Capitolo 19

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7 marzo 2017, residenza sicura di James Buchanan Barnes, Brooklyn, New York

Natasha finisce di disporre gli abiti all'interno delle cabine armadio, chiudendo le ante e calciando il suo borsone ormai vuoto sotto al letto, decidendo che ci avrebbe trovato una seconda sistemazione in seguito. La donna stenta a credere di aver appena riversato tutti i suoi averi negli stessi cassetti ed armadi di James... ma l'aveva fatto, avevano ufficializzato la cosa ed ora convivevano sotto lo stesso tetto, non che la cosa le dispiacesse, anzi.
Torna in salotto, avvistando la figura di James appostata in terrazza, le stampelle posate in un angolo e la nuvola di fumo che si sprigiona dalle sue labbra ad ogni tiro di sigaretta, lo sguardo perso sullo skyline di Brooklyn mentre un vago odore di tabacco filtra nella stanza attraverso la porta-finestra socchiusa.
Si lascia cadere sdraiata sul divano accendendo il televisore, cercando inutilmente di trovare un qualche canale che trasmettesse qualcosa di diverso dai TG, ma sembrava che l'intero palinsesto televisivo ritenesse più appropriato ribadire per l'ennesima volta che il senatore Wright aveva tenuto una conferenza a Washington DC, dichiarando di dimettersi dalla corsa alla carica presidenziale... Natasha non aveva bisogno di esserne informata, se ne era occupata personalmente quella mattina stessa.
L'avevano inviata ad occuparsi delle trattative su ordine dello SHIELD, era stata una scaramuccia di massimo cinque minuti, risolta con un sorriso accattivante che non si sforzava particolarmente di celare tutta una serie di minacce ed implicazioni abbastanza scomode.
-Toglimi una curiosità, per caso gli hai fatto anche l'occhiolino? -chiede James rientrando portandosi dietro l'odore del tabacco, lo sguardo puntato sul televisore che inquadrava un senatore Wright alquanto preso dal suo discorso, mentre arranca verso di lei con le stampelle sottobraccio.
-No, gli ho solo spiegato cosa comportino le conseguenze delle sue azioni. -afferma mettendosi seduta, facendo spazio a James tra i cuscini del divano. -Potrei aver causalmente accennato alle celle del Raft.
-Casualmente. -ribadisce James con il sorriso sulle labbra, allungando un braccio contro lo schienale del divano circondandole le spalle, mentre Natasha si incastra alla perfezione nel suo abbraccio appoggiandosi contro di lui.
-La gamba?
-Sopportabile, domani dovrei riuscire a reggermi in piedi da solo. -la informa sbrigativo indicando distrattamente la steccatura improvvisata.
Quando Natasha l'aveva trascinato giù dal Quinjet fino al laboratorio del Complesso due giorni prima, James si era opposto con forza all'ingessatura definendola una rottura di scatole e uno spreco di materia prima, le sue analisi avevano garantito un perfetto recupero motorio entro un paio di giorni, ne Stark ne Shuri avevano provato seriamente ad opporsi all'idea confidando nel siero del super-soldato, limitandosi a steccargli la gamba per far calcificare l'osso nel modo corretto.
-Guarda lo trasmettono di nuovo. -commenta Natasha cambiando discorso, mentre l'immagine di James in uniforme invade lo schermo e la scritta in sovrimpressione ricorda a tutti che un paio di giorni prima Capitan America aveva salvato le presidenziali.
-Cambia canale 'Tasha, è finita, non voglio più saperne nulla fino a quando non spunta la prossima testa. -ribadisce l'uomo accarezzandole appena la spalla, mentre la donna istintivamente gli sfiora i bendaggi sul torace nascosti dalla maglietta... l'impatto causato dall'onda d'urto della granata l'aveva conciato per le feste, ma tutto sommato poteva andargli decisamente peggio.
-Ipotesi su chi possa essere la prossima testa da eliminare? -chiede sollevando lo sguardo contro il profilo di James.
-Will non è morto ad Albany, quindi lui e chiunque con cui lavori ora. -James snocciola in fretta. -E non provare a dire che sono paranoico, tu stai cercando il cadavere di Petrovich solo per assicurarti che sia effettivamente morto.
-Va bene, come non detto... -liquida la faccenda con un'alzata di spalle, presa in contropiede dalla giocata in anticipo, non era un segreto che nelle ultime settimane si fosse intestardita nelle ricerche del cadavere del patrigno, nonostante tutti i suoi tentativi si fossero rivelati un buco nell'acqua dopo l'altro. -Voglio solo dire che gente ti ama James, goditela finché dura.
-L'approvazione della gente o la pace?
-Tutte e due. -ribatte decisa, alludendo all'opinione estremamente volubile della folla e alla pace transitoria che per loro non era mai destinata a durare troppo a lungo. -Devi staccare la spina per un paio di giorni, amore... al momento puoi permetterti di farlo.
-E se non volessi?
Natasha aveva risposto all'obiezione pungolandolo alle costole, ottenendo un sibilo sofferto da parte dell'uomo.
-Se non stacchi la spina non guariranno mai, il siero non fa miracoli. -afferma la donna con tono ovvio, spostando la mano sul fianco allontanandosi dalla fasciatura, sporgendosi per baciarlo. -Quarantotto ore di calma, pensi di farcela?
-Sarei molto più collaborativo se avessi un incentivo. -afferma l'uomo sorridendo malizioso, spostandole una ciocca lontano dal volto, portando la mano sana dalla guancia alla nuca.
Natasha l'aveva preso alla sprovvista bloccando il suo tentativo di baciarla, tappandogli la bocca con la mano spingendolo contro lo schienale del divano, ritraendosi ridendo divertita.
-Crudele... sono solo un paio di costole.
-James, è un miracolo che tu stia in piedi. Quando ti ho trascinato giù dal Quinjet ti hanno diagnosticato un trauma cranico, un'intera gamba fratturata e le costole incrinate... solo perché il trauma cranico si è riassorbito ieri sera e stamattina le ossa della gamba si sono riassemblate permettendoti di trascinarti fino in cucina, non significa che tu stia bene. -ribatte esasperata mentre James sbuffa sonoramente, il capo gettato indietro contro lo schienale del divano tenendo gli occhi chiusi. -Per una volta che ti è stato concesso del tempo senza l'allerta minaccia che incombe, goditelo.
-Sai come me lo godrei meglio? -chiede retorico in risposta. -Con le coccole e qualunque cosa che non sia un telegiornale per TV.
-Coccole? -chiede sarcastica rivolgendogli uno sguardo abbastanza scettico.
-Voglio le coccole, ti sei trasferita qui, voglio festeggiare la cosa nel modo più schifosamente romantico che ti viene in mente. -afferma deciso circondandole la vita con il braccio stringendosela contro, per poi indicare il televisore con l'indice di metallo. -Il telegiornale è la cosa più lontana che esista dal concetto di romanticismo.
-Vuoi un film romantico visto che ci siamo? Tipo "Romeo e Giulietta"? -ribatte scherzando, ridendo all'espressione fintamente inorridita di James. -Dici che è troppo?
-Decisamente... che poi la loro non si può definire una storia romantica, è una stupida infatuazione di qualche giorno tra due ragazzini precipitosi che casualmente ha portato a sei morti. -riassume l'uomo distruggendo velocemente Shakespeare sotto lo sguardo sconcertato di Natasha. -Che c'è? Ho rubato il libro in biblioteca secoli fa per Rebecca... il miglior regalo di compleanno di sempre senza spendere nemmeno un dollaro.
-Quanti anni aveva all'epoca? -chiede Natasha curiosa cercando inutilmente di nascondere l'ilarità.
-Troppi pochi per comprendere sul serio Shakespeare. Mi leggeva qualunque cosa le piacesse quando non ero a lavoro... e poi pretendeva che le facessi il riassunto per vedere se l'avevo ascoltata ed avevo capito la vicenda, considerato che il più delle volte mi addormentavo sfinito mentre leggeva.
-Ed il libro l'hai riassunto e basta, oppure hai avuto la brillante idea di distruggerle tutto il romanticismo commentandolo come hai fatto con me ora?
-Non l'ho mai distrutto... forse saltavo un bel po' di passaggi nel mezzo mentre lo riassumevo, ma questi sono dettagli. -sorride giustificandosi, grattandosi il retro della nuca mentre Natasha scuote la testa ridendo. -Perché ridi?
-Perché amo il tuo lato schifosamente romantico praticamente inesistente. -ribatte la donna afferrandogli il volto tra le mani d'impulso, lasciandogli un bacio a stampo impresso sulle labbra. -Tu non hai la più pallida idea di cosa sia il romanticismo.
-Potrei sorprenderti, è solo che non mi hai mai visto impegnarmici sul serio finora. -ribatte con una scrollata di spalle. -Tornando a noi, cosa guardiamo al posto del telegiornale?
-Scegli tu, sei tu quello che vuole festeggiare con le coccole e qualcosa di schifosamente romantico per TV. -lo prende in giro con una leggera pacca sulla spalla.
-Iniziamo il "Trono di Spade"? -chiede facendole riaffiorare il sorriso sulle labbra.
-Quindi festeggiamo con coccole e massacri? -ribatte ironica armeggiando con il telecomando del televisore.
-C'è qualcosa di meglio?
-No, è tutto semplicemente perfetto. -afferma Natasha posando la testa contro la sua spalla premendo play.

***

7 marzo 2017, Complesso degli Avengers, Upstate New York

-Chiudi la porta. -afferma Tony saltando i convenevoli appena Sam varca la soglia del laboratorio.
-Ciao anche a te, Tony. -ribatte l'uomo scocciato dal freddo benvenuto, astenendosi dal commentare oltre, preoccupato dall'espressione del miliardario, chiudendosi immediatamente la porta alle spalle. -Perché mi hai mandato a chiamare? Notizie buone o cattive?
-Metà e metà. -comunica atono allungandogli un foglio da sopra la scrivania. -Sono arrivate le analisi di Shar che avevo richiesto. Dovresti vedere una cosa.
Sam afferra il foglio leggendo i caratteri stampati da cima a fondo, concludendo la prima lettura un commento atono e monosillabico, prima di far scorrere gli occhi sui valori e su quelle parole per una seconda volta.
-Ha avuto un aborto? E non lo ricorda minimamente?
-Sembrerebbe che Faustus qualcosa di buono l'ha fatto davvero. -ribadisce Tony intrecciando le dita sopra la scrivania, espirando profondamente per sedimentare la consapevolezza nel suo cervello. -Che facciamo ora?
-La teniamo d'occhio... e glielo dirai tu quando credi sarà pronta. -ribatte Sam scoccando uno sguardo impensierito attraverso le pareti di vetro, puntandolo oltre il ballatoio sulla figura di Sharon rannicchiata sul divano al piano inferiore.
-Sei della stessa idea di Rhodey insomma... -commenta riferendosi all'opinione del suo migliore amico esternata nemmeno mezz'ora prima, probabilmente aveva incrociato Sam sulle scale mentre quest'ultimo lo raggiungeva al laboratorio.
-Sai che è la cosa giusta da fare, come sai bene che non puoi delegare nessun altro per dirle una cosa del genere.
-Mi domando se sarà mai pronta ad una notizia del genere... -riferisce debolmente Tony seguendo la direzione dello sguardo dell'uomo.
-Credo che nessuno lo sarà mai, ma ora dalle tempo... merita di saperlo, ma puoi confidare sul fatto che prima o poi se lo ricorderà da sola, sempre se la cosa può farti sentire meglio o meno responsabile della notizia.
-Le ho dato una camera di sopra, starà qui al Complesso per un po', faccio liberare una stanza anche per te? -chiede cambiando marginalmente discorso, scrollando le spalle come a scacciare tutte quelle responsabilità non volute.
-Te ne sarei grato. -ribatte Sam con l'accenno di un sorriso sulle labbra. -Tu che farai adesso? Ho sentito che hai riconsegnato il testimone a Maria.
-Si, Fury non ne è molto contento, ma ho degli affari in sospeso nel Queens e tra qualche ora decolla un aereo per L.A... -riferisce con finta noncuranza, guardando distrattamente il quadrante dell'orologio al polso, per poi aggiustarsi i bottoni della giacca.
-L.A.? -chiede conferma Sam con uno sguardo significativo, scannerizzandolo dalla punta delle scarpe lucidate al nodo alla cravatta.
-Si, come sto? -chiede con tono scherzoso, compiendo un giro su sé stesso mostrando il completo firmato.
-Una favola. Pepper lo sa?
-Non ancora, la porto fuori a cena se non mi sbatte la porta dell'ufficio in faccia.

***

10 marzo 2017, residenza sicura di James Buchanan Barnes, Brooklyn, New York

James si era rigirato tra le lenzuola cercando il calore del corpo di Natasha a tentoni, aprendo gli occhi sul soffitto bianco della camera da letto quando la sua mano non si era scontrata con il corpo della donna, trovando l'altra metà del materasso vuota.
Si era alzato sui gomiti cercando con lo sguardo un qualche biglietto disperso tra le pieghe delle lenzuola, interrompendo le sue ricerche quando la porta della camera si era socchiusa e Natasha era apparsa in pigiama con la loro colazione in bilico su un vassoio, accompagnata dal profumo del caffè e dei pancake.
Le aveva rivolto uno sguardo confuso quando la donna aveva depositato il vassoio sul comodino, allungandogli la sua tazza di caffè mentre gli posava un leggero bacio sulle labbra, riordinando le sinapsi dopo il primo sorso di liquido nero. James aveva gettato uno sguardo veloce alla sveglia che segnalava a cifre lampeggianti la data del 10 marzo, confermando le sue ipotesi quando l'aveva vista raggiungere la cassettiera prelevando un pacchetto regalo.
-Ah. -si lascia sfuggire la constatazione dalle labbra, posando la tazza di caffè sul vassoio mentre Natasha lo raggiunge gattonando sul materasso, mettendogli sotto il naso la scatolina colorata.
-Te ne eri dimenticato? In effetti hai raggiunto i cent'anni, è abbastanza normale che la tua memoria inizi a perdere colpi amo... -ride interrompendo la frase, mentre James la afferra per i fianchi facendole il solletico in risposta all'ironia della donna.
-Dovrei ricordarti che tra un paio di mesi tu ne compi 89?
-Non è buona educazione rinfacciare l'età di una signora. -ribatte con il sorriso sulle labbra, sfuggendo dalla presa dell'uomo, recuperando il pacchetto regalo andato perso durante la guerra del solletico. -Avanti, aprilo.
James aveva sollevato il coperchio sotto lo sguardo divertito della compagna, sfilando dal pacchetto una chiave.
-Carino il portachiavi. -commenta rigirandosi il mini-scudo di Capitan America tra le dita. -Cosa dovrebbe aprire?
-La nostra porta di casa. -afferma decisa lanciando un'occhiata veloce alla sveglia sul comodino. -Tra una quarantina di minuti arriva qualcuno a sostituire la serratura, quindi tentiamo di fare colazione e renderci presentabili in tempi utili.
-Ci stai regalando la privacy? -ribatte ridendo rigirandosi la chiave tra le dita. -Davvero?
-In realtà ho pagato con una delle carte di credito di Tony, non che lui ne sia informato ovviamente... Questa era la parte necessaria, soprattutto visti i precedenti. -ribatte serafica sfilandosi la maglietta del pigiama, circondandogli la vita con le cosce, mentre James porta d'istinto le mani sulla schiena nuda della donna. -La seconda parte è fuori dalla porta di casa, ma a quella ci pensiamo dopo.
James si era perso in Natasha, fregandosene della colazione ormai fredda e del fatto che si era rivestito alla velocità della luce, appena in tempo per accogliere gli addetti ai lavori che avevano bussato alla porta di casa. Non credeva che la giornata potesse migliorare, ma aveva dovuto ricredersi quando Natasha gli aveva fatto guidare la moto fino a Coney Island, parcheggiandola davanti al luna park.
Erano tornati a riprenderla quando il sole era calato sull'orizzonte tingendo il cielo di rosso, mentre James fremeva eccitato come un bambino di cinque anni dopo aver ingurgitato una vagonata di zucchero filato, passando l'intera giornata sulle montagne russe, beandosi del sorriso sorpreso di Natasha quando si erano concessi una sigaretta prima di tornare a casa, porgendole il fiammifero acceso in un gesto automatico perso nel tempo.
Quando erano approdati in casa loro a fine giornata, la donna aveva scherzato improvvisando una sorta di cerimonia delle chiavi, concedendogli l'onore di girare il chiavistello per primo... aprendo la porta sull'intera squadra degli Avengers e consorti che intonavano un "sorpresa" da spaccare i timpani.
-Ho pensato fosse un'idea carina. -aveva commentato Natasha in risposta alla mancanza di una sua qualsiasi reazione.
-Mi accontentavo di molto meno 'Tasha, davvero...
-Ingrato, ti ho comprato anche la torta. -l'aveva interrotto Stark emergendo dalla folla con una donna dai capelli biondi-rossicci a seguito, indicandogli un mostro di torta completamente ricoperto di glassa e candeline di cera, mentre Natasha lo afferrava per il braccio e lo trascinava fino al tavolo dove era deposto il dolce.
-Sono un centinaio esatto, puoi contarle se vuoi. -era intervenuto Sam sbucando alle sue spalle. -Ma conta in fretta, prima che la cera si sciolga del tutto.
-Siete due idioti. -afferma James spostando lo sguardo da Sam a Tony e viceversa, gli occhi brillanti che celavano un muto ringraziamento, abbassando lo sguardo sulle fiammelle che danzavano sopra il dolce. -Ma siamo sicuri che ci sia della torta sotto tutte queste candeline?
-In realtà ti piace da morire, ammettilo. -ribatte Natasha, stringendogli la mano mentre lui si chinava per spegnerle.
-Aspetta. Non esprimi un desiderio? -lo interrompe Sharon indicando le fiammelle ancora accese.
-Nah, sto bene così. -risponde lasciando scorrere lo sguardo sui presenti, avvertendo uno dei tanti tasselli della sua vita che tornava finalmente al suo posto... anche se il pensiero del vuoto lasciato da Steve gli aveva attraversato la mente un paio di secondi prima di rilasciare il fiato, lasciandolo sfuggire insieme alle centinaia di fiammelle che si erano dissolte nel vento, concedendo spazio alle risa quando Natasha gli aveva sporcato la punta del naso con un ricciolo di glassa.
James non ricordava quando era stata l'ultima volta che si era sentito così bene.

***

7 aprile 2017, residenza sicura di Tony Stark, 5th Avenue, Manhattan, New York

Tony rabbrividisce sotto il tocco inaspettato di Pepper, impedendosi di portare le mani al volto per nascondere le guance rigate di lacrime silenziose, ma continuando a mostrarle la schiena in un debole tentativo di difesa. Non voleva che lo vedesse piangere, mostrandosi per l'uomo imperfetto che era, nonostante fosse consapevole che lei amasse tutte le sue sfaccettature, compreso il suo lato fragile... ma aveva finto per troppi mesi di non averne uno, trovava stranamente innaturale far cedere le difese di colpo, anche con lei.
-Tony che ci fai ancora in piedi? Vieni a dormire, ci pensi domani alla mente di Shar... -le mani delicate di Pepper erano scese dalle spalle al suo petto, interrompendo il contatto quando gli aveva sfiorato la guancia bagnata con la propria. -Amore, stai bene?
Tony si era passato una mano sul volto reprimendo un singhiozzo silenzioso, distogliendo lo sguardo dal fascicolo abbandonato sul tavolino, puntandolo sulla compagna che lo scrutava preoccupata.
-Abbracciami. -quell'unica parola aveva grattato contro la sua gola secca, facendone uscire un verso strozzato.
Era una richiesta semplice che aveva avuto soluzione immediata, i piedi nudi di Pepper avevano aggirato il divano alla velocità della luce, stringendolo in una presa spacca-ossa, mentre Tony posava il capo contro l'incavo del suo collo abbandonandosi ai singhiozzi.
Stava studiando il fascicolo di Bucky per estrapolare dei tempi di recupero indicativi per capire cosa fare con Sharon... poi era incappato nel dicembre del '91, il suo cervello si era spento e il suo corpo si era congelato sul posto.
-Che succede? -chiede Pepper con voce sottile, timorosa di conoscere la risposta così spaventosa al punto da ridurlo in quello stato, affondando una mano tra le ciocche nere della nuca.
-Non si erano rotti i freni... papà non si era addormentato e non era nemmeno ubriaco... -aveva tentato di formulare, tradito dalla voce che si era rotta prima di terminare la frase, mentre un singhiozzo trattenuto gli blocca il respiro e tace cullato nell'abbraccio di Pepper, che non ha bisogno di altre parole per capire di cosa stia parlando, stringendo ancora di più la presa in un gesto automatico.
Bucky gli aveva consegnato il fascicolo chiedendogli di leggerlo, ma solo dopo aver letto l'ultima annotazione Tony ne aveva compreso la richiesta, trovando spiegazione a quell'ombra di pena infinita che vedeva ogni volta che incrociava il suo sguardo... Bucky non sapeva come dirglielo, per questo gli aveva consegnato i documenti, lasciando che fossero i fogli stampati a parlare per lui. Nel fascicolo era riportato che aveva riconosciuto il cadavere di Howard dopo avergli fracassato il cranio, che avevano dovuto sedarlo dopo avergli fuso il cervello quando aveva fatto ritorno alla base, specificando che aveva attaccato i capi con l'intento di punirli per le azioni che lo avevano costretto a compiere... da bravo masochista che era, Tony aveva letto fino all'ultima riga che riguardava i suoi genitori, prima di discostarsi dai documenti e concedersi di versare qualche lacrima.
-Non so cosa dire, amore... -la voce di Pepper era ridotta ad un sussurro appena udibile, si era rotta in un paio di punti, affondando le dita nella sua pelle per compensare.
Tony aveva bloccato ogni impulso deleterio, stringendosi di più nell'abbraccio... non poteva far altro che piangere, lasciando scivolare via il dolore che gli opprimeva il petto insieme alle lacrime.
-Pep... -aveva mormorato contro la sua pelle ancora scosso dai singhiozzi, non riusciva ad articolare a parole una frase sensata per esprimere quanto la amasse e quanto fosse grato che lei fosse tornata, nonostante continuasse a trascinarla in mezzo al disastro della sua vita, schiarendosi appena la voce tentando di fare uno sforzo. -Grazie per essere qui, nonostante io sia un completo disastro...
-Amo anche il tuo essere un disastro. -l'aveva interrotto facendogli sollevare il capo per guardarlo negli occhi. -E sei sconvolto, sfogati... è tutto okay, non scappo da nessuna parte.
-Davvero..? -avrebbe voluto mordersi la lingua prima che la richiesta di conferma sfuggisse dalle sue labbra, registrando appena l'ombra cupa che aveva scurito le iridi della donna.
-L'amore non è perfetto... mi accontento di aspirare all'imperfezione e sperare di vivercela insieme. -aveva affermato decisa senza sortire nessuna battuta d'arresto, imprimendogli un leggero bacio sulla tempia, per poi tornare a stringerlo come se volesse fonderlo dentro di lei, facendosi carico di un po' del suo dolore.
Pepper aveva scacciato i fantasmi a forza di carezze, fino a quando i singulti si erano calmati smettendo di fargli tremare le spalle, collassando in un sonno senza sogni.

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