.
-Non ti facevo così collaborativo.
-Sei il tipo di persona che mi prenderebbe per sfinimento, o peggio... presumo che tu abbia letto il mio fascicolo per intero.
-Perspicace, ragazzo. -la vaga nota di stupore conferma i suoi timori, aveva letto il fascicolo su Fury mentre militava nell'HYDRA, doveva immaginare che il suo piano B si basasse principalmente sulle informazioni trafugate sul suo conto.
-Allora tu ricambia il favore.
È l'ultima carta che può giocarsi, l'unica opzione per guadagnare il tempo che gli serve per recuperare gli ultimi pezzi.
-Avresti anche delle pretese?
-Io ti servo Fury, non posso dire lo stesso di te.
Il fastidio è palese nei lineamenti dell'ex direttore, evidentemente non si aspettava che James fosse capace di metterlo alle strette, se proprio deve eseguire degli ordini vuole delle garanzie.
-Quali sono le condizioni?
-Depista Natalia.
-Perché?
Il ricordo della sua piccola ballerina gli invade la mente, sente ancora le urla disperate di Natalia perforargli i timpani a distanza di anni, la sua espressione spaventata quando l'avevano trascinato via da lei. Il suo periodo al Cremlino non era dei più felici, ma Natalia... lei era l'unico puntino luminoso in mezzo agli orrori delle tenebre. Ciò che restava di loro due era una vaga annotazione in cirillico sui referti medici delle loro rispettive cartelle cliniche.
Erano tempi e situazioni diverse, si erano scelti, l'unico contatto umano in anni di orrore e ghiaccio... ma Natalia, dopo Mosca, si era rifatta una vita e dubitava che lei, dopo tutto quello che le era successo a causa sua, volesse sceglierlo di nuovo. Si obbliga a ricordare che le ultime due volte che l'ha vista le ha sparato, che nessuna persona sana di mente vorrebbe rintracciare l'uomo che le ha causato solo dolore nella vita, che probabilmente lo odia e lo vuole morto... per una frazione di secondo si permette di prendere in considerazione l'idea che Natalia lo voglia rintracciare per motivi diversi da quelli che pensa, per poi scacciare quel pensiero folle... Natalia era andata avanti mentre lui se ne stava rinchiuso in una cella criogenica mettendo i propri sentimenti in standby.
-Ho i miei buoni motivi... e non negare che li useresti contro di me.
Fury tace in una silenziosa conferma, mentre James afferra il GPS e lo infila in tasca.
-Appunto.
***
24 marzo 2015, Kronas Corporation, New York
-Sono circondato da una banda di idioti incompetenti.
Sbatte il pugno sul tavolo tirato a lucido, i subalterni sobbalzano reprimendo lo spavento, mentre la faccia sfigurata del suo sicario gli sorride dall'altro lato della scrivania.
-Perché dice capo?
Si lascia andare contro lo schienale della poltrona girevole mentre le immagini del TG scorrono veloci sugli schermi, il volto compiaciuto di Tony Stark afferma che hanno eliminato un'altra base HYDRA, la stessa notizia riportata dai giornalisti in qualsiasi canale di informazione, elencando tutti i successi degli Avengers.
-Perché non è possibile che si siano svegliati tutti dopo anni. Prima Sin, poi Pierce, dopo la STRIKE... -indica Rumlow con un gesto esasperato, quest'ultimo accasciato contro la poltrona mentre si rigira il tagliacarte tra le dita.
-Rumlow.
-Si, capo?
-Hanno fatto fuori John Garret e hanno preso Daniel Whitehall[2]... potresti gentilmente smetterla di giocare con il mio tagliacarte e prestare attenzione sul da farsi?
Tenta di controllare il tono della voce, si stampa sul viso il più falso dei sorrisi, mentre picchietta con le dita sul tavolo di legno maledicendo Rumlow e la sua testa calda.
-Pensavo che l'acquisto della Roxxon Oil[3] fosse un bel passo avanti. -lo sfida allargando le braccia indicando l'attico su cui si trovano, puntando lo sguardo sull'insegna a neon che si riflette sulle finestre del palazzo adiacente, il logo della Roxxon rimpiazzato dal marchio della Kronas Corporation. -Come pensavo che fosse già stato deciso che il prossimo passo da fare era di entrare in trattativa per l'acquisizione dell'AIM[4], quindi mi perdoni se non capisco il perché abbia voluto convocarmi.
Sorride mostrando la sua miglior faccia da schiaffi, mentre Lukintenta di sopprimere l'istinto di cancellare quel sorriso a suon di pugni, per poi imporsi di controllare l'impulso.
Non è colpa di Crossbone se tutto è andato a rotoli... la colpa è di Pierce se non ha saputo tenere Rumlow al guinzaglio, se ha perso gli agganci allo SHIELD e se la sua arma migliore si è data alla macchia.
Lukin ha pagato dei bei soldi per salvare la vita all'ingrato che si trova davanti, ucciderlo si rivelerebbe un investimento fallito, si ricorda che un sicario gli serve, mentre gli sfila il tagliacarte dalle mani con un gesto rabbioso.
-Sei stato convocato perché i piani sono cambiati. Siamo rimasti solo io e il Barone von Strucker, per quanto riguarda i gerarchi... mi servono uomini per riequilibrare le fila.
-Quindi cosa pensa di fare, capo? -abbandona lo schienale della poltrona raddrizzandosi, improvvisamente collaborativo e animato da una scintilla di curiosità negli occhi.
-Resettare Zola, i backup dei nastri non sono andati distrutti in New Jersey e ho un aggancio in Russia, possono procurarmi un LMD.
-E poi? -la nota di delusione malcelata nella voce, evidentemente sperava di recuperare qualcun altro prima di occuparsi del settaggio di Zola.
-Se tutto procede secondo i nuovi piani avrai il permesso di recuperare Sin, Romeo.
-Quando?
Il tono impaziente di Rumlow rischia di fargli tornare il sangue al cervello.
-Quando i tempi saranno maturi, lei è l'ultima tessera del puzzle.
Rumlow sbuffa sonoramente, l'odio negli occhi mentre si alza dalla poltrona e chiede il permesso di congedarsi.
-Ti chiedo solo di essere paziente, so che non è il tuo forte, ma pensi di farcela?
-Farò del mio meglio, capo.
-È una partita a scacchi, Crossbone. Tu sei una torre, sei utile, ma Sin è la regina che può aiutarmi a vincere la partita, credo tu possa capirlo.
-Sfortunatamente lo capisco.
Note:
1. Bucky è stato addestrato a Camp Cox, per motivi di trama faremo tutti finta che nel '43 anche lui si trovasse in New Jersey, ne approfitto per ricordare a tutti che Camp Leigh è stato raso al suolo in TWS nel tentativo di eliminare Steve, Natasha e i nastri di Armin Zola.
2. Garret e Whitehall sono due personaggi che figurano su Agents of SH.I.E.L.D., lavoravano entrambi per Pierce e sono stati entrambi catturati dai Secret Warriors di Coulson. Il primo era il capo di una squadra d'assalto HYDRA simile alla STRIKE, mentre Whitehall era il genetista che ha sviluppato "l'elisir di lunga vita" per i gerarchi dell'HYDRA, motivo per cui sono ancora tutti vivi.
3. Citiamo Wikipedia per non fare un torto a nessuno: la Roxxon è una massiva corporazione petrolifera ed energetica nota principalmente per la spietatezza con cui porta avanti i suoi affari, trascurando i danni all'ecosistema ed assumendo o collaborando di frequente con supercriminali.
Nei fumetti e in "Agent Carter" ha un ruolo decisamente più importante che nell'MCU.
4. Citiamo Wikipedia per non far torto a nessuno: l'AIM è un'organizzazione criminale strutturata come un'azienda operante in parte sotto la copertura di una serie di industrie e laboratori di ricerca.
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FanfictionDal capitolo 8: Devono aver urtato i cameramen perché viene perso il segnale, quando i televisori si risintonizzano segue un chiacchiericcio confuso che si placa con la notizia che nessuno voleva sentire... e i televisori esplodono, non si parla d'a...