Capitolo 5

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10 marzo 2016, Ritten's Diner, Pittsburgh

James restituisce il listino delle ordinazioni alla cameriera, rilassandosi contro i divanetti in pelle, puntando lo sguardo oltre la vetrina, sul palazzo illuminato a giorno che si staglia dall'altro lato della strada.
Era a Pittsburgh da un mese per monitorare i movimenti del Brinker Building per conto di Fury, ma aveva deciso che per una volta poteva concedersi una serata libera... soprattutto se la sera in questione era quella.
-La tua ordinazione. Festeggi qualcosa o ti andava soltanto? -chiede la cameriera curiosa depositando il tortino al cioccolato sul tavolo.
James deve averle rifilato un'espressione stranita perché la ragazza sorride imbarazzata, portandosi dietro l'orecchio una ciocca sfuggita dallo chignon.
-Scusami, non volevo farmi gli affari tuoi.
-Nessun problema... -deve fare ancora molta pratica nell'interagire con le persone, ma sta migliorando negli ultimi tempi. -Comunque festeggio, oggi è il mio compleanno.
-Quanti anni sono?
-Quanti me ne dai? -chiede in risposta, riferire la cifra effettiva potrebbe spaventarla e non deve farsi notare.
-Una trentina?
-Trentacinque. -imita un brindisi immaginario sorridendole appena, cercando di non pensare ai 64 restanti che ha trascorso nel ghiaccio. -Bisogna festeggiare, prima che diventi decisamente troppo tardi.
Non voleva risultare scortese, ma la ragazza si scusa e scompare sentendosi di troppo... il Bucky di una volta avrebbe tentato di guadagnare il suo numero di telefono, invece quello di adesso se ne sta tranquillamente seduto su un tavolino per una persona, felice della propria solitudine.
L'ultimo compleanno che aveva festeggiato era stato quello dei 27 anni, aveva offerto un giro di bourbon a tutto il pub, mentre gli Howlings ubriachi stonavano ogni parola della canzoncina cantata per fargli gli auguri... a differenza del compleanno dei 98, che era passato senza che se ne rendesse conto, un giorno qualunque trascorso ad inseguire frammenti di ricordi sconclusionati.
Per quel motivo si era auto-concesso la serata libera.
Recupera la scatola di fiammiferi dalla tasca interna della giacca, accendendosene uno utilizzandolo come breve candelina improvvisata, per poi gustarsi in santa pace il suo dolce.
Si concede quella piccola parentesi di tranquillità, tirando le somme sui propri progressi, riflettendo su quanto avesse recuperato del vecchio Bucky e di quel James disperso nel freddo della Siberia, realizzando che con il tempo aveva trovato il modo per riadattarsi alla propria pelle. Preferisce gioire di quel piccolo traguardo, eclissando momentaneamente il ricordo di tutte le sue vittime e la necessità di risolvere i conti in sospeso, imponendosi di non fantasticare sull'immagine dolorosa di essere con Steve e Natalia a dividere una vera e propria torta.
Lo squillo del telefono lo salva dal momento di depressione, pentendosi di aver accettato la chiamata subito dopo la prima frase espressa dal suo interlocutore.
-Hanno fatto evadere Sin.
-Fury sono a Pittsburgh, cosa vuoi che faccia? Il Raft è in mezzo all'oceano. -respira profondamente placando la rabbia, tracannando un sorso di birra, cancellando definitivamente il sapore dell'ultimo pezzetto di dolce.
-L'evasione serviva a coprire l'acquisizione dell'AIM e non posso avvisare Maria. -risponde spiccio Fury dall'altro capo del telefono.
-Fammi indovinare, le serve un precedente per mobilitare tutti senza che Ross faccia domande... -reprime la tentazione di riattaccare il telefono in faccia a Fury, rassegnato ad eseguire gli ordini, dopotutto glielo aveva promesso. -Cosa vuoi che faccia?
-Attirare l'attenzione nella giusta direzione, potresti occupartene?
-Avevo altri programmi per stasera, perdona il poco entusiasmo.
-Qualcosa di importante?
-No... niente di importante.
Beve l'ultimo sorso di birra, puntando lo sguardo sul palazzo all'altro lato della strada, mentre l'idea per un diversivo folle gli solletica la mente.
-Il Brinker Building è sacrificabile?
-Se proprio devi.
-Ti aggiorno una volta finito.
Riattacca il telefono, sfilando le banconote dal portafoglio lasciandole sul tavolo, recuperando nel parcheggio l'auto fornitagli da Fury. Stacca la targa con la mano di metallo, per poi mettersi al volante, lanciandosi a tutta velocità contro le vetrate della hall del Brinker Building.
Il palazzo era una copertura per nascondere le armi stipate nei magazzini sotterranei, ignora l'allarme dell'antifurto mentre si introduce nel sotterraneo, innescando gli esplosivi.
Quando richiama Fury, sta osservando dal tetto del Diner i vigili del fuoco che corrono sulla strada tentando di spegnere l'incendio.
-Bel lavoro, ragazzo... anche se speravo in qualcosa di più facile da insabbiare.
-Non volevi che lo S.H.I.E.L.D. lo notasse? -rimette i fiammiferi in tasca dopo essersi acceso una sigaretta, lasciandola pendere dalle labbra mentre attende una risposta da Fury che tarda troppo ad arrivare. -Abbiamo bisogno d'aiuto Nick, vuoi uccidere un mostro con troppe teste.
-Quindi hai pensato bene di disegnarti un bersaglio sulla schiena.
-Come se non ce l'avessi già per un altro paio di motivi... ormai non posso più rimandare l'inevitabile.
-Semplicemente non credevo volessi esporti, indagheranno su chi era al volante... lo sai, vero?
-A questo proposito, mi serve un'auto nuova. -evita di rispondere alla domanda, relegando in un angolino della sua mente l'idea che qualcuno si metterà sulle sue tracce, pentendosi di aver assecondato l'impulso folle di trovare un modo per richiamare l'attenzione di quel paio di nomi presenti nella sua lista dei conti in sospeso... quella era la serata sbagliata per sentirsi solo, avrebbe dovuto riflettere meglio su quella eventualità.
-Non ti serve un'auto, ho già inviato qualcuno a prelevarti.
-Okay, è tutto?
-Un'ultima cosa. Buon compleanno, ragazzo.
Fury non gli concede il tempo di replicare, la comunicazione si interrompe, lasciando James completamente spaesato mentre fissa lo schermo che dichiara la telefonata terminata.
Non ha idea del come Fury l'abbia scoperto, ma sposta lo sguardo sull'incendio che continua a divampare sotto di lui... sorride, al contrario di ciò che pensava, forse ha ancora qualcosa da perdere.

***

15 marzo 2016, Ritten's Diner, Pittsburgh

-Dovremmo uscire fuori a cena più spesso, non trovi?
-Dovresti smetterla di fregarmi il cibo dal piatto, non credi? -commenta Steve in risposta, fingendosi infastidito dalla sua mano che continua a spiluccargli le patatine fritte dal piatto. -Ordinarle anche per te ti sembrava una brutta idea?
-Quelle rubate di nascosto sono più buone. -afferma la donna sottolineando la sentenza fregandogli l'ennesimo boccone.
-Come contraddirti. -Steve ride mentre fa segno alla cameriera di portare al tavolo un altro paio di birre.
Appena arrivati a Pittsburgh avevano abbandonato i bagagli in hotel, per poi perdere l'intero pomeriggio alla centrale di polizia tentando di reclutare qualcuno disposto a mostrare loro i nastri delle telecamere di sicurezza del Brinker Building, scoprendo che il loro indiziato numero uno aveva cenato al Diner sull'altro lato della strada prima di mettersi alla guida. Barnes non era mai stato ripreso in volto, ma Steve le aveva assicurato con assoluta certezza che fosse lui, per poi proporle un'uscita a cena con interrogatorio, qualcuno doveva per forza aver notato qualcosa di strano.
-La vostra ordinazione.
La cameriera deposita i due boccali sul tavolo, facendo quasi cadere il vassoio quando Sharon le chiede il permesso di farle qualche domanda mostrando il tesserino dello S.H.I.E.L.D.
-Domande di che genere?
-Sull'incidente dell'altro giorno, il proprietario ha detto che potevamo chiedere a te.
-Perché lo S.H.I.E.L.D. dovrebbe essere interessato ad un incidente automobilistico? -chiede titubante mentre sposta il peso da un piede all'altro, il vassoio in equilibrio precario, decisa a non posarlo sul tavolo tentando di nascondere il leggero tremolio delle mani.
-Perché sappiamo entrambe che non è stato un incidente.
La ragazza sospira, guardandosi intorno allarmata, per poi raccogliere i boccali vuoti parlando sottovoce.
-Stacco il turno tra mezz'ora, nel mentre desiderate qualcos'altro?
-Un'altra porzione di patatine. -interviene Steve prima che lei possa dissentire, minacciandola bonariamente di staccarle le dita se la becca di nuovo a fregargli il cibo da sotto il naso.
La ragazza li raggiunge a fine turno, trascinando una sedia al loro tavolo, tamburellando le dita cercando di placare il nervosismo.
-Io non vi ho mai detto nulla, siamo d'accordo?
-Considera questa conversazione coperta dal segreto professionale. -afferma Steve con il tono più rassicurante che possiede.
-Il Brinker Building era una proprietà della Kronas Corporation, ma gli uffici erano una copertura per i stabilimenti sotterranei... non credo di aver mai sentito i tecnici e i contabili discutere di fatture, ma solo di progetti e fascicoli criptati. -liquida le facce basite di Steve e Sharon con un'alzata di spalle. -Che c'è? Dopo un paio di birre straparlano tutti... non siete i primi che sono venuti ad indagare sul Brinker Building, anche il tizio che si è schiantato contro il palazzo l'altra sera ne parlava al telefono con qualcuno.
Sharon ha come l'impressione che Steve venga investito da una scossa elettrica, reclamando la foto di Bucky custodita nel fascicolo dentro la sua borsa.
-Per caso era quest'uomo?
-Si è tagliato i capelli, ma è lui. È una persona pericolosa? -chiede la ragazza improvvisamente preoccupata, posando la foto sul tavolo iniziando a torturarsi le dita.
-No, è un nostro agente... si è preso un congedo a tempo indeterminato. -la rassicura Steve immediatamente, suonando così convinto che Sharon quasi gli crede. -Per caso ha detto qualcosa di rilevante?
-Non credo... festeggiava il compleanno, stava bene da solo e non sono rimasta ad importunarlo... ha risposto ad una chiamata, ha chiesto se il palazzo era sacrificabile, mi ha lasciato una bella mancia e se ne è andato.
-Festeggiava il compleanno? -chiede Steve esaltato, con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
-Si, si è acceso un fiammifero come candelina... -la ragazza osserva stranita l'espressione radiosa di Steve, incapace di capire in che modo sia così importante il fatto che quel qualcuno abbia spento un fiammifero per augurarsi buon compleanno. -Ha anche detto di dover festeggiare prima che sia troppo tardi.
Sharon tira un calcio sotto al tavolo al compagno, notando soddisfatta di essere riuscita a smorzare un po' quel sorriso poco adatto ad un interrogatorio, ringraziando la ragazza per l'aiuto, per poi dirigersi al bancone per pagare il conto.
Quando varcano la soglia del Diner la donna sente mancare la terra sotto i piedi, ritrovandosi stretta in un abbraccio mentre Steve entusiasta la fa girare su sé stessa, baciandola con trasporto appena le fa posare nuovamente i piedi per terra.
-Stai calmo, tigre. -ride contagiata dal suo sorriso, ancora incastrata tra le braccia di Steve che non è per nulla propenso a mollare la presa.
-L'abbiamo trovato Shar! È Bucky, abbiamo trovato Bucky... -afferma esaltato tornando a baciarla.
Sharon si lascia andare, accantonando tutte le conseguenze derivanti dalla scoperta... per una notte può concedersi di non pensare a niente.

***

16 marzo 2016, Quinjet, in volo verso New York

-Sei silenziosa, a cosa pensi?
Steve abbandona i comandi della cloche, inserendo il pilota automatico, voltandosi verso Sharon che distoglie lo sguardo dal parabrezza, smettendo di mangiucchiarsi le unghie, liquidando la domanda con un gesto della mano.
-Ad alcune parole della cameriera... nulla di importante.
Evita di rivolgergli lo sguardo, in un goffo tentativo di dare poca importanza a ciò che la assilla, in un probabile tentativo di proteggerlo dai peggior scenari che si dipanano nella sua mente.
-Quali di preciso? -insiste Steve afferrandole le mani, distogliendola dal vizio di rovinarsi le unghie a forza di torturarle.
-Cosa credi volesse dire con prima che sia troppo tardi? -chiede la donna virgolettando per aria le parole citate, mentre lo sguardo pensieroso lo scannerizza alla ricerca di un appiglio per capire cosa gli passa per la testa.
Steve ci aveva ragionato tutta la notte mentre Sharon dormiva, aveva tentato inutilmente di seguire il respiro profondo della donna addormentata al suo fianco, ma il suo cervello si era ribellato ai suoi migliori intenti, torturandolo con visioni poco rassicuranti... le conclusioni che ne aveva tratto non gli piacevano particolarmente.
-Troppo tardi per un regolamento di conti. -afferma Steve senza ombra di dubbio, ripensando al fascicolo su Bucky che decantava le torture inflittagli nel corso degli anni... non poteva biasimarlo se voleva ripagare i suoi aguzzini con la stessa moneta. -Credo voglia dare la caccia a Lukin e non pensa di poter sopravvivere all'attacco.
-Perché non attaccare la Kronas direttamente allora? In questo modo si è assicurato che lo S.H.I.E.L.D. punti lo sguardo su Lukin, ma non è abbastanza perché Maria rilasci un mandato di cattura. Se lo vuole morto perché non puntare direttamente alla fonte?
-Perché non è un omicida, Sharon.
Steve aveva avuto modo di ragionare l'intera notte su quei dettagli sospetti, realizzando che James voleva solamente fargli puntare lo sguardo nella giusta direzione, lasciando che fosse lo S.H.I.E.L.D. ad occuparsene... voleva un processo, non un'esecuzione.
Era stato quel dettaglio a fargli perdere definitivamente il sonno, il fatto che non volesse più versare sangue... era la conferma definitiva e valeva molto di più del ricordo recuperato della data di compleanno o di un pacchetto di fiammiferi.
-Ci sta mettendo nelle sue tracce. -realizza improvvisamente Sharon, sintonizzandosi sulla sua stessa lunghezza d'onda, raggiungendo velocemente il punto del discorso. -... ci sta facendo da apripista e non passa di sicuro inosservato.
-Vedo che inizi a capire...
-Crede di non avere più nulla da perdere... sarà il suo suicidio.
-Ed è per questo che dobbiamo trovarlo Sharon, trovarlo sul serio, prima che sia davvero troppo tardi.

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