Capitolo 26

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6 giugno 2017, Penitenziario Federale Seagate, Atlanta, Georgia

James si era sorpreso nell'essere riuscito a chiudere occhio e riposare per cinque ore, nei giorni precedenti aveva dormito sempre poco e male a causa degli incubi, ma evidentemente sapere che Natasha non rischiava l'osso del collo l'aveva aiutato a mettersi l'anima in pace riguardo alla pazzia che aveva decantato la compagna.

Le guardie gli avevano recapitato la colazione ed un cambio di vestiti intorno alle sei del mattino, l'avevano trovato sveglio e non avevano risposto ai suoi tentativi di conversazione... da una parte era stato felice di essere stato messo in isolamento, di gente al Seagate che desiderava sgozzarlo ce n'era parecchia, ma dall'altro lato la solitudine aveva reso i pochi giorni di reclusione pressoché eterni.

Si era sforzato di mangiare nonostante la carenza di appetito, si era tagliato l'accenno di barba rendendosi presentabile e si era cambiato... gli avevano ripetuto fino allo sfinimento che doveva dare una bella impressione, di mostrare alle guardie il Bucky Barnes gentile e simpatico, non la versione arrabbiata o scontrosa del Soldato.

Luke Cage[1] l'aveva portato personalmente fino in tribunale rinunciando alla scorta, nessuna delle guardie aveva avuto il coraggio di contraddire un super-umano, lasciando James senza manette durante il tragitto fino al Palazzo di Giustizia affermando che avendo subito l'esperienza e sapendolo innocente voleva concedergli un trattamento umano, per poi salutare Matt e lasciarlo nelle mani dell'avvocato.

Il processo era iniziato intorno alle dieci e James si era sentito morire nel vedersi elencare tutti e 23 gli omicidi confermati ed effettivi, avvertendo il sospiro trattenuto di tutti i presenti quando l'accusa aveva pronunciato il nome di JFK e quello dei due senatori fatti fuori tra gli anni '60 e i '70, osservando di sfuggita l'espressione di Murdock per sincerarsi sul doversi preoccupare o meno, imbattendosi nella sua calma imperturbabile avendo la tacita conferma che erano in possesso di un asso nella manica a lui sconosciuto.

Si era sforzato di mantenere la calma quando aveva visto Tony salire alla sbarra e spiegare tutti i dettagli scabrosi del 16 dicembre 1991, notando con velato stupore la reazione positiva della giuria nel vedere l'orfano di casa Stark difenderlo in modo così accorato.

Aveva ascoltato Maria mentre parlava del suo lavoro impeccabile allo SHIELD svolto nell'ultimo anno e mezzo, chiudendo la testimonianza ricordando a tutti che il suo era il primo nome che figurava sul Muro degli Eroi, sottolineando la sua presenza nei libri di storia dopo la dicitura "eroe di guerra" e la sua parentela con il Capitano Rogers.

Sharon aveva messo a conoscenza la Corte del suo periodo di prigionia dopo la pausa pranzo, spiegando come il suo intervento era stato fondamentale, ricordando a tutti il salvataggio tempestivo delle presidenziali ad Albany.

James si era voltato verso gli uditori un paio di volte cercando i capelli rossi di Natasha in mezzo ai presenti non trovandoli, scoccando uno sguardo preoccupato a Tony quando Matt l'aveva chiamata a testimoniare e non si era presentata... ma non aveva avuto tempo di captare il cenno di una qualche risposta che l'accusa ne aveva approfittato per affondare il coltello nella piaga, rispolverando il suo contributo nel programma "Stanza Rossa", spezzando la striscia positiva addentrandosi nell'ambito del presunto controllo mentale, rendendo inutile l'intervento di Murdock che si era appellato al precedente di Killgrave[2], esempio distrutto dall'accusa in quanto anche in quel caso il controllo mentale non era mai stato dimostrato in aula.

In quel preciso momento James era stato tentato di abbandonare le speranze, mormorando un "siamo fottuti" tra i denti, ma voltandosi confuso in direzione dell'avvocato quando gli aveva rivolto un sorriso accennato.

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